
Sobibór fu uno dei principali campi di sterminio del regime nazista durante l’Olocausto, insieme a con Chełmno, Bełżec, Treblinka e Auschwitz-Birkenau.
Sobibor è considerato uno dei sei centri di sterminio, secondo la nomenclatura adottata dallo storico Raul Hilberg.
Costruito a marzo del 1942, il campo prende il nome del villaggio presso il quale venne edificato, ora parte del Voivodato di Lublino in Polonia. Con Bełżec e Treblinka fu uno dei tre campi di sterminio nazisti costruiti nell’ambito dell’Operazione Reinhard.
Gli internati, qui deportati tramite convogli ferroviari, erano in gran parte ebrei, prigionieri di guerra sovietici e zingari. All’arrivo al campo, i prigionieri erano immediatamente separati: alcuni erano destinati al lavoro forzato, altri, la maggior parte, alle camere a gas. A Sobibór furono uccise, secondo l’United States Holocaust Memorial Museum, circa 167.000 persone, ma secondo altri le vittime furono tra 200.000 e 250.000, delle quali 207.000 provenienti dalla Polonia, 31.000 dalla Cecoslovacchia, 10.000 dalla Germania e dall’Austria, 4.000 dalla Francia, 14.000 dalla Lituania, e 34.313 dai Paesi Bassi. Fra le vittime di Sobibór vi è anche Helga Deen, autrice del diario Kamp Vught in cui racconta la sua esperienza di precedente prigionia nell’altrimenti detto Campo di concentramento di Herzogenbusch.
Il campo di Sobibór è noto anche per una rivolta dei prigionieri ebrei. Nel campo si stava organizzando un gruppo di resistenti che, sotto la guida di Leon Feldhendler, che era stato capo del Consiglio ebraico della città polacca di Zolkiew, stavano progettando una rivolta per tentare di fuggire, sull’esempio del tentativo di fuga dei prigionieri di Treblinka del 2 agosto 1943 e della rivolta del ghetto di Varsavia. I rivoltosi trovarono in Aleksandr Aronovič “Saša” Pečerskij, ufficiale ucraino dell’Armata rossa, l’uomo più adatto a guidarli per la sua esperienza e capacità in guerra.
Il piano per la rivolta prevedeva di attirare singolarmente in un luogo isolato gli ufficiali delle SS e ucciderli. In seguito si sarebbe assaltato l’arsenale del campo e dopo essersi riforniti di armi fuggire dall’entrata principale, l’unica accessibile poiché il resto del terreno circostante il lager era minato. Gli organizzatori della rivolta cercarono anche la complicità delle guardie ucraine che accettarono di aiutarli per non essere coinvolte nell’eliminazione delle SS tedesche ma poi quasi tutte fuggirono per conto loro.
Il 14 ottobre 1943 iniziò la rivolta di Sobibór. 11 ufficiali delle SS vennero uccisi ma la scoperta del cadavere del sergente Rudolf Beckmann mise in allerta i guardiani del campo che iniziarono a massacrare i primi detenuti che tentavano la fuga attraverso il campo minato in direzione del bosco. Alcuni di questi prigionieri morirono saltando per aria sulle mine ma in questo modo riuscirono ad aprire la strada agli altri che li seguivano.
Dei circa 600 detenuti in fuga circa la metà riuscirono a evadere ma di questi 70 furono uccisi mentre fuggivano. Dei sopravvissuti circa 170 furono nuovamente catturati dalle SS nei dintorni del lager e uccisi nei giorni seguenti assieme ad altri prigionieri che non avevano partecipato all’evasione.
I nazisti, in seguito alla rivolta, decisero di chiudere il campo demolendolo e occultandone il sito, dove piantarono centinaia di alberi. Al suo posto venne costruita una finta fattoria, abitata da una guardia ucraina che si spacciava per un contadino.
Le strutture vicine alla rampa furono utilizzate fino al luglio 1944 per il servizio di costruzione tedesco, Baudienst, mentre la stazione ferroviaria di Sobibór funzionò fino al 1999.
Il 18 settembre 2014 Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, dopo otto anni di opere di scavo archeologico, ha annunciato di aver individuato l’esatta collocazione delle camere a gas del Campo di sterminio di Sobibór. Nel corso di questi lavori sono stati reperiti vari oggetti personali delle vittime, ad esempio anelli, orecchini, collane, boccette di profumo, astucci di medicinali. Yad Vashem ritiene importante questa scoperta, poiché fra l’altro ciò permetterà di elaborare una stima più precisa del numero dei morti nel lager, considerato anche il fatto che nessuno fra gli ebrei che si occupava delle camere a gas è sopravvissuto.


