La storia che vi vorrei raccontare è quella di una strage che non tutti conoscono.
Maiano Lavacchio era una località rurale del territorio di Magliano, in Toscana, nella zona compresa tra Istia d’Ombrone e Grosseto.
Un gruppo di renitenti alla leva, nell’inverno tra il 1943 e il 1944, per sfuggire alla chiamata nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana, si ritirarono proprio in questa zona, sulle colline vicino a Istia d’Ombrone.
Per rifornirsi dei generi alimentari necessari alla sopravvivenza, a turno erano soliti fare ritorno in paese, per procurarsi, con la complicità degli abitanti, ciò di cui avevano bisogno.
Non si unirono mai ai Partigiani della zona, ma accolsero fra le loro fila un antifascista a partire dal marzo del 1944.
Proprio questo giovane intensificò notevolmente i rapporti con alcune delle famiglie residenti in zona, che garantivano loro i rifornimenti necessari senza costringerli ad andare fino ad Istia.
Purtroppo però qualcuno segnalò quanto stava accadendo al prefetto di Grosseto e al capo della provincia, tale Alceo Ercolani, che incaricò personalmente un agente in incognito di infiltrarsi nel gruppo di giovani renitenti che viveva su quelle colline.
Il 21 marzo l’agente della Repubblica si trovava presso una delle famiglie della zona quando arrivò il giovane antifascista.
Fingendosi anch’egli renitente alla leva, raccontò al giovane di volersi unire al gruppo nascosto sulle colline. Ottenute le informazioni necessarie, l’infiltrato comunicò dove si trovavano i giovani al prefetto e al capo della provincia.
L’ordine di rastrellamento partì immediatamente.
Furono inviati 150 uomini che cominciarono a battere palmo a palmo l’area rurale tra Istia d’Ombrone e Maiano Lavacchio.
La squadra era composta da soldati della Guardia Nazionale Repubblicana e da soldati tedeschi.
Non riuscendo ad ottenere informazioni utili e ad arrestare nessuno, scatenarono la violenza sulla popolazione civile, accusata soprattutto di scarsa collaborazione.
All’alba del 22 marzo 1944 il gruppo di renitenti alla leva, composto da 11 persone in totale, fu individuato e catturato.
Considerando l’operazione conclusa, i soldati tedeschi si ritirarono, lasciando ai fascisti il compito di risolvere definitivamente il problema.
I giovani catturati furono condotti nella scuola di Maiano Lavacchio, che per l’occasione venne fatta sgombrare.
Fra quelle mura fu celebrato un sommario processo che durò meno di 30 minuti e il cui esito era scontato fin dall’inizio.
Vennero tutti condannati a morte.
La sentenza fu eseguita davanti ad una siepe poco fuori dall’abitato del paese.
Gli 11 renitenti alla leva morti quel giorno vengono ricordati come i Martiri d’Istia.
A loro è dedicata una piazza del centro storico di Grosseto, la piazza dei Martiri d’Istia, in ricordo di quel gruppo di giovani che non volevano imbracciare il fucile per combattere in nome di una repubblica che non riconoscevano.
