Rubo ancora una volta un piccolo spazio alla storia per scrivere due righe per un fatto accaduto nei primi giorni di novembre 2020.
Una ragazza di 17 anni ha partorito a Trapani un bambino.
Una gravidanza indesiderata.
Una gravidanza “nascosta” ai propri genitori.
Una situazione che forse sfugge alla nostra comprensione.
Il piccolo viene ritrovato morto in un sacchetto di plastica, nell’atrio del cortile di un condominio. Ha il cranio fracassato e il cordone ombelicale ancora attaccato.
Non so cosa dire.
Forse non esistono parole “giuste” per esprimere un’opinione su questo fatto.
Il mio pensiero va a lui, non voluto, non amato, buttato come uno straccio, probabilmente dalla finestra, in base a quanto stanno accertando gli inquirenti in queste ore.
Non ha un nome.
Non ha avuto una carezza.
Non ha conosciuto il calore delle braccia della mamma.
Non ha visto l’orgoglio negli occhi del papà.
Non ha avuto l’opportunità di diventare grande, di gioire, di soffrire, di innamorarsi.
Non ha avuto l’opportunità di vivere.
Qualche giorno dopo a Ragusa un altro neonato, gettato nella spazzatura, fortunatamente salvato da un passante
Come si fa ad arrivare a questo punto?
Come si può non dare valore ad una vita nuova, ad un piccolo indifeso?
Come si può…
Ma si può. Qualcuno può…
