La disabilità spesso è doppiamente difficile da vivere.
Per quello che porta in sé.
Per la solitudine che la accompagna.
Solitudine che inizia dai banchi di scuola, che cresce con chi vive quella particolare condizione e con la famiglia, che condivide ogni giorno, a volte più a volte meno, il dolore di vedere il proprio figlio trattato diversamente.
Non bastano i piani di inclusione, le terapie, gli aiuti educativi, il sostegno, per cambiare la testa della maggioranza delle persone.
Dobbiamo noi, ogni giorno, insegnare ai nostri figli che un bambino è sempre un bambino, anche se certe cose non le può fare, anche se la sua vita è piena di no. Bisogna spiegare loro che dare la mano, o condividere un banco, o fare una telefonata, a volte, può rompere il muro della solitudine.
Bisogna insegnare che la “diversità ” sta negli occhi di chi guarda, nelle parole degli adulti, nell’indifferenza, non in chi la vive.
In questi giorni difficili, dove tutti hanno da dire qualcosa, spesso di insensato, dove si giudica prima di sapere, dove siamo tutti vigilanti per la sicurezza comune, dove si parla protetti da una tastiera, la solitudine cresce, si rafforza e fa paura.
Alla fine di marzo del 2020 si è tolta la vita una giovane donna inglese, Emily Owen. Ho letto per caso la notizia, postata da una mia cara amica, toccata direttamente da quanto accaduto.
Emily aveva 19 anni. Combatteva con una disabilità ogni giorno, anche se apparentemente non sembrava.
La paura della solitudine, diventata gigantesca a causa della pandemia, era per lei insopportabile, a tal punto da preferire la morte.
Era fragile, ma non come si può frettolosamente pensare.
Emily era speciale.
Vedeva il mondo da un punto di vista diverso dal comune pensare.
Aveva un lavoro, una famiglia accanto, amici, ma la paura dell’isolamento forzato in un momento di necessità, ha vinto ogni resistenza.
Pensiamoci ogni tanto…
Pensiamo che una passeggiata, fatta con responsabilità, può fare la differenza per un bambino speciale. Pensiamoci prima di emettere sentenze da social.
Riflettiamo prima di sprecare parole inutili, perché il muro della solitudine lo costruiamo noi per proteggerci, per fuggire, per non vedere che chi ci sta accanto ogni giorno aspetta solo un piccolo gesto, per non sentirsi messo in un angolo.
Il mondo è pieno di colori, è un arcobaleno di colori.
Alla fine, se ci pensiamo un attimo, è solo una questione di punti di vista, perché se per qualcuno un bruco diventerà farfalla, per qualcun altro una farfalla può tornare bruco….
