Giuseppe Pinelli, l’anarchico che scoprì di non saper volare

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Nato a Milano, nel quartiere popolare di Porta Ticinese, il 21 ottobre 1928, finite le scuole elementari deve andare a lavorare prima come garzone, poi come magazziniere, per mantenersi e aiutare la famiglia. Legge, però, molti libri per colmare i suoi studi lacunosi, fino ad avere una buona cultura autodidatta....

Nato a Milano, nel quartiere popolare di Porta Ticinese, il 21 ottobre 1928, finite le scuole elementari deve andare a lavorare prima come garzone, poi come magazziniere, per mantenersi e aiutare la famiglia. Legge, però, molti libri per colmare i suoi studi lacunosi, fino ad avere una buona cultura autodidatta.

Nel ’44/’45 partecipa alla Resistenza antifascista come staffetta della Brigata autonoma Franco, qui conosce l’anarchico Angelo Rossini, attraverso cui entrerà nel movimento libertario. Il fatto che Rossini compaia anche negli elenchi delle Brigate Bruzzi Malatesta fa supporre che tra le due formazioni vi fosse un collegamento. Dopo la fine della guerra “Pino”, come è chiamato, continua l’attività nel movimento anarchico a Milano. Nel 1954 vince un concorso ed entra nelle Ferrovie dello Stato come manovratore. L’anno successivo si sposa con Licia Rognini, incontrata ad un corso di esperanto. Nel 1963 si unisce ai giovani anarchici della Gioventù Libertaria, due anni dopo è tra i fondatori del circolo Sacco e Vanzetti.Nel 1968 uno sfratto costringe i militanti alla chiusura del circolo ma, il 1º maggio Pinelli è tra gli inauguratori di un nuovo circolo, in piazzale Lugano 31, a pochi metri dal Ponte della Ghisolfa. Al nuovo Circolo si succedono cicli di conferenze e assemblee dei primi comitati di base unitari. Dopo gli arresti degli anarchici per le bombe esplose il 25 aprile 1969 a Milano alla stazione centrale e alla fiera campionaria (poste dai neofascisti di Ordine Nuovo, gli stessi che saranno considerati dietro la bomba di piazza Fontana), Pinelli si impegna per raccogliere pacchi di cibo, vestiario e libri da inviare ai compagni in carcere. Nell’ambito della appena costituita Croce Nera Anarchica, si impegna nella costruzione di una rete di solidarietà e di controinformazione, che possa servire anche in altri casi simili.12 dicembre 1969, nei locali della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, lo scoppio di una bomba uccise numerose persone. La sera stessa della strage la polizia fermò 84 sospetti, tra cui Pinelli che fu invitato dal commissario Calabresi a precedere la volante della polizia in questura con il suo motorino per accertamenti.


Tre giorni dopo, il 15 dicembre, Pinelli si trovava ancora nel palazzo della questura. Erano abbondantemente scadute le 48 ore e il fermo era diventato illegale, in quanto non convalidato dal magistrato. Durante un interrogatorio, in presenza di quattro agenti della polizia in forza all’Ufficio Politico e di un tenente dei carabinieri, Pinelli precipitò dalla finestra dell’ufficio al quarto piano della questura in un’aiuola sottostante. Portato all’ospedale Fatebenefratelli, ci arrivò già morto. Le circostanze della sua morte, ufficialmente attribuita ad un malore, hanno destato sospetto a causa di alcuni avvenimenti legati ai momenti del tutto eccezionali vissuti nel capoluogo lombardo a seguito della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Con lui venne indagato anche Pietro Valpreda, ed entrambi saranno dichiarati innocenti (Pinelli solo dopo la morte). I fatti strani legati alla morte di Pinelli indussero molti a parlare, sempre più apertamente, di omicidio: Pinelli sarebbe stato gettato dalla finestra. Anche Leonardo Sciascia si occupò della morte di Pinelli; elencò in un articolo su L’Espresso del 28 agosto 1988, alcune ipotesi alternative: omicidio seguito a violenze della polizia, suicidio in seguito a pressioni psicologiche eccessive, suicidio per sfuggire a torture. Purtroppo Pinelli morì e questo è l’unico fatto incontrovertibile di questa triste storia. La vicenda legata alla morte dell’anarchico Pinelli ebbe un altro risvolto tragico: il commissario Calabresi fu assassinato nel maggio 1972, da aderenti alla sinistra extraparlamentare.

Fabio Casalini

BIBLIOGRAFIA

  • Licia Pinelli e Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia, Milano, Feltrinelli, 2009
  • Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro, Milano, BUR, 2008

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