Quando i matti occuparono il manicomio di Colorno

Tempo di lettura: 3 minuti

L'occupazione dell'ospedale psichiatrico coinvolse gli infermieri, i medici, i degenti e i loro familiari; realtà diverse, con storie differenti, ma con un unico obiettivo: trasformare una istituzione vecchia, chiusa, in un luogo di cura e di assistenza

Abbiamo la memoria corta e dimentichiamo cosa succedeva neppure cinquant’anni fa negli ospedali psichiatrici italiani, addirittura nei reparti in cui erano ricoverati minorenni dall’età di tre anni: parliamo di circa duecentomila bambini solo negli anni Sessanta. Nei padiglioni a loro riservati subivano elettroshock ai genitali se facevano la pipì a letto, erano legati per ore e giorni interi alle loro brande, seviziati e abusati sessualmente. Con l’unica colpa di essere caratteriali, in qualche caso disabili, sempre poveri. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di comprendere come nacquero i manicomi e quali mutamenti ci furono nella cura dei pazienti. Gli ospedali psichiatrici, istituiti in Italia a partire dal XV secolo, furono regolati per la prima volta nel 1904. Essi furono chiamati inizialmente manicomi o frenocomi. La costruzione di tali strutture venne richiesta da alcuni ordini monastici o dalle amministrazioni provinciali o da medici illustri.

A partire dal secondo dopoguerra, soprattutto con l’ascesa politica delle sinistre, iniziarono a mutare gli atteggiamenti verso questi luoghi.Nel 1961 Franco Basaglia iniziò da Gorizia a organizzare un movimento che aveva tra i suoi obiettivi anche la chiusura dei manicomi; tale attività collettiva confluirà poi nella successiva nascita del movimento di Psichiatria Democratica. Il 1968 fu l’anno della svolta: molti studenti universitari, che avevano già cominciato a frequentare il manicomio di Colorno come volontari, decisero di occuparlo e fu richiamata con prepotenza l’attenzione della città sui problemi della reclusione manicomiale. Si raggiunse così una situazione di stallo che, a livello nazionale, venne accompagnata da alcune notevoli modifiche alla legge Giolitti del 1904, varate dal ministro della Sanità Luigi Mariotti, con una legge stralcio che introduceva il ricovero volontario.

Un caso fondamentale, come già specificato, fu l’occupazione dell’ospedale psichiatrico di Colorno tra il 1968-1969. Prima dell’occupazione l’ospedale si presentava con una struttura molto vecchia, con molti malati e pochi medici ed infermieri. Vi era una rigida divisione tra uomini e donne, infermieri ed infermiere e dei reparti in base al grado del disturbo. Cosa avvenne a Colorno a cavallo tra il 1968 e il 1969?
Nella primavera del 1968 la protesta degli infermieri trovò consenso da parte del movimento studentesco che iniziò ad interessarsi all’ospedale, vedendo nella psichiatria il paradigma estremo della medicina di classe. Dal 27 al 30 gennaio 1969 si svolse a Parma il convegno “Medicina e psichiatria” ed è proprio qui che gli studenti iniziarono ad avanzare richieste sul miglioramento della struttura e il 2 febbraio decisero di occuparla. Le richieste vennero accolte ma la stampa locale si dimostrò contraria all’occupazione e il 28 febbraio un gruppo di infermieri, appoggiati dalle istituzioni e dalla stampa, iniziò la contro-occupazione. Iniziarono ad esserci incertezze sia da parte dell’amministrazione, che temeva di subire un danno economico se l’ospedale fosse stato chiuso, sia da parte dei sindacati, che per la maggior parte non appoggiarono la protesta. Il 9 marzo terminò l’occupazione. Alla fine del 1969 Basaglia divenne direttore dei servizi psichiatrici di Parma, mentre coloro che avevano lavorato con lui a Gorizia “migrarono” verso i servizi psichiatrici delle altre province. Grazie al caso Coda, più volte proposto in questa pagina, venne approvata la legge Basaglia (legge n. 180), che di fatto ha abolito i manicomi. Il Trattamento sanitario obbligatorio poteva essere effettuato solo “se esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici e se gli stessi non vengano accettati dall’infermo. Grazie, anche, all’occupazione del manicomio di Colorno si modificò in modo perenne la visione dei pazienti psichiatrici.

BIBLIOGRAFIA

  • Valeria Paola Babini, Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del novecento, Il mulino, Bologna
  • L’avvenire, La follia di internare i più piccoli, Laura Badaracchi venerdì 17 marzo 2017

CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su whatsapp
Condividi su email

COMMENTI

ARTICOLI CORRELATI

Le nostres storie direttamente nella tua mailbox