Mahjubin Hakimi, la giovane pallavolista decapitata dai talebani

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Mahjubin Hakimi, é stata decapitata dai talebani a Kabul. La giovane è stata uccisa all'inizio di ottobre....

Mahjubin Hakimi merita più di poche righe e di una foto.
Merita il nostro ricordo e il nostro rispetto come DONNA a cui prima è  stata tolta la libertà  e poi la vita.
Mahjubin Hakimi, é stata decapitata dai talebani a Kabul.
La giovane è  stata uccisa all’inizio di ottobre.
Mahjubin Hakimi sarebbe infatti stata catturata, punita e decapitata.
A raccontare quanto è successo è stata la sua allenatrice che per ragioni di sicurezza ha denunciato il fatto con un falso nome alla Persian Independent.
Temendo rappresaglie, la famiglia della giovane ha taciuto la sua morte.
Prima dell’ascesa al potere dei talebani, la pallavolista giocava per una delle squadre della capitale, la Kabul Municipality Volleyball Club, ed era una  promessa della nazionale.
Il divieto di praticare sport per le donne imposto dal nuovo regime, per non mostrare in pubblico il proprio corpo e il viso, aveva esposto Mahjubin Hakimi, alla vendetta dei talebani.
La giovane non era riuscita a fuggire all’estero come avevano fatto molte delle sue compagne di squadra.
Mahjubin Hakimi deve rappresentare per noi un simbolo di coraggio e di libertà, la voglia di inseguire i propri sogni nonostante i divieti imposti da un regime dittatoriale.
La crescente violenza nei confronti delle donne che in Afghanistan sono sottoposte ai rigidi divieti, è sotto gli occhi del mondo intero.
Quando parliamo di libertà, di regime, di imposizioni, ricordiamo cosa accade in certi paesi del mondo prima di riempirci la bocca con paroloni di cui ignoriamo il significato.
Nascere donna, in certi luoghi del mondo, è  spesso penalizzante, perché a una donna vengono negate le più elementari libertà, come il diritto allo studio, il diritto di camminare per strada mostrando il proprio volto, il diritto di praticare uno sport o di esercitare una professione.
Minacce, stupri di massa, vessazioni, incarcerazioni…la morte.
In molti paesi del mondo la condizione della donna è precaria. Vive la propria esistenza passando come un oggetto di proprietà dalle mani della famiglia a quelle del marito.
Mahjubin Hakimi era una giovane donna.
Ricordiamo il suo nome, il suo volto, non limitiamoci a scrivere giovane pallavolista decapitata dai talebani.
Quella giovane aveva un nome, aveva dei sogni, aveva una famiglia che non ha potuto neppure piangerla liberamente, inseguiva una passione e tutto questo le è stato tolto il nome di un regime che vuole le donne sottomesse al proprio volere.
A rafforzare le dichiarazioni dell’allenatrice che ha denunciato l’accaduto, ci sono le dichiarazioni  della pallavolista Zahra Fayazi, rilasciate alla BBC, fuggita il mese scorso in Gran Bretagna: “Non vogliamo che altre facciano la stessa fine. Hanno cambiato casa, si sono trasferite in altre province per sfuggire alla caccia dei taleban. Molte hanno bruciato le loro tute, l’abbigliamento sportivo, per salvare se stesse e le proprie famiglie. Sono spaventate a morte e cercano di cancellare tutto quello che ricorda lo sport”.
In memoria di Mahjubin Hakimi, la giovane pallavolista decapitata dai talebani e di tutte le donne che ancora oggi muoiano in nome della libera…

Fotografia presa dal web

BIBLIOGRAFIA

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