«Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione… per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca. Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani».
9 marzo 1975.
Milano.
5 uomini a bordo di un furgone affiancano una donna che cammina per strada in Via Nirone.
Il furgone si ferma.
Due uomini afferrano la donna, la trascinano con forza e la fanno salire a bordo.
Lei è Franca Rame.
La sequestrano.
Un gruppo di balordi appartenenti all’estrema destra, che vogliono colpire lei e suo marito, Dario Fo, per la loro collaborazione con Soccorso Rosso nelle carceri, per la loro esposizione per il caso Pinelli. Franca è una donna, che parla di argomenti da “uomini”.
E quegli uomini le vogliono dare una lezione.
La strattonano, la bloccano. La chiamano puttana.
Le tagliano il golfino con una lametta.
Le tagliano il reggiseno.
Le tagliano la pelle.
Le spengono sigarette sui vestiti, sul corpo.
La schiaffeggiano. La chiamano puttana.
Le strappano di dosso i pantaloni.
La stuprano, mentre la radio trasmette musica.
Ore interminabili.
Poi, come l’hanno presa, la lasciano in mezzo alla strada, dolorante, ferita, umiliata, con gli occhiali rotti.
I colpevoli non saranno mai individuati.
Molti anni dopo, nel 1987, un pentito farà dei nomi. Lui è Angelo Izzo, uno degli autori del “massacro del Circeo”. Parlando con il Sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Maria Luisa Dameno, Izzo ha dichiarato di aver saputo in carcere che il principale responsabile dell’aggressione e dello stupro di Franca Rame era Angelo Angeli e che l’azione sarebbe stata «suggerita» da alcuni ufficiali dei carabinieri della Divisione Pastrengo. Il reato ormai è prescritto.
Con gli anni emergono nuove responsabilità, altri nomi, conferme.
Ciò che resta indelebile per Franca Rame è quella notte.
Nel 1975 racconta per la prima volta la sua vicenda in un monologo “Lo stupro”.
Io l’ho visto in teatro a Pavia con le mie compagne di università, negli anni ’90.
Ricordo il silenzio.
Il buio e lei in mezzo al palco.
Ferma, emozionata, vestita di coraggio.
Ricordo le sue parole, dolorose, taglienti, penetranti.
Ricordo la sua voce, carica di sofferenza.
E poi le lacrime… le mie, delle mie amiche, di tutta la platea.
Un monologo durissimo.
Di lei ho sempre ammirato la forza, l’impegno sociale, l’entusiasmo.
A noi resta l’amarezza che un reato ignobile come la violenza sessuale sia rimasto impunito. Per ogni donna che ha la forza come lei di denunciare la violenza subita, molte altre non ce la fanno, divorate dalla vergogna, dal giudizio delle persone, della società che ancora oggi crede che il vestito che indossi possa autorizzare qualcuno a dire… “se l’è cercata…”