Andando a visitare i luoghi del disastro del Vajont, di cui parliamo spesso, non si può mancare di passare a Fortogna, a qualche chilometro da Longarone, dove c’è il Cimitero Monumentale delle Vittime del Vajont.
Luogo immancabilmente spettrale e al tempo stesso commovente.
Nel cimitero monumentale, oltre ai 1910 blocchetti di marmo bianco allineati sul grande prato a ricordare le vittime, molte delle quali senza che sia mai stato possibile riconoscerne i resti, se resti se ne sono trovati, ci sono alcune bacheche con reperti e oggetti rinvenuti dopo il disastro.
Oggetti di uso comune, posate e vassoi orrendamente contorti dalla furia dell’onda, resti di automobili riconoscibili a fatica… e poi ci sono gli orologi.

Una serie di orologi ritrovati fra il fango e le macerie. A vederli ci si immagina facilmente il valore che potevano avere, nel 1963, quegli orologi per le persone che li portavano.
Oggetti preziosi, utili, prestigiosi anche per le persone umili quando non povere, che proprio nel portare un orologio così trovavano motivo di dignità e riscatto.
E naturalmente le lancette… tutte orrendamente ferme su un unico orario.
Intorno alle 22 e 45.
Chi non si toglie mai questa storia dalla testa lo sa bene: la colossale frana del TOC si staccò alle 22.39 del 9 ottobre del 1963, precipitò nel lago, scavalcò la diga con un’onda alta 250 metri e piombò come una palla di cannone compressa dalla gola del Vajont contro Longarone cancellandola dalla faccia della terra in due minuti.

Quella è l’ora… due o tre minuti dopo tutti gli abitanti di Longarone vengono spazzati via, disintegrati, polverizzati. E con loro i loro orologi che si fermano per sempre fissando il tempo dell’apocalisse.
E forse ancora di più mi ha commosso vedere le leggere differenze di orario fra un orologio e l’altro, forse dovute alle diverse posizioni in cui si trovavano i proprietari al momento della catastrofe, forse ancor più per le inevitabili regolazioni manuali, mancanze di precisione di apparecchi non sempre di particolare pregio.

Ecco… vederne uno fermo ad un orario addirittura precedente a quello della frana, lassù in alto, segno evidente di un orologio che semplicemente era regolato male, mi ha dato forse più di ogni altra cosa il senso di quanto quegli oggetti fossero testimoni di un momento di vita reale, della vita di centinaia di persone che in quel preciso momento è stata strappata via, dissolta nel nulla…
