L’Argentina non ha ancora finito di piangere i desaparecidos della dittatura militare che già si trova ad affrontare un nuovo grave problema.
Sono oltre 20 mila le giovani donne scomparse nel paese che sono finite nel giro dello sfruttamento della prostituzione.
Letteralmente inghiottite dal nulla, queste donne vengono strappate dalla loro vita per essere costrette a prostituirsi in bordelli, postriboli o case private. Il governo, a conoscenza della situazione, spesso cerca di insabbiare quanto sta accadendo.
Questa notizia arriva fino a noi solo grazie ai dati diffusi dagli attivisti presenti nel paese. É una vera e propria piaga sociale, sottovalutata dalle autorità che fanno rientrare questi rapimenti nella lista generale degli scomparsi, che nel 2018, secondo i dati ufficiali, erano poco più di diecimila in tutto il paese.
In realtà la situazione è ben differente e j numeri sono decisamente più alti.
Una legge del 2008 ha riconosciuto come reato la tratta delle schiave del sesso, ma nonostante questo il traffico illecito é continuato e si è diffuso, forte anche di una legge assolutamente lacunosa.
Basti pensare che le vittime maggiorenni che vengono trovate, devono dimostrare di essere state effettivamente sequestrate e di trovarsi nei bordelli contro la propria volontà.
Una successiva legge del 2012 ha inasprito le pene per questo reato e ha introdotto il divieto di stampa di pubblicità per l’offerta di prestazioni sessuali. Nonostante questo, in tutta Buenos Aires, ancora oggi è possibile trovare in giro bigliettini da visita colorati che pubblicizzano postriboli in cui ragazze e donne sono costrette alla prostituzione.
Ma da dove vengono queste donne?
La maggior parte di loro sono originarie delle zone più remote del paese, alcune sono straniere, altre sono state vendute dai parenti o dai propri fidanzati, altre ancora sono state attirate con falsi annunci di lavoro. Una parte invece proviene dagli ambienti del narcotraffico.
Il terzo venerdì di ogni mese, da quasi 4 anni, l’associazione Madres victimas de trata, fondata da Margarita Meira, manifesta in Plaza de Mayo, dove da decenni ogni giovedì fanno sentire la loro voce le madri dei desaparecidos della dittatura militare Argentina.
Queste donne, vestite di rosso, accompagnate da Las Mariposas, un collettivo contro il sistema patriarcale, marciano attorno alla Piramide, di fronte al palazzo presidenziale, per cercare di avere risposte concrete dallo Stato, che non ha mai iniziato una vera ricerca delle loro ‘desaparecidas’.
Intorno al collo ognuna di loro indossa un cartello con la foto di una giovane o un’adulta introvabile, con il suo nome e cognome, e l’appello “Scomparsa nelle reti della tratta” (“Desaparecida por las redes de trata”).
Cosa chiedono?
Innanzitutto che le loro figlie, madri, zie, nipoti o amiche, tornino a casa sane e salve e che i bordelli vengano chiusi definitivamente.
La loro attività non è fatta solo di protesta, ma anche di ricerca attiva nelle strade del paese. E in alcuni casi, sono riuscite a riscattare qualcuna delle ragazze e a riportarle alle loro famiglie.
Margarita Meira non è stata molto fortunata. Lei cercava sua figlia di 17 anni, Graciela Susana Bekter, detta Susi.
Susi aveva avuto la sfortuna di innamorarsi dell’uomo sbagliato. Ladro e narcotrafficante, non aveva esitato a venderla alla tratta.
Margarita aveva lottato a lungo in tribunale per scoprire che fine avesse fatto sua figlia ma non era riuscita ad ottenere nulla fino a che, dopo 4 anni, qualcuno ha portato in commissariato il corpo senza vita di Susi. All’inizio il suo caso era stato archiviato come un semplice incidente domestico, ma poi Margarita é riuscita a far riconoscere che la sua Susi era stata assassinata, mentre era incinta.
“Tutto ciò avviene con la connivenza del potere, dell’apparato di Stato e fa capo a una rete molto ampia, motivo per il quale è difficile estirpare questi meccanismi. Le nostre ragazze e tutte le donne vittime vengono rinchiuse nei postriboli e in case private, che sono i campi di sterminio del XXI secolo” ha ancora denunciato Margarita alla stampa. “Le fanno scomparire, le minacciano, le violentano, le drogano, le torturano. Poi riappaiono e in alcuni casi se le riprendono una seconda volta come forma di dimostrazione del proprio potere. Manipolando non solo le vittime ma anche chi le cerca” .
Il giro di denaro dietro a questa tratta è veramente considerevole. In base le informazioni raccolte negli anni, è stato appurato che una volta sequestrate le ragazze vengono portate in enormi capannoni, la cui gestione è in mano ai narcotrafficanti oppure ai proprietari degli stessi bordelli. All’inizio vengono violentate, drogate e poi vendute a chi le sfrutterà.
Le strutture che le ospitano possono essere piccole, con al massimo 10 ragazze, ma anche molto più grandi. In media ciascuna di loro è costretta a ricevere fino a 20 clienti al giorno, con un guadagno stimato di circa € 6000 ogni 24 ore.
I clienti arrivano ogni giorno senza sosta, perché il bacino di utenza, che può consultare i vari bigliettini da visita colorati sparsi per la città, è davvero vasto. Negli ultimi anni sono state aperte anche delle apposite pagine Facebook dedicate a questo traffico.
La tratta ai fini della prostituzione sembra essere il terzo commercio più lucroso al mondo dietro quello delle armi e della droga.
Fino a che lo stato non collaborerà attivamente per fermare il fenomeno delle nuove desaparecidas, l’Argentina non potrà fare altro che piangere e cercare per le strade del paese le proprie donne scomparse. Il regime se n’è andato, i suoi metodi forse no…
