Pepe Mujica, il presidente più povero del mondo

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«Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere». La storia del Pepe, il presidente più povero del mondo.

José Alberto Mujica Cordano è un politico uruguaiano, conosciuto pubblicamente come Pepe Mujica, senatore della repubblica e capo dello Stato dal 1º marzo 2010 al 1º marzo 2015. Con un passato da guerrigliero ai tempi della dittatura, fu eletto deputato, senatore e nominato ministro dell’allevamento, agricoltura e pesca. Fu leader del Movimento di Partecipazione Popolare, raggruppamento maggioritario del Fronte Ampio, fino alle sue dimissioni avvenute il 24 maggio 2009. Il 30 novembre 2009 vinse le elezioni presidenziali.

Mujica riceveva dallo Stato uruguaiano un appannaggio di 260.259 pesos (~8.300 euro) al mese per il suo lavoro alla guida del Paese, ma ne donava circa il 90% a favore di organizzazioni non governative e a persone bisognose. La sua automobile è un Volkswagen Maggiolino del 1987  donatagli da alcuni amici.
Vive in una piccola fattoria a Rincón del Cerro, alla periferia di Montevideo.
In riferimento alla piccola quota di stipendio che tratteneva per sé (circa 800 euro) che lo fece soprannominare anche il “Presidente più povero del mondo”, Mujica dichiarò in un’intervista al quotidiano colombiano El Tiempo che tale quantità di denaro gli era sufficiente, alla luce del fatto che molti suoi connazionali devono vivere con meno.
La sua visione politica si può rintracciare nelle dichiarazioni rilasciate in questi lunghi anni di militanza e nell’approvazione di leggi di cui ha sempre rivendicato la paternità.
Iniziamo ad analizzare il pensiero politico;
Mujica ha sempre sostenuto che a guidare la vita di ciascuno debba essere il principio della sobrietà: «Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere… Lo spreco è [invece] funzionale all’accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo [magari indebitandosi] sino alla morte.»

Riconoscendo l’indispensabilità del mercato, ma criticandolo per migliorarlo, Mujica non disconosce la funzione positiva del capitalismo che «so bene che […] serve a produrre ricchezza, quindi tasse, buone per i servizi di cui anche i poveri si avvantaggiano.»
È comunque errato promettere la felicità per il futuro sacrificando la generazione del presente: occorre muoversi con una visione gradualista che abbia come obiettivo reale immediato l’eudemonia piuttosto che un improbabile edonismo: «La mia idea di felicità è soprattutto anticonsumistica. Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiare ogni cosa il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non possiamo più farlo, soffriamo la povertà. Ma nella vita è più importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per consumare sempre di più. Non faccio nessuna apologia della povertà, ma soltanto della sobrietà.»
Durante il periodo della sua presidenza ottenne molti risultati tra cui, a partire dal 2013, l’istituzione del matrimonio omosessuale per i cittadini uruguaiani che ne facessero richiesta.
Un secondo risultati fu la legalizzazione delle droghe leggere, specie la cannabis, di cui sono state autorizzate la coltivazione fino a sei piante per uso personale, e quella statale per quantità superiori, destinate alla libera vendita nelle farmacie. Quest’ultima legge è entrata in vigore nell’aprile 2014. Nello stesso anno fu approvata la nuova legge sull’aborto.
Alcune settimane fa ha deciso di abbandonare il senato con questa dichiarazione: “Non mi resta molto da vivere, devo gestire bene il mio tempo. Inoltre, se non posso muovermi per svolgere la mia attività sarei davvero un cattivo senatore”.
Buon viaggio Pepe.

BIBLIOGRAFIA

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