Eduard Anatolyevich Streltsov nacque a Perovo, un quartiere orientale di Mosca, il 21 luglio 1937, figlio di Anatoly, soldato di prima linea nonché ufficiale dell’intelligence, e Sofia.Anatoly non fece ritorno in famiglia dopo la seconda guerra mondiale, scegliendo di stabilirsi a Kiev; Sofia, lavorando in fabbrica riuscì a sostenere Eduard. La conseguenza del comportamento del padre fu la scarsa educazione scolastica del figlio, il quale spendeva tutti i momenti liberi inseguendo il pallone e immaginando d’indossare la maglia della sua squadra preferita, lo Spartak Mosca. Esordì in una squadra locale, divenendo il più giovane a giocare in prima squadra. Nel 1953, all’età di sedici anni, la sua squadra affrontò in una partita amichevole il Torpedo Mosca. Il giovanissimo Streltsov impressionò l’allenatore avversario tanto da garantire il passaggio del ragazzo nelle file della Torpedo. All’età di 16 anni, Streltsov fece il suo debutto con la maglia della Torpedo, giocando tutte le partite del campionato e segnando quattro gol. La squadra giunse nona in campionato, in calo rispetto alla terza posizione dell’anno precedente.

Nella sua seconda stagione, Streltsov fu il marcatore più prolifico del campionato, segnando 15 gol in 22 partite, conducendo la propria squadra al quarto posto. Nello stesso periodo, 1955, Streltsov fu convocato per la prima volta in nazionale. Il suo debutto avvenne in una partita amichevole contro la Svezia. La partita si giocò a Stoccolma il 26 giugno e il ragazzo segnò una tripletta. Pochi giorni dopo, sempre in amichevole, contro la nazionale d’India, Streltsov segnò un’altra tripletta. Seguirono altre due amichevoli dove andò a segno ancora una volta. Alla fine del 1955, il ragazzo aveva segnato 7 goal in nazionale in 4 apparizioni. Il tutto a soli 18 anni. Streltsov continuò a segnare regolarmente per Torpedo, collezionando 12 gol in campionato durante la stagione 1956; a novembre dello stesso anno fu convocato per i Giochi Olimpici di Melbourne. Streltsov segnò tre gol nella vittoria contro l’Australia, in una partita non ufficiale, il 15 novembre, prima di segnare un goal nella prima partita del torneo contro la Germania, nove giorni dopo. I sovietici giocarono contro l’Indonesia nei quarti di finale e incontrarono la Bulgaria in semifinale. La nazionale sovietica ebbe la meglio solo ai supplementari. L’allenatore decise di non schierarlo nella finale contro la Jugoslavia. L’Unione Sovietica vinse e Nikita Simonyan, il giocatore che aveva preso il suo posto, offrì a Streltsov la propria medaglia d’oro. Un’offerta che il giocatore rifiutò dicendo “Nikita, vincerò molti altri trofei”. (All’epoca le medaglie erano assegnate esclusivamente ai giocatori che erano scesi in campo nelle finali). Continuò a segnare regolarmente sia nella squadra di club che in nazionale, ottenendo diversi voti nelle classifiche annuali del Pallone d’oro.

Nel frattempo iniziarono a circolare voci sulle passioni extra-calcistiche di Streltsov. Il ragazzo dedicava molto tempo all’alcol e alle donne. Inoltre, si vociferava, che vestisse all’inglese. Per il governo russo stava diventando un problema poiché “Streltsov stava diventando un po ‘troppo celebrità”. Nel 1957 il ragazzo, appena ventenne, si avvicinò a Svetlana Furtseva, la figlia sedicenne del primo membro femminile del Politburo Ekaterina Furtseva. La madre incontrò per la prima volta Streltsov al Cremlino durante una festa indetta per celebrare la vittoria olimpica del 1956. Furtseva “suggerì” al calciatore di sposare la figlia; Streltsov rispose “Io ho già una fidanzata e non la sposerò [Svetlana]”. In seguito, mentre era ubriaco, gli fu sentito dire “Non avrei mai sposato quella scimmia” e “Preferirei essere impiccato piuttosto che sposare una ragazza del genere”, umiliando Furtseva, un ministro molto vicino al premier sovietico Nikita Krusciov. Quasi nessuno sapeva del fidanzamento del ragazzo con Alla Demenko; la coppia decise di sposarsi il 25 febbraio 1957. Il Dipartimento del calcio sovietico criticò sia il giocatore che la sua squadra per il matrimonio, poiché era avvenuto durante la preparazione del campionato. Anche il Partito Comunista era diffidente, e considerava Streltsov un possibile disertore poiché aveva attirato l’interesse di club francesi e svedesi. Il suo file negli archivi del partito includeva il commento: “secondo una fonte verificata, Streltsov disse ai suoi amici nel 1957 che gli era sempre dispiaciuto ritornare in URSS dopo viaggi all’estero.” Dopo essere stato espulso durante una partita a Odessa, nell’aprile del 1957, il quotidiano sportivo ufficiale del partito, il Sovetsky Sport, pubblicò un articolo intitolato “Questo non è un eroe”, nonché lettere scritte da membri del proletariato, che descrivevano Streltsov come un “esempio del mali dell’imperialismo occidentale “. La macchina del fango era entrata in azione.

