Malleus Maleficarum: lo strumento usato per annientare una donna accusata di stregoneria

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Il libro era suddiviso in tre parti: la prima sulla natura della stregoneria, in cui si affermava che le donne erano le predilette di Satana a causa del loro carattere debole e dell’inferiore intelletto. Una ampia e morbosa trattazione riguardava i presunti rapporti sessuali che le streghe avrebbero avuto con i demoni durante i sabba....
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Un punto di svolta nella storia dell’inquisizione fu costituito dalla pubblicazione del Malleus Maleficarum. Dalla caccia all’eresia e in alcuni casi a donne accusate di stregoneria, si passò ad una sistematica ed organizzata persecuzione contro le streghe, compagne e mezzo di Lucifero nella diffusione del male sulla terra.
Papa Innocenzo VIII era convinto che il demonio stesse vagando per le strade del mondo.
Al suo orecchio era giunta notizia che nella Valle del Reno, nella lontana Germania, regnasse il caos più assoluto, generato dal progressivo allontanamento dalla fede cattolica della popolazione. Portavoce dello scempio dilagante furono i monaci domenicani Heinrich Institor Kramer e Jacob Sprenger, che scrissero al pontefice denunciando una situazione ormai divenuta ai loro occhi insostenibile. Uomini e donne, senza distinzione, avevano ceduto alle lusinghe del male, per mezzo di incantesimi e sortilegi, cadendo nella sciagura più nera.
Povertà, carestie, malattie, dissolutezza, pestilenze, dilagavano senza controllo. Era necessario correre ai ripari, sconfiggere definitivamente l’eresia e la stregoneria. Fu così che il 5 dicembre 1484 Innocenzo VIII promulgò la bolla “Summis desiderantes affectibus” – desiderando con supremo ardore – nella quale espresse il fermo desiderio di porre fine a questa situazione con ogni mezzo a disposizione.


Nella bolla si riconosceva, senza ombra di dubbio, l’esistenza delle streghe, veniva concessa  piena approvazione all’inquisizione, autorizzando qualsiasi misura fosse stata ritenuta necessaria per estirpare il problema alla radice. «Desiderando noi… che la fede cattolica… cresca e fiorisca al massimo grado possibile, e che tutte le eresie e le depravazioni siano allontanate dai paesi dei fedeli, questo decretiamo… È recentemente giunto alle nostre orecchie… che in alcune regioni dell’alta Germania, … molte persone di entrambi i sessi, … rinnegando la fede cattolica… , si sono abbandonate a demoni maschi e femmine, e che, a causa dei loro incantesimi, lusinghe, sortilegi, e altre pratiche abominevoli… hanno causato la rovina propria, della loro prole, degli animali, e dei prodotti della terra…  delle greggi e delle mandrie, delle vigne e dei frutteti…»
I due monaci furono investiti di pieni poteri. Chiunque avesse intralciato il loro operato sarebbe incappato in una scomunica. Il loro compito era quello di “punire, incarcerare e correggere” le persone infettate dal male dell’eresia.
Il testo fu opera prevalentemente di Heinrich Kramer. Jacob Sprenger fu un aiuto per arrivare al suo scopo, per avvalorare le sue tesi e diffonderle.  Kramer, conosciuto come Institor, era spinto da un fervore del tutto personale. Nel 1485 fu coinvolto in un processo a Innsbruck che vedeva come imputate 57 persone accusate di stregoneria, fra cui alcuni nobili. I fatti si erano svolti a Bressanone. Nonostante la sua fervente accusa, a tratti morbosa, soprattutto per quello che riguardava le tendenze sessuali delle donne coinvolte, delle presunte streghe, nessuno degli imputati fu condannato. L’assoluzione per lui fu un duro colpo, segno incontrovertibile della corruzione dell’apparato ecclesiastico.
Il vescovo di Bressanone, Georg Golser, impressionato dal comportamento del domenicano e dal suo modo intransigente di condurre il processo, decise di allontanarlo dalla sua diocesi.
Kramer visse tutto questo come un insuccesso. Nel periodo successivo si arrivò alla stesura del Malleus Maleficarum. Di materiale inedito nel libro non vi era molto. Fu più che altro una raccolta di tesi espresse in precedenti pubblicazioni, come il Directorium inquisitorum di Nicolas Eymerich, risalente al 1376 o come il Formicarius di Johannes Nider, del 1435.

