Nell’ambiente scolastico i nostri figli passano ogni giorno molte ore. Quello che noi genitori ci auguriamo e che possano trovare tra quelle mura, oltre che l’istruzione necessaria per poter crescere e diventare quello che vorranno nella vita, anche il sostegno di insegnanti in grado di accompagnarli durante Il loro percorso, sostenendoli nei momenti di debolezza e aiutandoli a superare le difficoltà.
Capita a volte che questo non avvenga.
Veramente siamo abituati a vedere studenti che bullizzano in modo violento e maleducato i propri insegnanti, rendendoli ridicoli davanti a tutta la classe e sul web. La storia che vi vorrei raccontare oggi invece vede i ruoli invertiti.
Ad essere “ bulla” in questo caso è l’insegnante di una scuola media di Spoleto, in provincia di Perugia.
Che la donna non avesse una grande simpatia per uno dei suoi alunni, forse era chiaro a tutti, ma che arrivasse a pronunciare la frase: “Bisogna isolare quello scimpanzé, non dovete parlare più con lui”, forse nessuno se lo aspettava.
E così durante un giorno di assenza di uno degli studenti di origine nordafricana della sua classe, la prof ha pensato bene di fare un discorsetto agli altri ragazzi presenti.
Anziché trovare supporto nei suoi alunni, la professoressa ha trovato dei giovani che non erano affatto d’accordo con le sue parole e che hanno avvisato il compagno di scuola assente e la sua famiglia.
Alla fine di ottobre del 2020 il padre del ragazzo ha sporto denuncia ai Carabinieri.
La procura di Spoleto ha aperto un fascicolo a carico della donna per accertare quanto avvenuto.
Cosa ci si doveva aspettare a questo punto?
Sentite e accorate scuse da parte della professoressa.
Sentite e accorate scuse da parte della dirigente scolastica, con sospensione oppure allontanamento della donna per aver usato parole che mai nessuno nel suo ruolo avrebbe dovuto pronunciare.
L’anno scolastico è passato invece senza un nulla di fatto, nonostante questa non fosse la prima denuncia da parte della famiglia alla dirigente scolastica.
Sembra infatti che il ragazzo sia stato oggetto di altre frasi a sfondo razzista da parte di un’altra insegnante che si sarebbe ostinata a chiamarlo con il nome italianizzato. Quando il ragazzino ha fatto presente di chiamarsi in altro modo, la donna avrebbe risposto: “Io ti chiamo come mi pare, se non ti sta bene tornatene al tuo Paese”.
Anche in questo caso l’episodio era stato minimizzato dalla preside.
l’anno scolastico è finito, la storia ha avuto pochissima risonanza e nessuna conseguenza.
È tornata a galla ultimamente solo perché la denuncia di quanto avvenuto è finita sui social.
E lì, sotto gli occhi di tutti, non si poteva più fare finta di niente.
La questione è diventata politica, e per questo finalmente il 12 giugno scorso il ministero ha comunicato l’avvio di un provvedimento regionale e di un accertamento amministrativo per verificare l’accaduto.
Ora staremo a vedere se con l’intervento anche del ministero, ci sarà un cambiamento all’interno di questa scuola che ha più volte dimostrato di non percorrere la via dell’inclusione.
La cosa che più mi ha colpita leggendo diversi articoli nel web sull’argomento è stato il comportamento dei compagni di questo ragazzino, che lo hanno avvisato prendendo le distanze da quelle parole. Noi adulti dovremmo ricordarci che il mondo dei bambini e dei ragazzi è fatto di semplicità, e le differenze se esistono, sono quelle che insegniamo noi come genitori.
Vorrei chiudere raccontando una cosa a cui ho assistito personalmente, e che spero porti tutti noi a riflettere un po’ su ciò che insegniamo ai nostri ragazzi.
Nella scuola di mio figlio, nella classe prima della sua, c’è un bambino speciale.
Ogni giorno le insegnanti lo facevano uscire per mano ad una compagna o un compagno diverso. Un giorno è uscito con un bambino, che per tutto il tempo, non gli ha mai dato la mano e ha sempre guardato per terra.
La mamma del bambino speciale ha chiesto a suo figlio come mai il compagno non gli avesse dato la mano, se avessero per caso litigato. La risposta è stata questa: “Non mi ha dato la mano perché mi ha detto che lui non dà la mano a quelli diversi, perché a lui la diversità gli fa schifo”.
Ora io mi domando…. può un bambino di 7 anni avere la capacità di pronunciare delle parole così brutte?
Può un bambino di 7 anni formulare un pensiero di questo genere?
Io credo di no.
Per fortuna però in Italia non siamo razzisti….
