HANS SCHMIDT, IL PRETE ASSASSINO

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Hans Schmidt

Hans Schmidt nacque a Aschaffenburg, una citta bavarese, nel 1881. Il padre, protestante, e la madre, cattolica, vantavano discendenze, in entrambi i rami della famiglia, con lunghe storie di malattie mentali e squilibri di comportamento.
Il piccolo Hans non fu certo immune da questa tara genetica.
Fin da giovane mostrò una profonda dedizione religiosa, a cui alternava comportamenti sessuali promiscui, con uomini e donne e una forte attrazione per il sangue e gli atti di violenza. In particolar modo era affascinato dallo smembramento degli animali. Alcuni parenti raccontarono che da piccolo Hans decapitò senza esitazione due oche di proprietà dei genitori, conservando nelle tasche dei pantaloni le loro teste ancora grondanti sangue.

Appena gli era possibile si recava al vicino mattatoio, dall’altra parte del paese, per assistere alla morte e alla macellazione degli animali allevati.
Una fanciullezza inusuale, che nei tempi moderni sarebbe stata oggetto di studio per qualche profiler.
All’epoca questi comportamenti erano considerati certamente fuori dagli schemi, ma nessuno fece nulla, forse perché nella famiglia Schmidt episodi simili non erano nuovi.
Quando ebbe l’età giusta, seguì la sua vocazione, dichiarando di avere sentito forte la chiamata di Dio. Entrato in seminario, si applicò negli studi, fino a quando nel 1905 fu arrestato dalla polizia con l’accusa di aver falsificato alcuni diplomi per studenti in difficoltà.  A quel punto intervenne la famiglia con tutto il suo sostegno: il padre, per contenere lo scandalo a cui quel figlio dissennato li aveva esposti, assunse un avvocato che riuscì ad ottenere il rinvio a giudizio, invocando per lui un “difetto mentale”. Il pubblico ministero di Magonza lo avrebbe voluto dietro le sbarre, ma vide dissolversi l’occasione.

Quello che avvenne in merito alla sua consacrazione a sacerdote, non fu molto chiaro. Hans sostenne sempre di essere stato ordinato dal vescovo Kirstein di Magonza il 23 dicembre 1904. A chi lo interpellava in merito era solito rispondere: «Il vescovo mi ha ordinato da solo. Non mi piace parlarne. La vera ordinazione è avvenuta la sera prima. Santa Elisabetta, mi è apparsa e mi ha ordinato da sola. Stavo pregando quando improvvisamente mi è apparsa e ha detto: “Ti ordino al sacerdozio”. C’era luce tutto attorno a lei; non l’ho raccontato a nessuno, ho pensato che fosse meglio tenerlo per me. Mi avrebbero preso in giro. Mi prendevano sempre in giro per queste cose. Dio parla a persone diverse in modi diversi.»

Negli anni successivi ricoprì un incarico nel villaggio di Burgel e poi in quello di Selingstadt, nella diocesi di Magonza. In entrambi i casi la sua condotta fu decisamente dissoluta: molestò più di frequente i ragazzini che si accostavano alla chiesa come chierichetti. Fu più volte sorpreso ad intrattenere rapporti sessuali con donne del luogo e qualche volta con prostitute. Se questo non fosse stato sufficiente per attirare l’attenzione su di sé, aggiunse anche un modo del tutto personale di celebrare i riti religiosi e di declamare i sermoni, tanto che molti parrocchiani ed alcuni suoi colleghi si lamentarono con il Vescovo per ottenere un immediato cambio di rotta. Ben presto fu chiaro che la sua presenza non era più gradita a nessuno. Decise così di emigrare negli Stati Uniti nel 1909 per iniziare una nuova vita.

E ci riuscì….
Una volta sbarcato negli Stati Uniti, fu assegnato alla chiesa cattolica di a St. John nella città di Louisville, nel Kentucky. Ma il suo carattere spigoloso e oscuro lo portò presto ad entrare in contrasto con il pastore più anziano della chiesa; per questo motivo fu trasferito nella lontana chiesa di San Bonifacio a New York City.
Nel 1912 fece un incontro che cambio il corso della sua vita. Conobbe Anna Aumüller, una giovane donna di origine austriaca, arrivata in città nel 1910. Schmidt iniziò a frequentarla e a corteggiarla. Era convinto che Dio lo avesse incaricato di intrattenere con lei una relazione amorosa. Dopo alcune insistenze, Anna cedette alle lusinghe del prelato, con cui instaurò una relazione sessuale segreta. Nello sesso momento l’uomo iniziò anche un rapporto omosessuale con un dentista, di nome Ernest Muret, col quale svolgeva anche loschi traffici.

