
“LA BANDA DI BARBIERI ERA ATTREZZATA
FACEVA LE RAPINE A MANO ARMATA
SETTE E SETTE E SETTE FANNO VENTUNO
ARRIVA LA VOLANTE E NON C’È PIÙ NESSUNO.”

Chi era questo Barbieri, tanto famoso a Milano da far riadattare la nota canzone Porta Romana bella?
Nato e cresciuto in via Pietro Borsieri a Milano, all’Isola, un tempo noto per essere popolato da esponenti della ligera (o leggera, e anche lingera, era la criminalità organizzata presente a Milano fino alla prima metà del XX secolo, quando fu soppiantata da quelle siciliane, calabresi e dai clan camorristici).
Entrando nello specifico, la ligera era una forma di microcriminalità, composta da criminali comuni quali borseggiatori, piccoli rapinatori, protettori, ladri d’appartamenti, truffatori, strozzini, contrabbandieri, ricettatori e allibratori. Alcuni giovani ligera divennero in seguito banditi celebri: Francis Turatello, Renato Vallanzasca, Luciano Lutring, Ugo Ciappina, Luciano De Maria, Arnaldo Gesmundo, Enrico Cesaroni, Bruno Brancher, Carlo Bollina detto il Paesanino, Luigi Rossetti detto Gino lo zoppo, Sandro Bezzi e il boss dell’Isola Garibaldi Ezio Barbieri.
Alcuni appartenenti erano detti anche “locch”, dallo spagnolo “loco” ossia pazzo, in dialetto milanese inteso come “teppista”, la versione meneghina del guappo napoletano. Lo scrittore milanese Cletto Arrighi, famoso per aver redatto il vocabolario milanese/italiano per la casa editrice Hoepli, dedicò alcune sue pagine alla figura del “locch” nel romanzo sociale La canaglia felice (1885) e nell’opera collettiva Il ventre di Milano. Fisiologia della capitale morale (1888).
Cerchiamo di conoscere meglio la figura del bandito dell’Isola.
Ezio Barbieri è noto per essere stato un famoso rapinatore dell’immediato secondo dopoguerra, il capo della banda della Aprilia nera. A bordo di una Lancia targata 777, il numero del centralino della polizia milanese, Ezio Barbieri e la sua banda formavano posti di blocco improvvisati derubando passanti, rapinavano banche o realizzavano scorrerie aventi come bersaglio industriali colpevoli di fare gli incettatori di merce con la borsa nera. Le incursioni finivano spesso con la redistribuzione del bottino fra la povera gente del quartiere dove vigeva l’omertà sulla reale identità dei componenti della banda.
Dopo numerosi arresti ed evasioni, fu infine catturato la sera del 26 febbraio 1946 alla cascina Torrazza a Milano, e in quello stesso giorno il suo amico e complice Sandro Bezzi venne ucciso dalle forze dell’ordine fra via Morandi e via Bolzano a Turro. Dopo aver tentato invano altre evasioni, Ezio Barbieri fu coinvolto suo malgrado nella più grande rivolta carceraria del secondo dopoguerra, la cosiddetta Pasqua rossa del carcere di San Vittore di Milano, esplosa il 21 aprile 1946 e sedata quattro giorni dopo, da cui lo scrittore Alberto Bevilacqua ha tratto il romanzo La Pasqua rossa in cui Barbieri è uno dei protagonisti.
Condannato a 30 anni di carcere duro, Ezio Barbieri iniziò una lunga odissea per i penitenziari d’Italia e solo nel 1971 inizierà una nuova vita a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, da uomo libero come commerciante di vini e abbigliamento.
l’ex bandito vivrà in Sicilia fino alla scomparsa all’età di 95 anni.