Un vero dramma della disperazione, che dovrebbe farci riflettere e non esprimere giudizi.
Ottobre 2021.
Quello che sta accadendo in Afghanistan lo sappiamo tutti, senza bisogno di ricordare come un intero popolo in questo momento viva nella disperazione più completa e senza la prospettiva di un futuro.
Le notizie che leggiamo ogni giorno provenienti da questo paese ci raccontano di una situazione ormai al collasso totale.
La situazione attuale ad Herat, una città dell’Afghanistan occidentale, capoluogo dell’omonima provincia, è drammatica.

Nelle campagne intorno alla città si vive la fame vera, l’impossibilità di mettere almeno un pasto completo al giorno a tavola. É così che migliaia di persone si sono trovate da un giorno all’altro a dover fronteggiare una situazione che non lascia loro nessuna via di scampo.
La denuncia di quanto accaduto arriva a noi tramite una giornalista che ha visitato uno degli ospedali di Medici Senza Frontiere, ultima ancora di salvezza per molte madri che hanno da poco partorito e che non hanno nulla da mangiare.
Una giovane donna, il cui volto è nascosto dietro al burqa, interpellata in seguito ad una segnalazione, racconta di aver venduto la propria figlia appena nata a degli sconosciuti per $500: “Come posso non essere triste? E’ mia figlia. É ancora piccola, non conosce il suo futuro. Non so come si sentirà quando lo scoprirà, ma ho dovuto farlo”.
I genitori della piccola hanno deciso di venderla a degli sconosciuti che hanno dato loro molti soldi, una parte in anticipo il resto più avanti.
La bambina verrà loro consegnata non appena sarà in grado di camminare.
Questa scelta è stata fatta perché la sua famiglia d’origine muore letteralmente di fame, non ha più nulla per comprare il cibo necessario per poter sfamare gli altri figli.
Il papà della piccola fino a pochi mesi prima aveva un lavoro, ma in seguito alle difficoltà nascenti, è rimasto a casa.
E così la tremenda decisione è stata presa.

Sembra che, secondo un antico codice d’onore medievale ancora presente nelle campagne, la neonata è vista anche come un bene di scambio, in quanto donna.
Una bocca da sfamare in più, poco produttiva per il lavoro, oggi di proprietà del padre, domani del marito.
In queste zone ancora arretrate molte pratiche sono regolate dal Consiglio dei capi dei villaggi, gli anziani, che agiscono in base a quelle leggi tribali che fondano la loro autorità nei secoli e che ancora considerano la donna come una merce di scambio.
Molte usanze sono in netto contrasto con i basilari diritti delle donne. Ancora oggi viene praticata la “ba’ad”, usanza in base alla quale le donne vengono date in compensazione ad un crimine commesso da un maschio della famiglia. Anche il matrimonio forzato in età infantile con uomini adulti, è una pratica ricorrente.
Basta ricordare il drammatico fenomeno delle spose bambine di cui ho già parlato.
Stupri e mutilazioni con acido tra le mura domestiche sono all’ordine del giorno.
La combinazione tra conflitti, siccità e crisi economica ha scatenato un meccanismo che ha portato moltissime famiglie al collasso, costringendole a fare delle scelte drastiche pur di sopravvivere.
In una situazione così grammatica, siamo arrivati anche a leggere questa notizia.
Quello che possiamo domandarci e come nessuno intervenga per sanare una situazione, non solo in Afghanistan ma in molti altri paesi, che sta portando la popolazione indifesa alla distruzione.
La sorte di questa bambina è davvero incerta, quello che sarà di lei non è possibile saperlo e forse non riusciamo nemmeno ad immaginarlo.
Mi domando se un giorno avrà modo di conoscere la sua storia, se avrà modo di scoprire che i suoi genitori hanno deciso di venderla per poter racimolare del denaro.
Mi chiedo in che mani finirà e soprattutto quale sarà il suo destino, la mia speranza è che qualcuno possa proteggerla e darle una vita migliore di quella immagino avrà ….