La “Salin du Midì” ad Aigues-Mortes, adagiata tra le province di Nîmes e di Marsiglia, si estende 18 km da nord a sud e 13,5 km da est a ovest e conta più di 340 km di strade e percorsi che attraversano in tutte le direzioni migliaia di ettari di questo particolare territorio che propone un paesaggio tipico della Camargue e ospita una grande diversità biologica.

Aigues-Mortes deve il suo nome alle paludi e agli stagni che un tempo si estendevano attorno al paese, la sua predisposizione per la coltivazione del sale risale al IV secolo a.C quando un ingegnere romano sarebbe stato incaricato di organizzarne una.
Più tardi la città di Aigues-Mortes, la cui prospicente salina rimase a lungo proprietà di abbazie e alle famiglie reali francesi, permise al re Luigi IX di disporre di uno sbocco portuale sul Mar Mediterraneo per potenziare gli scambi commerciali con l’Italia e l’oriente.
Re Luigi IX, fondatore della città fortificata di Aigues-Mortes, seguì con particolare interesse insieme a suo nipote Filippo il Bello la vendita del sale da cui ne ricavano la nota imposta meglio conosciuta con il nome di Gabella.
A seguito delle grandi alluvioni del 1842 i vari proprietari, a cui facevano capo piccole saline a macchia di leopardo nella zona di Peccais, presero la decisione di associarsi associarono con un negoziante di Montpellier per fondare nel 1856 la compagnia “des Salins du Midì” oggi conosciuta con il nome di SALINS.

La produzione del sale ha inizio in primavera quando il salinaro immette l’acqua carica di sale nei bacini grazie un canale che collega il sito direttamente al mare. Convogliando progressivamente le acque verso le vasche salanti, e con l’effetto del sole e del vento, il salinaro ottiene un’evaporazione quasi totale dell’acqua del mare favorendo la concentrazione di sale.
Ottimizzando il movimento delle acque, in funzione delle condizioni metereologiche, i salinari sono ingrado di trarre il maggior vantaggio dopo aver preparato con cura il fondo delle vasche salanti per ottenere un sale puro e candido. Da aprile a settembre, grazie alla continua evaporazione naturale dell’acqua, le vasche salanti si addensano di sale che poi cristallizza formando una specie di torta di sale spessa circa 9 cm che si raccoglie solo una volta all’anno, a settembre, prima del periodo di forti precipitazioni.
Per un intero mese senza posa, tutte le energie vengono mobilitate per la mietitura della torta di sale sollevando delicatamente lo spessore di cristalli di sale dal fondo che viene ammassato in enormi cumuli simili a montagne innevate.

In estate, quando le sferzate del Mistral concedono una breve tregua alla regione, sulla superficie dell’acqua si formano milioni di cristalli dando vita al rinomato “fior di sale” della Camargue, un composto di cristalli bianchi e leggermente umidi, che viene raccolto ancora a mano e sciogliendosi delicatamente sotto la lingua valorizza i sapori dei piatti che accompagna. All’epoca della gabella e fino a poco tempo fa, il suo consumo era un privilegio dei salinari e dei proprietari delle saline.
Gli uccelli migratori approfittano delle ampie e tranquille distese della salina che, oltre ad offrire una grande riserva alimentare, è un luogo di primordiale importanza per la riproduzione delle specie in sosta durante la primavera e l’estate, ad oggi sono state censite più di 200 specie di cui la quasi totalità protette. In primavera, la particolare conformazione del terreno mette a disposizione isolotti e cespugli, che permette loro di nidificare in un ambiente riservato e tranquillo dove il cibo per la crescita dei piccoli risulta abbondante.
Ciascuna vasca, a seconda della concentrazione di sale presente, ospita un diverso ecosistema. Col passare dei mesi, via via che il sale si addensa, l’acqua muta dal blu a rosa scuro per effetto di una micro alga la Dunaliella Slina che risulta essenziale per la prolificazione e l’esistenza da un gamberetto minuscolo, l’Artemia Salina. Quando la concentrazione di sale raggiunge un determinato livello, il crostaceo scompare e l’alga prolifica, dando all’acqua un color rosa sempre più intenso che grazie anche ai giochi di luce del sole spesso arriva a sfiorare tonalità del fucsia.

I fenicotteri rosa sono il più classico abitante della salina dove si stima, a seconda delle stagioni, che vengano ospitati circa il 20% del totale nazionale. La scelta del luogo è sicuramente dovuta alla presenza dell’Artemia: il famoso gamberetto rosa appena citato, che costituisce una fonte nutritiva importante per questi volatili e che contribuisce alla caratteristica colorazione rosa le loro piume.
La presenza del sale crea un ambiente particolare e solo certe specie di piante sono in grado di crescere e svilupparsi in acque salmastre. Anche per la flora sono state censite oltre 200 specie vegetali tra cui alcune particolarmente rare e accuratamente protette dai salinari. Altre varietà risultano più comuni come ad esempio il Limonio con i caratteristici fiorellini viola mentre altre addirittura commestibili come la Salicornia che si consuma in salamoia.
La Camargue è dunque un sito privilegiato con un inverno mite, un’estate calda e distese d’acqua salmastra che permettono di mantenere una biodiversità quasi unica al mondo che fanno della salina una zona umida di inestimabile valore considerata la seconda ricchezza biologica mondiale dopo la foresta tropicale.