Heinrich Himmler, l’architetto del genocidio

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Heinrich Himmler, l’architetto del genocidio, progettò con freddezza e lucidità l'eliminazione di tutti gli indesiderati al regime, ma soprattutto degli ebrei...
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Heinrich Luitpold Himmler nacque a Monaco di Baviera il 7 ottobre 1900.
Suo padre, Joseph Gebhard Himmler, era insegnane di scuola superiore, sua madre, Anna Maria Heyder, fervente cattolica benestante, era casalinga.
Ebbero 3 figli, Gebhard, Heinrich e Ernst.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Heinrich aveva 14 anni. Grazie alle conoscenze del padre, ben introdotto nella società dell’epoca, aveva ottenuto la possibilità di trovare un posto come ufficiale cadetto, ancora prima di finire la scuola.
Ma la fine della guerra infranse il suo sogno di andare al fronte a combattere.
Frequentò con profitto l’università. Terminai gli studi di agraria nel 1922, trovò subito lavoro in una ditta di concimi e poi, per un lungo periodo, allevò polli. Molo legato alla terra, credeva che dalla tradizione contadina sarebbe partita la salvezza della Germania.
Nel 1923 si iscrisse al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori, con la tessera n° 156. In lui cresceva forte un sentimento di odio profondo verso gli ebrei, considerati razza inferiore, il vero cancro della nazione e dell’Europa.
Nella notte tra l’8 novembre e il 9 novembre partecipò al  Putsch di Monaco, colpo di stato organizzato da Adolf Hitler e di Erich Ludendorff. Il fallimento dell’azione portò all’arresto di molte persone, fra cui lo stesso Hitler.
Himmler, considerato un semplice partecipante, non fu arrestato. Il PNL fu messo fuorilegge.
Nel 1925, rimasto senza lavoro, decise di entrare nel Movimento di liberazione nazionalsocialista di Erich Ludendorff. Poco dopo incontrò Gregor Strasser, di cui divenne segretario personale.
L’anno successivo conobbe Margarete Boden, che diventò sua moglie nel 1928. Dalla loro unione nacque l’8 agosto 1929 una bambina, Gudrun Margarete Elfriede Emma Anna. Rimasero insieme fino alla fine, nonostante lui fosse incline al tradimento e fautore della poligamia.

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Dopo la ricostruzione del NSDAP, Heinrich Himmler scalò rapidamente i vertici del partito.
Nel gennaio 1929 fu nominato da Hitler Comandante in capo delle Schutzstaffeln.
Da quel giorno Himmler fece di tutto per far diventare le SS un vero e proprio esercito al servizio del Reich, composto da uomini che avrebbero giurato fedeltà personalmente al Führer, fino alla morte, dediti alla tortura e all’omicidio. Fino al 1935 i componenti del SS venivano scelti direttamente da lui: fisico atletico, biondi, occhi azzurri, l’incarnazione del perfetto ariano.
Il definitivo consolidamento della figura delle SS avvenne nella notte del 30 giugno 1934, passata alla storia come la notte dei lunghi coltelli, orchestrata magistralmente da Himmler e Heydrich, le due facce del male.
Il 20 luglio Himmler ottenne il controllo della Gestapo, come premio alla sua fedeltà, e le SS furono ufficialmente riconosciute come organizzazione autonoma nell’ambito del partito.
Il suo progetto di creare una grande nazione, composta da uomini di razza superiore, stava lentamente prendendo forma.
Nel 1935 fondò l’organizzazione Fonte della Vita, progetto Lebensborn, che metteva a disposizione delle case dove ragazze nubili tedesche avrebbero potuto mettere al mondo piccoli ariani di pura razza, che avrebbero assicurato un futuro alla Germania e alle SS.

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A partire dal 1941 diede il via anche al processo di germanizzazione, col quale bambini stranieri orfani, oppure strappati alle loro famiglie, forti e sani, avrebbero dovuto essere portati in Germania per essere adottati da famiglie tedesche fedeli al regime. Sui treni che li trasportavano si leggeva la scritta… Bambini per accrescere il Reich.
Nel 1936 fu nominato comandante dell’attività di polizia, politica e segreta dell’intera Germania.
Il suo regno del errore era iniziato.
La guerra con l’Armata Rossa diede il via ad una vera e propria campagna di sterminio di massa. Per lo scopo furono utilizzate le Einsatzgruppen, sotto il diretto controllo di Heydrich, impiegate prevalentemente in Unione Sovietica, Polonia e Ungheria per annientare ebrei, zingari e avversari politici, mediante fucilazione di massa o utilizzo di autocarri convertiti in camere a gas – Gaswagen.
In 6 mesi di attività l’Einsatzgruppen uccise circa 500.000 persone, costringendole a scavarsi la fossa. Himmler fu spesso presente. Durante il massacro di Babij Jar si rese cono che alcuni soldati erano colpiti dalla brutalità delle azioni e che le operazioni avvenivano troppo lentamente.
Cominciò allora a pensare quale potesse essere il modo migliore per risolvere definitivamente la questione ebraica.
Con l’aiuto del suo braccio destro, Reinhard Heydrich e poi di Adolf Eichmann, ideò e programmò lo sterminio dei cosiddetti “inferiori alla razza ariana”.

