Non vi è mai una data certa, o una verità assoluta per la nascita di una città. Miti e leggende spesso prendono il posto della realtà, per esaltarne il vissuto, le gesta vittoriose o meglio per infangare le violenze commesse, nasconderle al buio, dove la storia non le potrà più evocare. Ricoprendo quel sangue versato di gloria e splendore. Durante l’Età del Ferro (diffusa prima nel Nord Italia e poi nel resto dell’Europa 7° sec. a.C.) la regione padana fu abitata dalle civiltà golasecchiane che fungevano come centro nevralgico, commerciale e strategico tra gli Etruschi e le popolazioni transalpine. Molto probabilmente anche Milano fu fondata da questa popolazione, che lascia le sue tracce nell’area di Palazzo Reale e del Policlinico.

Secondo Tito Livio nella sua storia di Roma “Ab urbe condita” la fondazione di Milano coinciderebbe con l’ascesa di Belloveso, antico principe che all’inizio del IV secolo a.C., discese dalla Gallia per occupare il nord Italia. I Celti facevano parte dei tre ceppi etnici della Gallia, che sotto il dominio dei Biturigi fornivano un re al proprio popolo. Governava in quel tempo Ambigato, un re potentissimo e saggio che portò la Gallia sotto un periodo di forte ricchezza e di abbondanza agricola e commerciale da causare un massiccio incremento della popolazione, quindi diverse esigenze di espansione dei confini e di nuove conquiste. Secondo la leggenda il re inviò i valorosi nipoti, figli di sua sorella verso terre nuove da conquistare; Segoveso partì verso le terre del Danubio, un’antica foresta primordiale che manteneva ancora le tracce dell’origine della terra denominata Ercinia.
Belloveso invece discese verso la penisola italica, attraversando le alpi pungenti nella regione della Dora; lì dopo aver combattuto a campo aperto in una sanguinosa guerra contro gli Etruschi, poco distante dal fiume Ticino, ebbero la meglio e si accamparono nella zona arcaica denominata terra degli Insubri. Questo racconto si fonda tra mito e realtà, ma quel che di certo c’è, è che furono i Celti a fondare la città di Milano, che deriverebbe dalla traduzione di un termine celtico di “terra in mezzo” o “luogo sacro in mezzo”, naturalmente non furono né i primi ospiti né i più duraturi. Il simbolo più antico che rappresentava la città di Milano fu una scrofa, (sicuramente meno nobiliare per i nostri canoni del serpente Visconteo che divenne lo stendardo della città nei secoli successivi) un animale sacro, materno e simbolo di prosperità, di quella natura matriarcale delle antiche popolazioni agricole che basavano la loro religione sul ciclo della natura.

L’immagine della scrofa persiste anche in epoca romana e nel medioevo ancora il suo simbolo era presente a ridosso delle mura difensive della città. Una leggenda nata nei secoli successivi, quindi poco attendibile di fonti storiche, narra che il nome di Milano derivi proprio da questa scrofa, che i galli di Belloveso ritrovarono nella città, dopo la conquista; essi videro questo animale, forse in forma di monumento, o in forma fisica di una scrofa con la metà del corpo ricoperta da una folta lana. Da qui “medio lanea”; Mediolanum.
Peccato però che il celebre rilievo della scrofa ancora visibile in un’arcata del Broletto nuovo, risalente ad un’epoca antichissima non abbia il manto ricoperto per metà, ma appare completamente irsuta. Dunque la teoria più probabile è che essa fu un simbolo sacro preesistente di una civiltà che venerava questa scrofa primordiale quando la civiltà umana si affidava alla natura in un culto matriarcale.