Maria Mandel, la bestia di Auschwitz

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In breve tempo si distinse per la sua disumanità e per le sue attitudini al comando, tanto da essere promossa al grado di Oberaufseherin, Osservatore Avanzato, delle prigioniere...

Maria Mandl o Mandel, nacque a Münzkirchen il 10 gennaio 1912, u piccolo paese dell’Alta Austria, al confine con la Germania.
I suoi genitori, Franz Mandl, calzolaio e Anna Strobl, casalinga, erano tedeschi con cittadinanza austriaca.
Era la più piccola di 4 figli.
Completata la scuola elementare a Münzkirchen, andò a vivere in Baviera, dove si diplomò.
Non trovando lavoro e a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute e della madre, che soffriva di idropisia Maria e la famiglia fecero riorno a Münzkirchen.
Il carattere non facile di Maria e i continui contrasti con i genitori la spinsero lontano da casa.


Nel 1929 si trasferì Brig-Glis, nel cantone Vallese, dove trovò lavoro come cuoca presso una famiglia benestante.
Ma la serenità di Maria durò poco. L’anno successivo fu costretta a rientrare dai genitori, perché la condizione della madre peggiorò ulteriormente. Come i suoi fratelli cominciò a contribuire al sostentamento della famiglia. Quando la situazione della madre migliorò, si trasferì a Innsbruck nel 1934, dove trovò impiego come domestica, Rimase lì per re anni poi nel 1937, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania, perse il lavoro.
L’anno successivo andò a vivere da uno zio a Monaco ed entrò nella Lega delle ragazze tedesche.
Questa decisione cambiò il corso della sua vita.
Decise successivamente di entrare nelle SS-Gefolge, i raparti femminili delle SS.
Dopo l’addestramento, che superò brillantemente, fu inviata come Aufseherin al campo di concentramento di Lichtenburg, in Sassonia.
Nel maggio del 1939 fu trasferita al campo di concentramento di Ravensbrück, dove poté fare esperienza nell’esercizio della brutalità. In breve tempo si distinse per la sua disumanità e per le sue attitudini al comando, tanto da essere promossa al grado di Oberaufseherin, Osservatore Avanzato, delle prigioniere. Le piaceva supervisionare le sessioni di punizione, come i pestaggi e le fustigazioni.
Era l’aprile del 1942.
In ottobre venne trasferita ad Auschwitz II, Birkenau, passando alle dirette dipendenze Obersturmbannführer, Rudolf Höß. Con questo incarico divenne la donna con il più alo grado nel campo.
La sua natura crudele e incline al sadismo poté, in questa mansione, esprimersi al meglio.
Appassionata di musica classica, organizzò una banda musicale composta da sole donne prigioniere.
L’orchestra aveva il compito di suonare in una serie di circostanze: per i nuovi arrivi al campo, durante la selezione delle persone da inviare alle camere e gas, durane il tragitto dei prigionieri verso le camere a gas, quando i meno sani e i malati erano separati da quelli consideri ancora abili al lavoro, durante le esecuzioni dei prigionieri, oppure mentre venivano picchiati o torturati.
L’orchestra femminile, come quella maschile, era chiamata anche solo per soddisfare il piacere degli uomini e donne delle SS, quando ne avevano voglia.
Durante gli anni di permanenza ad Auschwitz, conobbe Irma Grese, che prese in simpatia fino a promuoverla a un ruolo importante all’interno del campo.


Il loro regno del errore sembrava non finire mai.
Nel 1944 ricevette la medaglia Kriegsverdienstkreuz di II Classe per i servizi resi. Nel novembre dello sesso anno fu inviata a Mühldorf, un sottocampo di Dachau. Con l’arrivo delle ruppe alleate, Maria fuggi, cercando di tornare a Münzkirchen, attraversando la Baviera.
Fu arrestata dall’esercito degli Stati Uniti proprio nel suo paese natale, il 10 maggio 1945.
Dopo 1 anno in carcere fu trasferita in Polonia dove fu processata, al processo Auschwitz Uno di Cracovia del novembre 1947.
Giudicata colpevole di tutti i reati a lei ascritti, fu condannata a morte per impiccagione.
La condanna venne eseguita il 24 gennaio 1948 nel carcere di Montelupich, a Cracovia.
Spietata e senza cuore, dai prigionieri che sopravvissero all’incontro con lei, Maria Mandel venne soprannominata la bestia di Auschwitz.

BIBLIOGRAFIA

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