Gli incredibili esperimenti nazisti sugli esseri umani

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Nei campi di concentramento nazisti, venne effettuata sperimentazione umana usando come cavie i deportati. Questa è la narrazione di quell'incredibile e raccapricciante aspetto del nazismo.

Nei campi di concentramento nazisti, venne effettuata sperimentazione umana usando come cavie i deportati. Tali esperimenti sono stati ritenuti crudeli, al pari di quelli operati nello stesso periodo dall’Unità 731 dell’esercito giapponese, e per questo medici e amministratori coinvolti furono condannati per crimini contro l’umanità in alcuni Processi secondari di Norimberga. I fini dichiarati erano in molti casi quello di verificare la resistenza umana in condizioni estreme o di sperimentare degli antinfiammatori, ma i fini non sono riconducibili ad altro che alla perversione del personale medico.
Un esempio lampante del sadismo dei nazisti lo possiamo ritrovare negli esperimenti relativi ai raggi X e alla castrazione.
Viktor Brack, un funzionario della Cancelleria molto attivo nel Programma T4 (l’eliminazione dei disabili tedeschi), aveva escogitato un impianto di sterilizzazione sulla falsariga di una catena di montaggio, operante “in modo del tutto impercettibile” da dietro un banco. Alla vittima ignara si doveva far credere di riempire dei moduli, operazione destinata a durare per due o tre minuti. Il funzionario seduto dietro il banco metteva in funzione l’apparecchiatura ruotando un interruttore che attivava simultaneamente due valvole termoioniche a raggi X (poiché l’irradiazione doveva operare da entrambi i lati). Con un’installazione a due valvole potevano essere sterilizzate circa 150-200 persone al giorno e quindi, con venti installazioni, sino a 3000-4000 al giorno. Questa era l’idea proposta da Brack, che andava perfettamente d’accordo con l’ideologia nazionalsocialista.
I soggetti sperimentali (maschi giovani abbastanza sani e ragazze di età poco inferiore o poco superiore a vent’anni) venivano allineati in una sala d’attesa e introdotti uno per uno, spesso completamente all’oscuro di ciò che si stava preparando per loro. Nella versione successiva, più complessa, del macchinario, le ragazze venivano poste fra due lastre che comprimevano loro l’addome e il dorso; gli uomini poggiavano il pene e i testicoli su una lastra speciale. Schumann azionava poi la macchina che emetteva un forte ronzio, e la durata del trattamento arrivava fino a otto minuti. Molte donne uscirono dall’applicazione con ustioni notevoli, che potevano infettarsi; molte svilupparono sintomi di peritonite, fra cui febbre, forti dolori e vomito. Dopo l’esposizione ai raggi X, le ovaie delle donne venivano asportate chirurgicamente ed esaminate in laboratorio per accertare se i raggi X fossero stati o no efficaci nella distruzione dei tessuti. Gli uomini non subivano una sorte migliore. Oltre agli eritemi da scottatura attorno allo scroto, i posteriori racconti delle vittime parlano della raccolta del loro sperma, e del brutale massaggio della prostata per mezzo di pezzi di legno introdotti nel retto. Veniva poi effettuato un intervento chirurgico al fine di asportare un testicolo, o entrambi. Gli sviluppi postoperatori erano disastrosi e comprendevano emorragie, setticemie, assenza di tono muscolare conseguente alle ferite, cosicché molti morivano rapidamente, mentre altri venivano mandati a fare un lavoro che li avrebbe fatti morire in poco tempo.
Nell’agosto del 1941 le notizie trapelate sulla eliminazione dei disabili formarono un movimento di opposizione dell’opinione pubblica tedesca che il regime nazista non era riuscito a convincere quando tra il 1935 e il 1937 si era servito di documentari propagandistici prodotti dal NSDAP, volti a favorire presso l’opinione pubblica il programma di eugenetica nazista demonizzando le persone affette da malattie e ritardi mentali.
La contrarietà pubblica a cui si aggiunse la riprovazione esplicita delle Chiese causò un’interruzione dello sterminio che tuttavia proseguiva indisturbato nelle regioni conquistate dai nazisti: come accadde per esempio in Italia dove gli ebrei disabili negli ospedali psichiatrici di Venezia furono internati ad Auschwitz-Birkenau.
La testimonianza di Viktor Brack, durante il processo intentatogli per crimini di guerra nel 1947, ci aiuta a comprendere: «Nel 1941 ricevetti l’ordine di sospendere il programma eutanasia. Per non lasciar disperdere il personale che in tal modo veniva messo in libertà e per essere eventualmente in grado di riprendere il programma eutanasia dopo la guerra, Bouhler mi invitò – credo dopo averne parlato con Himmler – a mandare questo personale a Lublino e a metterlo a disposizione del generale delle SS Globocnik. Solo molto tempo dopo, verso la fine del 1942, mi resi conto che veniva impiegato nello sterminio in massa degli ebrei, oramai di pubblico dominio nelle sfere più alte del partito”.»
Viktor Brack fu catturato dopo la fine della guerra e sottoposto nel 1947 a uno dei 12 processi secondari intentati dall’IMT (International Military Tribunal), da tribunali composti da giudici statunitensi a carico di coloro che venivano accusati di crimini contro l’umanità per aver partecipato come dottori o organizzatori ad esperimenti su esseri umani in nome della scienza.
Fu condannato a morte ed impiccato il 2 giugno 1948 a Landsberg.

Fabio Casalini

BIBLIOGRAFIA

  • Luca Grippa e Maurizio Onnis, Il fotografo di Auschwitz – «Il mondo deve sapere», Milano, Edizioni Piemme, 2013
  • Luciano Sterpellone Le cavie dei Lager Mursia, 2009
  • Zaffiri, Gabriele, Kaiser Wilhelm gesellschaft, Nicola Calabria Editore, Patti (ME), 2006

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