Genoveffa Moriconi era sopravvissuta all’eccidio del 12 agosto nel 1944 a Sant’Anna di Stazzema.
La storia ricorderà quella strage come una delle peggiori avvenute durante il periodo dell’occupazione nazista.
Furono massacrate senza pietà 560 persone, fra cui 130 bambini.
Quel giorno i soldati delle SS e una ventina di fascisti della 36a Brigata “Mussolini” travestiti con divise tedesche, partendo dal paese di Mulina fino a Capezzano, bruciarono, massacrarono e fucilarono chiunque capitasse loro a tiro.
Alle 7 del mattino fu la volta del paese di Sant’Anna, che venne completamente circondato.
Gli uomini si rifugiarono nei boschi mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che a loro nulla sarebbe capitato, restarono nelle loro case.
In poche ore i nazisti uccisero centinaia di persone.

Fra loro solo 350 furono identificate.
Secondo i rapporti del comando della 14a armata tedesca, fu condotta un’operazione contro bande armate che resistevano all’occupazione. I numeri che vennero comunicati furono di 270 banditi uccisi, 68 fatti prigionieri, 208 uomini assegnati al lavoro coatto.
Il giorno successivo si precisò che altri 353 civili, sospettati di connivenza con i banditi, erano stati catturati per ovvi motivi e mandati al campo di concentramento di Lucca.
In realtà i soldati tedeschi rastrellarono tutti i civili che riuscirono a trovare, li chiusero nelle stalle, nelle cucine delle loro case e li uccisero a colpi di mitra, con le bombe a mano e a colpi di rivoltella.
Poi diedero fuoco ai corpi ammassati, forse per cancellare le prove del massacro.
Genoveffa nel 1944 aveva 21 anni. Viveva a di Sant’Anna di Stazzema.
Era diventata mamma da 7 mesi di una bella bambina di nome Carla.

Quel giorno, con la sua piccola stretta fra le braccia, fu radunata con altre persone vicino a una cascina, in località Sennari, in attesa di essere uccisa a colpi di mitra. Improvvisamente intervenne un ufficiale che ordinò di sospendere l’esecuzione e la vita di Genoveffa fu risparmiata. Salva per miracolo, la donna cercò di aiutare la piccola Anna Pardini, quella che poi diventerà la più giovane tra le vittime dell’eccidio. Anna aveva solo 20 giorni, era nata il 23 luglio. Gravemente ferita, venne ritrovata dalla sorella maggiore Cesira ancora viva, tra le braccia della madre morta.
Quando la piccola Anna le fu messa tra le braccia, Genoveffa cercò di allattarla, e di salvare la sua fragile vita. Purtroppo la piccola non sopravvisse a causa delle ferite riportate.

Il giorno successivo, Don Giuseppe Vangelisti, salì a piedi verso Sant’Anna di Stazzema e Valdicastello.
Nell’aria si sentiva ancora l’odore di carne bruciata.
Lungo la strada, cadaveri coperti di sangue e di materia celebrale, lo accompagnarono in quel triste cammino. I corpi massacrati di centinaia di persone spuntavano dalle case, dalla piazza e perfino dalla Chiesa. Il giovane prete scattò di nascosto alcune foto per poi tornare indietro a chiedere aiuto.
È sua l’unica foto di Anna.
Quel tenero e disperato ricordo non ha mai abbandonato Genoveffa. Per tutta la sua vita ha sempre conservato nel cuore il calore di quell’abbraccio, con cui avrebbe voluto donare un po’ di vita a quella piccola sfortunata.
Genoveffa si è spenta il 29 novembre scorso.
Dopo quei tragici eventi aveva abitato per tanti anni a Pietrasanta con il marito Santi Gamba. Era la più anziana ancora in vita dei sopravvissuti di quel giorno.
Ogni anno, se le era possibile, ritornava a Sant’Anna per le celebrazioni in memoria dell’eccidio.

Genoveffa a Stazzema aveva perso due fratelli, Bruno di 9 anni e Alma di 22.
Con loro era morta anche la madre Assunta, mentre erano sopravvissuti alla strage altri due fratelli, Matilde e Amos, a lei cari fino all’ultimo momento.
Con lei se ne va una parte della memoria di Sant’Anna di Stazzema.
In eredità a chi l’ha conosciuta ha lasciato il suo grande coraggio e la voglia di vivere.
Ciao Genoveffa….