18 marzo del 1940: Benito Mussolini parte della stazione ferroviaria del Brennero.
Sta per incontrare Adolf Hitler, suo alleato del Patto d’Acciaio, siglato nel maggio del 1939.
Dopo l’entrata in guerra della Germania con Polonia il 1 settembre 1939 e il conseguente inizio del secondo conflitto mondiale, Benito Mussolini, allora presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia nonché Duce del fascismo, decide che per il momento, l’Italia manterrà una posizione di non belligeranza.
Ognuno di loro ha delle aspettative.
Ormai l’entrata in guerra dell’Italia è quasi un fatto scontato anche se all’interno, il nostro paese è ancora diviso fra interventisti e non.
Mussolini ritiene che i tempi siano maturi. Gli italiani prenderanno parte al conflitto contro Francia e Gran Bretagna.
La decisione è presa: una stretta di mano e una pacca reciproca sulla spalla, fra sorrisi compiaciuti, ci traghettano in 5 anni di conflitto che segneranno le sorti del nostro paese, stravolgendolo completamente.
Il 10 giugno 1940 il re, Vittorio Emanuele III, affida a Mussolini il comando supremo delle forze armate. Un discorso, tenutosi a Roma, ufficializza il nostro nuovo status di paese belligerante.
Quello che accade dopo lo sappiamo. In poche ora la sorte dei nostri connazionali di quel tempo è irrimediabilmente cambiata; il paese di divide fra chi ha appoggiato il regime e chi vi si è opposto strenuamente, dando vita alla resistenza.