Un uomo dallo sguardo sgomento cammina per strada, con gli occhi fissi sui vetri che ricoprono il marciapiede. Il quartiere è stato completamente distrutto, preso d’assalto nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 dalla gioventù Hitleriana, dai membri della SA e da ufficiali nazisti.

In Germania, Austria e Cecoslovacchia scoppiano quella notte pogrom contro gli ebrei.
Sono presi d’assalto negozi, sinagoghe, case private, centri di aggregazione, cimiteri, case di preghiera…
L’odio si diffonde nelle strade, le vittime sono molte, i danni ingenti.
All’alba del 10 novembre qualcosa è cambiato. La propaganda antisemita, la soluzione finale, le leggi razziali, prendono corpo.
Le parole di Joseph Goebbels non sono più solo parole, quella mattina si materializzano in vittime sulla strada, incendi, arresti di massa, rappresaglie, saccheggi.

Iniziano le deportazioni di massa, verso i campi di Dachau, Buchenwald e Sachsenhsusen.
Quell’uomo con la scopa in mano non sa che quella sarebbe stata l’alba di un nuovo periodo che porterà dolore e distruzione, anni di terrore che segneranno indelebilmente la storia dell’Europa e del mondo. Quell’uomo cerca solo di raccogliere i vetri da terra, di ricominciare, di ripartire, di riaprire il suo negozio, perché crede ancora che le parole di propaganda di Goebels non potranno diventare realtà. Ma quell’alba porterà con sé una nuova parola… Shoah.