Il testo fu interamente scritto in latino ecclesiastico, lingua ufficiale della chiesa cattolica, di difficile comprensione per il popolo. La stesura fatta dai due monaci era volta all’esasperazione delle tesi espresse in precedenza, a dare delle linee guida precise nel comportamento da mantenere durante l’indagine ispettiva, in modo che l’inquisitore fosse pronto a compiere qualsiasi azione necessaria per raggiungere il proprio fine: dimostrare che si fosse in presenza di una strega.
Il libro era suddiviso in tre parti: la prima sulla natura della stregoneria, in cui si affermava che le donne erano le predilette di Satana a causa del loro carattere debole e dell’inferiore intelletto. Una ampia e morbosa trattazione riguardava i presunti rapporti sessuali che le streghe avrebbero avuto con i demoni durante i sabba.
La seconda parte approfondiva i contenuti della prima, per far meglio comprendere come avvenivano le stregonerie e come si poteva fermarle.
La terza ed ultima dava istruzioni pratiche: cattura, processo, detenzione e tortura, che era ampiamente illustrata con immagini esplicative, per guidare la mano di chi compiva l’indagine; a queste fasi seguiva l’ultima, la sola possibile per estirpare il male e concludere un processo compiuto in difesa del bene: l’eliminazione.
Di fondamentale importanza era considerato l’utilizzo del ferro caldo per rasare tutto il corpo dell’accusata e consentire una più agevole individuazione del simbolo del Demonio.
Kramer voleva a tutti i costi affermare le proprie convinzioni, con l’appoggio dell’autorità papale. Decise così di inserire  la bolla di Innocenzo VIII, senza attendere il benestare del pontefice, come prefazione del Malleus Maleficarum, che fu stampato nel 1486 per la prima volta. Seguirono altre trentaquattro edizioni in meno di 200 anni. Il trattato spiegava puntualmente come comportarsi in ogni occasione.
Il forte contenuto misogino era evidente.  
L’opera dei due frati non fu mai adottata ufficialmente dalla Chiesa cattolica, ma non fu nemmeno inserita nell’indice dei testi proibiti, come accadde ad altri scritti sul tema inquisizione.
Il Malleus Maleficarum fu considerato per secoli da inquisitori ed ecclesiastici, come il manuale a cui rifarsi per individuare senza ombra di dubbio le streghe, portatrici dello stigma diaboli, marchio del demonio.  
Ma in cosa consisteva questo segno la cui individuazione era tanto importante? In una zona insensibile al dolore, individuata trafiggendo ogni parte del corpo con uno spillone, nella presenza di una mammella in più, con la quale la strega avrebbe allattato i demoni, nell’identificazione dell’occhio del Diavolo, cioè di un neo situato nella parte interna della coscia, nella capacità di stare a galla.

Ma veniamo ai concetti principali del Malleus Maleficarum. Uno degli principi di base espresso e ripetuto più volte era che l’esistenza delle streghe fosse fondamentale per la fede cattolica a tal punto che affermare il contrario era considerato eresia.
Di conseguenza anche l’esistenza del demonio era certa.
L’accusato doveva ammettere spontaneamente la propria colpa, in caso contrario ogni mezzo era considerato lecito per ottenere una piena confessione.
Le prove a carico erano considerate valide ogniqualvolta due o tre testimoni avessero giurato di aver assistito a un maleficio: “… sarà torturato colui contro il quale deporrà uno solo in materia di eresia e contro il quale si avranno inoltre indizi veementi o violenti… A maggior ragione si torturerà colui il quale, simile al precedente, avrà in più contro di sé la deposizione di un testimone…”
Le domande non erano poste direttamente, ma in maniera tale da ottenere la risposta desiderata anche se non corrispondeva la vero.
Ad essere ritenuti colpevoli di eresia o stregoneria non erano esclusivamente gli imputati, ma anche tutti coloro che essendo a conoscenza di quanto stava accadendo, non avevano denunciato i fatti all’autorità ecclesiastica.
In sostanza ad essere messo in atto era un vero e proprio ingiusto processo.
Nelle mani degli inquisitori donne e uomini venivano torturati con lo scopo di annullare sia la loro resistenza fisica che quella psicologica. I pochi che sopravvivevano a quei giorni di orrore e terrore, ne uscivano profondamente cambiati.
L’accanimento era soprattutto riservato alle donne accusate di essere le concubine del demonio. Oltre alla tortura, che secondo il manuale doveva essere frequente e ripetuta, erano sottoposte a violenza carnale, per annullare completamente il loro essere. I beni delle poverette erano confiscati non a processo concluso, ma subito appena arrestate. Era inutile attendere, quasi nessuna veniva scagionata. La famiglia intera subiva le conseguenze derivanti dall’accusa di stregoneria.

