
“FU ADOTTATO UN METODO CHE LA CHIESA CONSIDERAVA CRISTIANO, OSSIA GENTE CHE SI ALZA IN VOLO E NON ARRIVA A DESTINAZIONE”

I vuelos de la muerte furono una pratica di sterminio attuata durante la Guerra sporca in Argentina e in Cile nell’ambito del cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale(1976-1983). Mediante i vuelos de la muerte migliaia di dissidenti politici, o ritenuti tali, furono gettati in mare vivi e sotto l’effetto di droghe da appositi aerei o elicotteri militari. Come avvenivano i voli della morte? I detenuti che venivano trasladados (“trasferiti”, termine usato dagli aguzzini per indicarne l’eliminazione definitiva), di norma erano raggruppati nel sottosuolo di un Centro di Detenzione Clandestino. Qui gli ufficiali comunicavano loro che sarebbero stati trasferiti ad un centro di detenzione situato nel Sud del paese, e che quindi sarebbero stati sottoposti ad una vaccinazione per evitare il diffondersi delle malattie durante il volo. In realtà, quest’ultima consisteva in un’iniezione di tiopental sodico, che aveva lo scopo di addormentare le vittime (ma non di ucciderle).A questo punto i detenuti, vivi ma incoscienti, venivano spogliati, caricati su camion, trasportati al più vicino aeroporto militare e imbarcati sugli aerei. La maggior parte dei detenuti veniva lanciata ancora in stato di incoscienza, ma vi sono alcuni casi in cui qualche vittima si sia risvegliata e sia stata buttata a mare in stato cosciente. Come venne testimoniato dall’ex repressore dell’ESMA Adolfo Scilingo, tutti gli ufficiali, a turno, prendevano parte all’operazione, che durava all’incirca un’ora e mezza.

Fu proprio la testimonianza di Scilingo a gettare luce sugli avvenimenti .Nel 1995, Adolfo Scilingo raccontò in modo particolareggiato al giornalista Horacio Verbitsky la metodologia di sterminio alla quale gli stessi carnefici si riferivano con il termine vuelos (voli); la testimonianza fu in seguito pubblicata in un libro, con il titolo “El Vuelo” (Il volo). Scilingo, nella sua testimonianza, racconta della procedura, dell’utilizzo di iniezioni anestetiche, del tipo di aerei utilizzati, dell’ampia partecipazione degli ufficiali, dell’utilizzazione dell’aeroporto militare Jorge Newbury (Buenos Aires). In un’intervista di Martín Castellano a Adolfo Scilingo (4 ottobre 1997), quest’ultimo afferma: «I voli furono comunicati ufficialmente da Mendía (viceammiraglio della Armada, la marina militare) pochi giorni dopo il golpe militare del marzo 1976. Ci è stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell’Armada si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. Ci ha spiegato che nell’Armada i sovversivi non sarebbero stati fucilati, giacché non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile. E neanche bisognava “andare contro il Papa”, ma è stata consultata la gerarchia ecclesiastica ed è stato adottato un metodo che la Chiesa considerava cristiano, ossia gente che si alza in volo e non arriva a destinazione. Davanti ai dubbi di alcuni marinai, si è chiarito che “i sovversivi sarebbero stati buttati nel bel mezzo del volo”. Di ritorno dai voli, i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di “separare l’erba cattiva dal grano”.» Sebbene vi siano pochi dati in proposito, la sparizione dei cadaveri dei desaparecidos tramite il lancio da aerei sembra essere stato un metodo molto diffuso, in aggiunta a quello delle tombe clandestine. I Centri Clandestini di Detenzione (CCD) collegati a questa pratica erano soprattutto la ESMA, l’Olimpo, la Perla, il Campito. In particolare, quest’ultimo centro clandestino fu allestito in prossimità dell’aerodromo appunto per facilitare il trasporto dei detenuti agli aerei. L’Aeronautica uruguaiana ha ammesso nel 2005 di aver effettuato voli della morte in collaborazione con le Forze Armate argentine(Operazione Condor). Scilingo ha anche dichiarato al cospetto del giudice spagnolo Baltasar Garzón che si sono anche raccolti prigionieri dalla base della marina militare a Punta Indio (Provincia di Buenos Aires). Il CCD conosciuto come Quinta de Funes a Rosario si trovava a 400 m dall’aeroporto e vi sono testimonianze che alcuni di quei detenuti sono stati gettati in mare nella zona della Bahía de Samborombón (Provincia di Buenos Aires).