In memoria delle combattenti Curde morte ad Afrin nel 2018

Tempo di lettura: 2 minuti

Hanno imbracciato il fucile andando incontro al loro destino. Hanno accettato di vivere nella paura, di fare ogni giorno un passo verso la morte. Erano solo ragazze...
Combattenti Curde

Sembra tutto così  lontano.
Sembra un altro tempo.
Sembra un altro mondo , un altro pianeta.
Sembra impossibile credere che si possa ancora soffrire tanto per la propria libertà.
Sembra impossibile che si possa morire, con tanta violenza, sangue e dolore.
Erano solo ragazze.


Combattenti.
Hanno imbracciato il fucile andando incontro al loro destino.
Hanno accettato di vivere nella paura, di fare ogni giorno un passo verso la morte.
Di loro ci resta il ricordo di quei volti  che non  porteranno mai i segni del tempo.
Di quei sorrisi aperti e puliti che sconfiggevano la sofferenza.
Di loro ci resta il ricordo, perché sono state tutte assassinate brutalmente,  picchiate, umiliate, stuprate, mutilate e derise.


Il mondo le ha sostenute, ma non le ha difese.
Il mondo ha assistito in silenzio al loro martirio.
Non lasciamo che la polvere del tempo cancelli il loro sacrificio, non lasciamo che l’oblio ricopra i loro sorrisi…


“Non vi ingannino i nostri sorrisi, siamo morte tutte.
Ci hanno violentato, ammazzato di botte e sparato.
Hanno mutilato i nostri corpi, i nostri genitali,
e li li hanno filmati, ridendo di noi.
Eravamo colpevoli perché ribelli,
colpevoli perché donne che imbracciano un fucile.

Ma eravamo solo ragazze.
Abbiamo patito la fame, ricevuto sguardi di incoraggiamento da chi aveva meno di noi, sorriso, pianto, siamo state terrorizzate, abbiamo pensato di potercela fare nell’indifferenza del mondo che ci ammirava ma che non ci ha mai sostenuto.
È andata a finire come sapevamo, non era una favola la nostra.
O forse lo è stata per il tempo di questo scatto.”

BIBLIOGRAFIA

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