Tutti i loro beni erano espropriati e perfino i morti del casato erano dissotterrati e le loro ossa bruciate.
Chiunque poteva essere accusato di essersi allontanato dall’ortodossia. Secondo le notizie a noi giunte, la maggioranza dei roghi si accese per le donne. Non mancarono casi in cui perfino i bambini furono sottoposti al rigoroso esame.
Le streghe erano considerate creature prive di qualsiasi diritto, a causa della loro indissolubile unione con il male.
Era lecito pertanto ingannarle, umiliarle, far loro ogni male possibile, sempre allo scopo ultimo di ottenere la confessione che confermasse le accuse a loro carico. Era lecito promettere loro di aver salva la vita, anche se l’avrebbero passata in carcere a morire di stenti.
Le torture a cui gli inquisitori sottoponevano le donne erano di vario genere: la ruota, la tavola, l’ordalia del fuoco, l’ordalia dell’acqua, il tratto di corda, l’isolamento, la privazione del sonno e molte altre.
La tortura della ruota consisteva nel legare l’inquisito alla ruota di un carro con due funi e nel colpire braccia e gambe con martelli o pietre; quella della tavola era molto efficace in quanto mani e braccia della prigioniera erano legate a quattro funi montate su rulli, che venivano progressivamente tese con carrucole, causando la slogatura delle articolazioni. Un dolore impensabile.
L’ordalia del fuoco, come quella dell’acqua, erano prove a cui si sottoponevano eretici e streghe. Dopo tre giorni di preparazione, in cui i poveretti dovevano prendere i sacramenti, osservare il digiuno completo ed essere benedetti per scacciare il Demonio, erano costretti a trasportare a mani nude un ferro rovente per una certa distanza. Più il reato contestato era grave, più l’oggetto pesava. Era colpevole chi non riusciva nella prova.
Con l’ordalia dell’acqua, l’imputato doveva invece immergere le mani in acqua bollente. La profondità era proporzionale al reato. Dopo tre giorni si valutava lo stato delle bruciature per capire la colpevolezza o meno della persona.
Il tratto di corda era considerato un mezzo semplice ed efficace per ottenere lo scopo prefissato: si piegavano le braccia dietro la schiena, si legava una corda ai polsi e poi si issava l’imputato ad una certa altezza tramite una carrucola. La forza di gravità generava nel corpo atroci dolori a braccia e spalle, aggravati nel momento in cui si allentava la corda fino a lasciare che il corpo cadesse a terra con un violento strappo.
Per rendere la macchina inquisitoriale perfetta e proficua, fu redatto un tariffario di quarantanove voci con i relativi prezzi, applicato in base al tipo di tortura a cui gli accusati erano sottoposti. La famiglia avrebbe corrisposto la cifra dovuta.
Il Malleus dedicava una parte all’analisi delle malattie, ritenendo con fermezza che tutte quelle di origine sconosciuta o nervosa fossero imputabili all’opera del diavolo e delle sue streghe. Il propagarsi delle medesime era opera loro, che le diffondevano tramite una sfrenata brama di sesso. Infedeltà, ambizione e lussuria guidavano i passi delle streghe, che compivano ogni azione per soddisfare i propri desideri.  Ampia trattazione era fatta in merito agli incontri orgiastici con demoni di ogni sorta.


Per evitare che le streghe nascondessero il diavolo nel proprio corpo, era loro imposto di radersi i peli del pube.
L’ossessione per la componente sessuale era tale che si riteneva che le streghe facessero incetta di organi sessuali maschili, fino a venti o trenta alla volta, allo scopo di chiuderli in scatole, dove si muovevano come vivi e venivano nutriti a orzo e grano, oppure di metterli nei nidi di un uccello di particolare specie.
Ad esser accusate di stregoneria erano soprattutto le donne che conoscevano la natura e l’uso delle erbe, che sapevano raccoglierle, conservarle e combinarle in modo da creare unguenti e pomate, le cosiddette Herbarie o medichesse. Si tramandavano di madre in figlia una tradizione secolare in grado di alleviare le pene di coloro che ricorrevano ai loro servigi. Oltre a loro, considerate un ostacolo alla diffusione dell’ortodossia, in quanto accorrevano al capezzale del malato insieme al prete, erano spesso oggetto di condanna tutte coloro che vivevano ai margini della società. Ma nei secoli bui della caccia alle streghe, nessuno era immune dalla possibilità di essere accusato per i più disparati motivi: moria del bestiame, carestia, inondazioni, malattie di ogni genere.
In base alle affermazioni di Kramer e Sprenger, “… nessuno causa più danni alla fede cattolica, quanto le levatrici.” Secondo loro, le levatrici erano molto pericolose, in quanto in grado di uccidere i bambini subito dopo la nascita o addirittura mentre ancora erano nell’utero materno. In che modo? Conficcando loro nella fontanella degli aghi, in modo tale che la loro prematura morte senza battesimo, li consegnasse direttamente nelle mani del Demonio.
Quando una donna era arresta con l’accusa di essere una strega, era necessario prendere tutta una serie di precauzione con lo scopo di neutralizzare i suoi poteri. Innanzi tutto andava evitato il contatto con la terra e quindi con gli inferi. Per questo era trasportata al luogo del supplizio in un cesto oppure issata su una tavola.
Davanti al giudice era meglio che rimanesse girata di spalle, per scongiurare la possibilità di ammaliarlo. Chiunque era coinvolto nel processo doveva evitare il contatto con le loro mani o le braccia, per sfuggire ad un eventuale maleficio.
Come amuleto di protezione dalle malie, giudice e inquisitori erano soliti portare al collo erbe benedette durante la domenica delle Palme, sigillate con cera benedetta a sua volta. Una volta in cella, la presunta strega non era quasi mai lasciata da sola, per evitare che il diavolo la inducesse a togliersi la vita e a sfuggire alla giusta punizione, il rogo purificatore.

