La cosiddetta partita della morte fu una partita di calcio giocata tra ufficiali tedeschi e giocatori ucraini nel 1942.
La partita della morte ha ispirato tre lungometraggi, tra i quali lo statunitense Fuga per la vittoria.
La vicenda iniziò con un panettiere della ex Cecoslovacchia, Iosif Ivanovič Kordik, costretto a rifugiarsi a Kiev dopo le invasioni naziste. In breve tempo si trovò a dirigere l’importante panificio cittadino per cui lavorava.
Kordik era un appassionato di sport: si offrì di assumere Nikolaj Trusevič portiere della Dinamo Kiev. Il portiere aveva lavorato per vent’anni come panificatore, ma dovette accettare un posto come inserviente: le leggi tedesche gli impedivano, essendo un nemico del Reich, di tornare a esercitare la sua vecchia professione. Kordik voleva circondarsi di figure che avessero avuto un certo prestigio sportivo e fornire ai propri dipendenti, attraverso lo sport, una valvola di sfogo perché producessero di più e lavorassero meglio. Fu così che Kordik chiese a Trusevič di andare in cerca dei suoi vecchi compagni, per formare una squadra di calcio del panificio: i giocatori assunti avrebbero ottenuto un posto per dormire, qualcosa da mangiare e una piccola protezione dalle angherie del Reich. Così il portiere riuscì ad allestire la squadra nella primavera del 1942, radunando sia giocatori della «vecchia» Dinamo Kiev che della Lokomotyv Kiev, la seconda squadra della capitale ucraina.
La squadra di Kordik, battezzata Start FC, venne subito iscritta al campionato.
Trusevič trovò in un magazzino delle divise, rosse, con cui disputare il campionato. Nonostante i massacranti turni di lavoro al panificio, la scarsa alimentazione e la precaria condizione fisica, il 7 giugno la Start iniziò il proprio campionato giocando allo Stadio della Repubblica contro la Ruch, una squadra appoggiata dal movimento nazionalista ucraino anti-sovietico e filo-tedesco. Risultato: 7-2 per la Start. La cosa fece un po’ troppo rumore, e i tedeschi ordinarono di far giocare le altre partite in un impianto più piccolo e periferico.
Inoltre, gli alti comandi militari nazisti decisero di mandare a giocare a Kiev il Flakelf, la più forte squadra militare tedesca di stanza in Ucraina, formata da militari e considerata invincibile. Il risultato, però, fu un’altra larga vittoria della Start: il Flakelf fu sconfitto 5-1, In sette partite disputate dallo Start , 43 goal fatti e solo 8 subiti.
Pochi giorni dopo fu organizzata la rivincita. I nazisti rinforzarono la squadra con alcuni tra i migliori calciatori dell’esercito tedesco impiegati sul fronte ucraino.
La partita venne annunciata con una grande campagna pubblicitaria. Prima della partita un arbitro tedesco, un ufficiale delle SS fece il suo ingresso nello spogliatoio della Start, intimando ai giocatori di fare il saluto «Heil Hitler» e di giocare come una squadra forte ma di far vincere il Flakelf. Dopo il saluto dei tedeschi, però, i giocatori della Start fecero il saluto che era di costume nello sport sovietico: «Fitzcult Hurà!», «Viva la cultura fisica».
La partita si concluse 5-3, chiaramente per lo Start.
Al termine della partita, i giocatori ucraini si resero conto di aver firmato la propria condanna a morte. Alcune settimane più tardi iniziarono gli arresti.
I giocatori subirono le torture della Gestapo, prima di essere deportati nel campo di concentramento di Syrec, poco fuori Kiev.
Tre giocatori persero la vita a Syrec, tra cui Trusevič.
La mattina del 24 febbraio 1943 fu ordinata una rappresaglia per un tentato attacco incendiario al campo. I prigionieri vennero disposti in fila e fucilati. Nikolaj Trusevič, mentre la guardia apriva il fuoco, urlò: «Krasny sport ne umriot!», «Lo sport rosso non morirà mai!».
Fabio Casalini