La indiscutibile minore intelligenza delle donne

Tempo di lettura: 3 minuti

Il nascente movimento fascista tiene inizialmente un atteggiamento ambiguo: da un lato dichiara il suo favore verso la concessione del voto amministrativo alle donne, dall'altro appoggia, anche con azioni squadristiche, le proteste verso le donne lavoratrici, accusate di togliere il lavoro ai reduci.

Seppure originariamente, nel programma di San Sepolcro del 23 marzo 1919, il fascismo presentasse diverse proposte innovative sotto il profilo della politica femminile, proponendo di concedere il voto alle donne, ciò non avvenne. Infatti il regime mantiene la già presente divisione tra educazione scolastica maschile e femminile: le classi miste non sono ammesse. Il ruolo sociale femminile è quello della madre di famiglia: il regime insiste sulla necessità di un popolo numeroso e giovane come condizione necessaria per la realizzazione dell’Impero italiano.

A tal fine, la donna fascista ideale deve avere un fisico prestante, che le permetterà di esser madre di tanti e sani figli: per questo viene introdotta una preparazione ginnica di alto livello negli istituti femminili e si sviluppano le discipline sportive femminili. In linea con una politica di sobrietà e semplicità incoraggiata dal regime, la moda del tempo scoraggia la cosmesi, rifacendosi a uno stile che riprendeva la moda francese degli anni venti: si riteneva il trucco una manifestazione di vanità e frivolezza, non in linea con i canoni pragmatici del fascismo. In questi anni nasce la moda italiana e si afferma anche nel paese la sfilata di moda con la passerella rialzata (per permettere la vista, oltre che del vestito, anche delle scarpe indossate), al posto delle precedenti rappresentazioni teatrali. Inizia a essere diffuso anche l’uso di modelle e attrici come testimonial pubblicitarie. Tra le diverse prese di posizione circa la vita femminile sotto il regime fascista, una merita d’essere approfondita. Il 20 gennaio del 1927, con un decreto legge, il Governo fascista intervenne sui salari delle donne riducendoli alla metà rispetto alle corrispondenti retribuzioni degli uomini. L’economista Ferdinando Loffredo nella sua Politica della famiglia, nel 1938, motivava questa scelta così: «La indiscutibile minore intelligenza della donna ha impedito di comprendere che la maggiore soddisfazione può essere da essa provata solo nella famiglia, quanto più onestamente intesa, cioè quanto maggiore sia la serietà del marito […] Il lavoro femminile crea nel contempo due danni: la mascolinizzazione della donna e l’aumento della disoccupazione maschile. La donna che lavora si avvia alla sterilità; perde la fiducia nell’uomo; concorre sempre di più ad elevare il tenore di vita delle varie classi sociali; considera la maternità come un impedimento, un ostacolo, una catena; se sposa difficilmente riesce ad andare d’accordo col marito; concorre alla corruzione dei costumi; in sintesi, inquina la vita della stirpe».

Concludo questo breve scritto circa la condizione femminile sotto il fascismo con un’affermazione: la posizione del fascismo fu rafforzata dalla sua coincidenza con quella della Chiesa con la quale i legami si fanno più stretti dopo i Patti Lateranensi del 1929. Nell’enciclica Casti Connubii (1930) si ribadisce il ruolo primario della donna come madre e si condannava come “contro natura” ogni idea di parità tra i sessi.

Fabio Casalini

BIBLIOGRAFIA

  • Giorgio Mortara, Curiosità indiscrete della statistica matrimoniale, in Giornale degli Economisti e Rivista di Statistica, Serie quarta, vol. 76, n. 9, settembre 1936
  • Helga Dittrich-Johansen, Immagini e volti del fascismo al famminile (1919-1943), in Andrea Bonoldi, Hannes Obermair (a cura di), Tra Roma e Bolzano. Nazione e provincia nel ventennio fascista, Bolzano, Città di Bolzano, 2006
  • Alessandra Mammì, Fashion & fascism, articolo de L’Espresso, del 17 dicembre 2009
  • Victoria de Grazia, How Fascism Ruled Women: Italy, 1922-1945 (Berkeley: University of California Press. 1993)

CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su whatsapp
Condividi su email

COMMENTI

ARTICOLI CORRELATI

Le nostres storie direttamente nella tua mailbox