La condanna a morte non era eseguita direttamente dalla chiesa, bensì dall’autorità civile, il “braccio secolare”, che procedeva avallando la sentenza dell’autorità ecclesiastica, considerata la sola competente in materia.
Il Vangelo di Giovanni (15,6) riporta le seguenti parole: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per essere gettato via e bruciato.” Il rogo era la sola via per la purificazione.
Nella Bibbia, e più precisamente nel libro dell’Esodo, capitolo 22, versetto 18, si trova scritto “Maleficos non patieris vivere” e cioè “non lascerai vivere le streghe” o “non lascerai vivere colei che pratica la magia”.
Le streghe andavano eliminate.
La condotta nei secoli della Chiesa cattolica per cancellare l’ortodossia e dare nuova linfa alla fede, che lentamente e con difficoltà riusciva a penetrare la resistenza della popolazione, vista anche la dissolutezza dell’apparato ecclesiastico, impegnato più ad accumulare ricchezze e a dar seguito ai propri vizi più che a curarsi di anime, trovava giustificazione in queste parole. Il numero preciso delle vittime e dei roghi che illuminarono l’Europa in quei secoli non ci è consentito saperlo. La maggior parte dei documenti andò distrutta e ciò che è sopravvissuto è gelosamente conservato da occhi indagatori.
“Ecclesia non novit sanguinem”, la chiesa non sparge sangue, ma emette le sentenze.
Aggiungerei, in gran numero…

BIBLIOGRAFIA

Testo  tratto dal libro: E’ una storia da non raccontare… di Rosella Reali e Fabio Casalini – Edizioni Albatros, 2018

  • Heinrich Institor (Krämer), Jakob Sprenger, Malleus Malleficarum, Strasburgo, 1486-1487
  • Jacob Sprenger, Malleus maleficarum, vol. 1, Lugduni, sumptibus Claudii Bourgeat, sub signo Mercurij Galli, 1669.
  • Il Martello delle streghe. La sessualità femminile nel ‘transfert’ degli inquisitori, traduzione italiana di Armando Verdiglione, Spirali, 2006 (I edizione 1985)
  • Henrichi Institoris (Krämer), Iacobo Sprengero, Malleus Malleficarum, riproduzione dell’originale, Gruppo editoriale Castel Negrino, 2006
  • Michael Baigent e Leigh Richard. L’inquisizione. Persecuzioni, ideologia e potere. Il saggiatore, 2004
  • Gianbattista Beccaria. Le streghe di Baceno in Domina et Madona. Antiquarium Mergozzo, 1997
  • Natale Benazzi, Matteo D’Amico. Il libro nero dell’inquisizione. La ricostruzione dei grandi processi. Piemme, 1998
  • Cammilleri Rino. La vera storia dell’inquisizione. Piemme. 2006
  • John Edwards. Storia dell’inquisizione. Tra realtà e mito. Oscar Mondadori, 2006
  • Franco Cardini, Marina Montesano. La lunga storia dell’inquisizione. Luci e ombre della «leggenda nera». Città Nuova Editrice, 2005
  • Brian P. Levack. La caccia alle streghe in Europa. Laterza, 2012
  • Alessandra Micheli. I roghi delle streghe, storia di un olocausto. Caravaggio Editore, 2008
  • Giovanni Romeo. L’Inquisizione nell’Italia moderna. Laterza, 2002
  • Pietro Tamburini. Storia generale dell’Inquisizione, 1862

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