Sono passati molti anni da quel giorno in cui un folle, lanciato a tutta velocità, si scaglia contro i cancelli della Camera di Commercio situata a 7 Km da Nassiriya, a bordo di un camion cisterna blu, imbottito con un quantitativo imprecisato di tritolo – dai 150 ai 300 kg – e liquido infiammabile.
Quell’edificio è la base “Maestrale”. Ospita un contingente di Carabinieri e alcuni membri della Polizia Militare Romena.
Una mattina iniziata come tante, fra polvere e confusione, passanti indaffarati e bambini che corrono per strada giocando con niente. Il solito sole, il solito cielo azzurro.
Tutto cambia in attimo, quando quel camion compare all’orizzonte. Il carabiniere di guardia all’ingresso, Andrea Filippa, capisce subito che qualcosa non va. Si avvicina veloce, troppo veloce, un attimo e cerca di fare quello che può, perchè capisce il pericolo. Apre il fuoco, spara al conducente, che si accascia sul volente e poi all’uomo accanto a lui.

Ma non basta, l’urto è inevitabile, l’inferno si diffonde in terra, in un istante.
Nel cielo blu si alza un enorme pennacchio di fumo nero, l’esplosione che arriva con lo schianto è tremenda, coinvolge anche il deposito di munizioni lì vicino. Nell’attentato muoiono 19 italiani: 12 carabinieri, 5 militari e 2 operatori impegnati in alcune riprese. Muoiono anche 9 civili iracheni, mentre restano ferite 58 persone.
La strage avrebbe potuto avere dimensioni molto più considerevoli, ma l’atto eroico del carabiniere Filippa ha contenuto i danni.
Dolore e distruzione si diffondono nella città e nel nostro paese. Lo sgomento è tanto, anche perchè la nostra presenza a Nassiriya è per dar seguito alla missione di peacekeeping denominata Antica Babilonia, iniziata il 15 luglio.
La scelta di restare nella città è dettata dalla necessità di entrare in contatto con la popolazione e di instaurare con loro un rapporto basato sulla reciproca fiducia, portando avanti contemporaneamente l’addestramento delle forze di polizia locale e la gestione dell’aeroporto.

Un colpo durissimo. Qualcosa che forse non ci aspettavamo ma che dobbiamo ricordare. Negli anni successivi saranno molti i nostri militari a perire durante lo svolgimento delle loro mansioni umanitarie o di addestramento in queste terre senza pace. Ancora due giorni fa un altro attentato.
Quello che vorrei è ricordare quegli uomini, senza polemiche, senza parole di rabbia. Vorrei ricordare il loro sacrificio e quello di molti altri dopo di loro. Vorrei ricordare anche chi è sopravvissuto, che deve fare i conti con quello che è accaduto, e molto spesso con l’oblio a cui lo Stato di relega. Pensiamo solo che erano padri, figli, mariti, fidanzati, amici di qualcuno. Pensiamo senza polemiche, perchè già troppe ce ne sono.