C’era un tempo in cui le nostre montagne brulicavano di vita.
Era un tempo in cui il sacrificio e le difficoltà di ogni giorno non spaventavano nessuno.
Era il tempo in cui gli uomini avevano una sola parola, la stretta di mano.
Era il tempo in cui le donne portavano i loro figli sulla schiena, mentre accudivano gli animali.
Era il tempo in cui una ciotola di minestra era abbondanza e il focolare acceso era gioia.
Era il tempo della semplicità, della povertà, del sacrificio.
Era il tempo in cui quelle vecchie signore in pietra si animavano per accogliere fra le loro fresche mura le famiglie che caricavano l’alpe.

Era il tempo in cui quel pennacchio di fumo che usciva dal comignolo era simbolo di vita.
Ora è il tempo del silenzio.
Dell’abbandono.
Della solitudine.
Quei muri non sentono più le grida festose dei bambini, la stanchezza del capofamiglia o i racconti serali delle donne.
Il tempo è passato.
Restano i ricordi, incisi sul legno, impregnai nelle mura, resta la speranza di un domani ancora pieno di vita per quelle vecchie e silenziose signore, simbolo del tempo del sacrificio in montagna, in cui il poco era tutto.