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Alla conferenza di Wansee, tenutasi nel gennaio 1942, vennero esposti i punti fondamentali della «soluzione finale della questione ebraica». La gestione dell’operazione rimaneva di competenza delle SS, sotto l’autorità suprema di Himmler e di Heydrich, e veniva spostata all’interno dei lager. Furono determinate con esattezza le categorie di interessate dai provvedimenti, concordate le procedure per deportare 11 milioni di persone da destinare ai campi di concentramento e sterminio e stabilito che una parte sarebbe stata indirizzata al lavoro, mentre gli inabili direttamente eliminati.
Con l’utilizzo del gas, monossido di carbonio prima, Zyclon-B dopo, l’efficacia dello sterminio di massa venne aumenta.
Il 17 luglio 1942 Himmler fece visita ad Auschwitz. Quel giorno venne ordinato a 449 ebrei olandesi di spogliarsi e di andare a fare una doccia, mentre lui osservava da uno spioncino, sorridente e compiaciuto. Il suo sogno di veder sterminare ebrei ed indesiderati si stava avverando.
Nell’agosto del 1943 Hitler lo nominò Ministro degli Interni. Da quel giorno era diventato il n° 2 del Terzo Reich.
Molto interessato alla sperimentazione, esortava all’utilizzo di materiale umano, soprattutto nel Blocco 5 di Auschwitz, dove lavorava il suo amico dottor Sigmund Rascher. Seguì personalmente i suoi esperimenti e quelli per combattere l’omosessualità del dottor Carl Peter Vaernet.
Le cavie umane erano sottoposte a ipotermia estrema e alla pressione dell’aria, per testare la loro resistenza. Si verificarono numerosi decessi di cui Himmler non si preoccupò affatto.
Durante un discorso pubblico dichiarò: «Se 10.000 donne russe muoiono dalla fatica scavando trincee anticarro, l’unica cosa a cui io sia interessato è che le trincee siano state completate […]. Noi tedeschi, l’unico popolo ad aver un corretto atteggiamento nei confronti degli animali, abbiamo la capacità di estendere tale atteggiamento anche a questi animali umani.»
Con le sorti della guerra che volgevano al peggio per la Germania, Himmler andò a fare visita a Hitler il 20 aprile 1945, in occasione del suo compleanno, mentre si trovava al Führerbunker. Il giorno dopo incontrò Norbert Masur, un inviato del Congresso mondiale ebraico, per negoziare il rilascio di tutti gli ebrei ancora reclusi e la consegna dei campi di concentramento, senza opporre resistenza.
Himmler accettò tutte le richiese, ben sapendo che nel frattempo erano già in corso le “marce della morte” dai campi di Sachsenhausen, Dachau e Flossenbürg. Lui stesso aveva impartito ordini specifici perché tutti i detenuti fossero eliminati prima dell’arrivo degli alleati.
Il 23 aprile negoziò la resa sul fronte occidentale; gli alleati non accettarono e la sua proposta, che equivaleva ad un tradimento, fu diffusa il 28 aprile da Radio Londra.
Hitler, furioso, lo sollevò da tutti gli incarichi.
Dopo la morte del Führer, cercò di far parte del nuovo governo, ma non riuscendoci, decise di fuggire e di nascondersi tra i miliari della Wehrmacht. Con un gruppo di SS, nei pressi del villaggio di Barnstedt, sotto il falso nome di Heinrich Hitzinger, fu fermato il 22 maggio da alcuni soldai inglesi e portato al campo di prigionia 031. Svelata la sua vera identità, Himmler cercò di ottenere un trattamento privilegiato, ma invano.
Il giorno successivo fu nuovamente interrogato. Mentre veniva sottoposto a perquisizione per verificare che non nascondesse del veleno, spezzò una capsula di cianuro che aveva inserito in una fessura tra i denti. Dopo 10 minuti di agonia e una lavanda gastrica, Heinrich Luitpold Himmler morì. Il 26 maggio il suo cadavere fu seppellito da alcuni soldati inglesi in qualche punto di un bosco nei pressi di Luneburgo. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
Finiva così la storia dell’architetto del genocidio, all’apparenza mite e timido, ma che in un attimo sapeva trasformarsi in un uomo violento e spietato.

BIBLIOGRAFIA

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