Poche settimane dopo, Streltsov, che si trovava in ritiro con la nazionale sovietica in vista dei mondiali del 1958, fu invitato a una festa da un ufficiale militare sovietico, Eduard Karakhanov. Il risultato fu che il ragazzo, insieme ai giocatori dello Spartak Mikhail Ogonkov e Boris Tatushin, fu arrestato con l’accusa di aver violentato una ragazza di nome Lebedeva. Le prove contro Streltsov erano “confuse e contraddittorie”, persino nelle parole della stessa Lebedeva. L’allenatore della squadra, Gavriil Kachalin, in seguito affermò che, visto l’intervento di alti funzionari del partito comunista, il ragazzo non poteva essere aiutato. Sempre Kachalin parlò di un intervento personale di Krusciov, alimentato dal rancore della Furtseva. La giovane moglie, conosciute le infamanti accuse, abbandonò Streltsov al proprio destino. Al processo furono presentate prove schiaccianti, tra cui fotografie di graffi sul viso della Lebedeva e di Streltsov. Al calciatore fu promesso che, in cambio di una confessione, avrebbe mantenuto il posto nella nazionale di calcio per i mondiali del 1958. Giunse la confessione insieme a una condanna a 12 anni di lavori forzati in un Gulag. A Ogonkov e Tatushin, nel frattempo, fu proibito di giocare a qualsiasi tipo di calcio organizzato per tre anni e gli fu proibito di rappresentare l’URSS a vita. Nel gulag in cui fu incarcerato, Streltsov fu preso di mira da un giovane criminale che gli inflisse così tanti danni fisici che trascorse quattro mesi nell’ospedale della prigione, soffrendo di lesioni causate da colpi di una “sbarra di ferro”.Le autorità del campo iniziarono ad includere Streltsov nelle partite di calcio per calmare i detenuti nei momenti difficili; un prigioniero, Ivan Lukyanov, in seguito disse: “Abbiamo adorato Streltsov, credevamo che sarebbe tornato al calcio. E non solo noi”. Streltsov fu rilasciato il 4 febbraio 1963, cinque anni dopo la sua condanna e, a causa del divieto di giocare a calcio professionistico, iniziò a dividere il suo tempo tra il lavoro nella fabbrica di ZiL e lo studio dell’ingegneria automobilistica nell’annesso collegio tecnico .Sposò una ragazza, Raisa Mikhailovna, nel settembre del 1963. Iniziò a giocare per la squadra della fabbrica. In poche settimane le partite iniziano ad attrarre grandi folle esaltate dal gioco di Streltsov. Nell’ottobre 1964, Kruscev fu sostituito come Primo Segretario del Partito Comunista da Leonid Brezhnev, che poco dopo aver assunto l’incarico ricevette una lettera firmata da decine di migliaia di persone, tra cui eroi del lavoro socialista e membri del partito, che chiedevano la cancellazione del divieto imposto a Streltsov. Alcuni membri del partito, però, erano diffidenti nei confronti di un suo potenziale ritorno, temendo che l’inclusione di Streltsov nella squadra nazionale potesse portare a un incidente internazionale. Breznev decise di cancellare il divieto, sostenendo che come uomo libero Streltsov dovrebbe essere in grado di usare la propria professione. Gli fu autorizzato di tornare alla Torpedo. Tornò a giocare come se il tempo non fosse mai trascorso, conducendo la propria squadra alla vittoria in campionato. Rientrò in nazionale e fece diverse apparizioni, con gol, nelle coppe europee. Fu votato calciatore sovietico dell’anno nel 1967.Abbandonò il calcio nel 1970, a 33 anni. Durante la sua carriera giocò 38 partite, con 25 goal, con la maglia della nazionale e 222 partite, con ben 99 goal, con quella della Torpedo. Morì nel 1990 a causa di un cancro alla gola. La prima moglie, Alla, affermò, che il male si era presentato a causa del cibo irradiato che gli era stato servito nei campi. Sette anni dopo, Marina Lebedeva, la donna che Streltsov aveva confessato di aver stuprato, fu vista posare fiori nella sua tomba a Mosca il giorno dopo l’anniversario della sua morte. In conclusione, le infamanti accuse di stupro non furono dettate solo dal rancore della Furtseva, peraltro molto influente, ma anche dal fatto che nella primavera del 1958 Streltsov rifiutò due trasferimenti, prima al Cska Mosca e poi alla Dinamo, i due club rispettivamente sotto il controllo dell’Armata Rossa e del Kgb.