Arrivò un altro trasferimento, probabilmente a causa delle voci che insistenti giravano sul suo conto. Andò a stabilirsi nella chiesa di St. Joseph in una zona lontana di Manhattan; questo non impedì ad Anna e Hans di continuare a vedersi e di trovare reciproco conforto nello sfogo carnale. Il loro insano legame crebbe fino al giorno in cui Schmidt celebrò una cerimonia segreta per unirsi in matrimonio con la sua amante, durante la quale le promise che presto avrebbe lasciato il sacerdozio per lei.
Ma il suo scopo era ben altro. I loro incontri si fecero sempre più spregiudicati; un giorno mentre i due consumavano un rapporto sessuale nei pressi dell’altare maggiore della chiesa di St. Joseph, l’uomo affermò di aver sentito distintamente la voce di Dio che gli diceva di sacrificare la sua giovane sposa. Lo raccontò ad Anna, che sorridendo lo definì pazzo. Ma quelle parole restarono nella mente di Hans, rimbalzando come schegge di follia impazzite.

Qualche giorno dopo la giovane confessò al marito di essere incinta. Quella notizia gli fece capire che era giunto il momento di agire e di compiere il volere dell’Altissimo.
La notte del 2 settembre 1913, Dio si fece sentire di nuovo con Schmidt. Quando arrivò all’appartamento che aveva preso in affitto con la sua sposa, la trovò addormentata serenamente in camera da letto. Senza dire una parola, andò in cucina, aprì un cassetto e prese un grosso coltello.
Entrò in camera, si chinò su Anna, le diede un tenero bacio, la afferrò per i capelli e le tagliò la gola.
La giovane si svegliò nel sangue, gorgogliando, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore pieno di paura. Hans la guardò morire lentamente; bevve il suo sangue, se lo spalmò in faccia e mente la giovane stava esalando l’ultimo respiro, ebbe un rapporto sessuale con lei.

Appagato per aver esaudito la volontà di Dio, la tagliò a pezzi e la mise in un borsone. Dopo essersi ripulito, salì su un traghetto che attraversava l’East River e lanciò nell’acqua i brandelli di quella che fino a quella mattina era stata sua moglie, in attesa del loro figlio.
Come se nulla fosse tornò al suo vivere quotidiano; lo sesso giorno celebrò messa e amministrò la Comunione ai fedeli.
Passarono i giorni e l’East River restituì alcuni parti del corpo di Anna, che furono ritrovati sulle rive di Cliffside Park e a Weehawken, nel New Jersey.
Erano contenuti in una federa, con ancora il cartellino della fabbrica. Da quello riuscirono a risalire ad una azienda di Newark, che produceva biancheria da letto solo per un rivenditore di mobili di Manhattan, George Sachs.    

L’inchiesta passò nelle mani del dipartimento di polizia di New York City, nella persona dell’ispettore Joseph Faurot, di Manhattan.
Arrivato al negozio al n° 2782 della Eighth Avenue, non fu facile risalire a chi era stata venduta quella federa.
L’uomo con cui parlò non ricordava molto, ma grazie ad un assegno attaccato ad una ricevuta per l’acquisto di una rete da letto matrimoniale, un materasso, due cuscini ed alcune federe, scoprirono che la merce era stata pagata il 26 agosto da un certo A. Van Dyke, che aveva chiesto che la consegna fosse fatta al terzo piano di un appartamento al n° 68 di Bradhurst Avenue. L’abitazione era occupata da una giovane coppia di sposi: lei piacente e molto riservata, lui con un forte accento tedesco; il nome che l’uomo aveva lasciato al proprietario di casa era Hans Schmidt.

Gli agenti assegnati al caso decisero di sorvegliare la casa, per vedere chi sarebbe entrato ed uscito. Passarono tre giorni, ma nessuno apparve. A quel punto l’ispettore Faurot incaricò un collega, Frank Cassassa, di bussare alla porta dell’appartamento e di cercare di capire se ci fosse ancora qualcuno.
Nessuno rispose. Fecero irruzione e trovarono probabilmente quello che si aspettavano: il pavimento era stato ripulito da poco, mentre i muri presentavano numerose macchie di sangue ormai secco. In cucina rinvennero nel lavello un grosso coltello insanguinato.
Durante la perquisizione scoprirono nell’armadio alcuni abiti da uomo con il nome A. Van Dike cucito sulla fodera. In una scatola, chiusa con un nastro in raso colorato, trovarono numerose lettere, in inglese e in tedesco, indirizzate ad Hans Schmidt. Erano tutte provenienti da donne diverse, di origine tedesca.

