Sono nato in un campo profughi e sono morto di freddo…

Tempo di lettura: 2 minuti

Mamma non piangere per me, so che avresti voluto darmi una casa calda, un lettino profumato, un orsetto morbido da stringere durante la notte....

Cara mamma, sono tra le tue braccia, avvolto in un telo sporco.
Ti sento piangere mentre mi stringi forte, mentre mi culli nella disperazione di questo momento che dovrebbe essere di gioia e invece è  di dolore.
Mamma non è  colpa tua se sono nato in una tenda, che fa da ospedale, al freddo di questo inverno che non perdona nessuno, che non ha pietà  della miseria, della disperazione,  della paura, che non guarda in faccia uomini, donne e bambini, neppure quelli appena nati come me.
Mamma non piangere per me, so che avresti voluto darmi una casa calda, un lettino profumato,  un orsetto morbido da stringere durante la notte.
So che avresti voluto per me una vita felice, la possibilità di un futuro diverso da questo presente fatto di bombe, distruzione e guerra.
So che sognavi di vedermi crescere coi miei fratelli, andare a scuola, sbucciare le ginocchia giocando a calcio.
Mamma, non piangere.
Non è  colpa tua, non è  colpa di nessuno.
Sono nato nella parte sbagliata del mondo, quella che non ha pace, che non ha oggi e non ha domani. Quella a cui nessuno guarda perché non è  bello vedere la miseria.
Mamma non piangere.
Siamo arrivati qui insieme. Mi hai voluto, mi hai amato, mi hai protetto.
Non è  colpa tua, non è  colpa di  nessuno se sono un bambino siriano, se sono nato in un campo profughi, se ho visto la luce, ho respirato la vita e il freddo mi ha portato via.
Mamma, non piangere.
Nessuno saprà  mai il mio nome, nessuno si ricorderà  di me o degli altri bambini che oggi hanno perso la battaglia contro l’inverno, ma per te sarò  sempre il “tuo amore”.
Lasciami andare.
Starò bene.
Sarò  felice, perché so che tu mi porterai sempre nel cuore.
Mamma non piangere, stringimi forte, perché mentre vado lontano voglio ricordare solo il tuo abbraccio d’amore e non le tue lacrime di dolore…

Nei campi profughi ogni giorno muoiono decine di persone, molte sono bambini.
Ho letto un articolo del 2019 che parlava di un bambino vissuto solo un’ora. Non serve dire cosa ho pensato o provato.
So solo che accanto a me dorme mio figlio, sano, salvo, al caldo, con le ginocchia segnate dalle “sbucciature” estive. Per lui c’è un domani, una scuola, un futuro. Io sono fortunata perché posso stringerlo a me e piangere di gioia.

BIBLIOGRAFIA

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