Le più numerose erano quelle di Anna Aumüller, il cui ultimo indirizzo conosciuto, riportato su una busta, era 428 East Seventieth Street.
L’ispettore Faurot e i suoi colleghi, Cassassa e O’ Connell, si recarono al domicilio di Anna, ma non la trovarono. Si era da poco trasferita perché era stata assunta come governate presso la chiesa di San Bonifacio.
Ancora una volta ripresero le ricerche, recandosi alla chiesa di San Bonifacio, nella speranza di trovare una pista che li portasse a risolvere il mistero legato ai resti rinvenuti nel fiume. Ma ancora non ebbero fortuna: il vecchio pastore con cui parlarono, padre Braun, spiegò loro che la giovane era stata sì la sua governate, ma per un breve periodo. Si era poi trasferita alla chiesa di San Giuseppe e da allora non ne aveva più avuto notizie. Chiesero se conoscesse un certo Hans Schmidt e con grande sorpresa scoprirono che era un sacerdote, da poco anche lui trasferitosi nella stessa chiesa.

Quando arrivarono a San Giuseppe, Faurot bussò alla porta della canonica; aprì il pastore più anziano, padre Quinn che li condusse immediatamente dove padre Schmidt stava riposando. Lo interrogarono; dopo qualche insistenza, Hans ammise di averla uccisa. Disse: «L’ho uccisa! L’ho uccisa perché l’ho amata!» e poi raccontò tutti i dettagli, compreso lo smembramento. L’uomo fu arrestato e condotto al commissariato.
Le maggiori testate giornalistiche di New York si contendevano il caso, raccontando fatti e dettagli ogni giorno sempre più macabri, sempre più peccaminosi e scellerati. La vita sessuale della coppia finì in prima pagina, così come le stravaganze dell’uomo.
Iniziò il primo processo ad Hans Schmidt; in aula finse di essere pazzo, raccontò le voci sentite in chiesa durante gli incontri con Anna, dell’incarico ricevuto da Dio di sacrificare quella giovane vita e il piccolo che aveva in grembo col solo scopo di purificare la sua anima.

La difesa, dal canto suo, portò a sostegno delle parole dell’uomo, la lunga storia di tare mentali della sua famiglia di origine – pare circa 60 persone fra parenti prossimi e lontani -. Per questo, benché avesse commesso un omicidio efferato e immotivato, non poteva essere condannato a morte.
E l’accusa? Il pubblico ministero chiamò alla sbarra altri testimoni, compresi alcuni medici, con lo scopo di dimostrare la tesi contraria e cioè che l’assassino fosse perfettamente capace di intendere e volere e che si fingesse pazzo al solo scopo di salvarsi dalla condanna a morte.
A dicembre il processo si concluse. La giuria non riuscì ad emettere un verdetto unanime, pertanto il processo era da rifare.

Il secondo procedimento ebbe inizio due settimane dopo la fine del primo; il 5 febbraio 1914, dopo sole 3 ore di consultazione, Hans Schmidt fu dichiarato colpevole di omicidio di primo grado. Fu mandato alla prigione di Sing Sing, in attesa di essere giustiziato.
La difesa presentò ricorso, rimandando così la sua esecuzione di almeno un anno. In dicembre, vistosi ormai spacciato, tentò un altro sistema per salvarsi. Ammise di aver finto la follia, ma accusò dell’omicidio l’amico ed amante Ernest Muret, che nel frattempo era finito nel mirino delle forze dell’ordine per i suoi loschi traffici. Il suo appello non ebbe successo.
Il 18 febbraio 1916 Schmidt fu giustiziato mediante sedia elettrica nella prigione in cui era detenuto.

Ulteriori indagini portarono a galla l’esistenza di un secondo appartamento in cui il sacerdote aveva aperto un laboratorio di contraffazione documenti.
A lui fu attribuito un altro omicidio, quello di Anna Kellner, una bambina di soli 9 anni, il cui cadavere fu rinvenuto sepolto nel seminterrato della chiesa di St. John a Louisville, nel Kentucky, dove Hans aveva prestato servizio. Dopo aver tentato di smembrarla, le aveva dato fuoco per cancellare le prove del suo crimine. In carcere, al posto del prete assassino, finì un giovane di nome Joseph Wendling, condannato alla luce di sole prove circostanziali e di alcuni abiti insanguinati trovati a casa sua. A qual tempo la prova del DNA non esisteva ancora.
Hans Schmidt resta il solo prete cattolico ad essere stato giustiziato sulla sedia elettrica negli Stati Uniti.

BIBLIOGRAFIA

  • Mark Gado (30-03-2006). Killer Priest: The Crimes, Trial, and Execution of Father Hans Schmidt (Crime, Media, and Popular Culture) Editori Praeger. ISBN 0-275-98553-9. Insanity Plea
  • New York Times. 15 settembre 1913. p. 1. Estratto il 9 dicembre 2019
  • New York Times. 23 settembre 1913. p. 5. Estratto il 10/01/2010
  • New York, New York. Il Sole. 13 dicembre 1914. p. 16
  • New York Times. 16 settembre 1913. p. 1. Estratto il 10-01-2010

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