Il manifesto degli scienziati fascisti

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Avevamo già venduto l’anima al “diavolo” con la firma del Reichskonkordat, il concordato fra Santa Sede e la Germania nazista. Tale accordo fu siglato il 20 luglio 1933 da Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII, e da Franz von Papen per conto rispettivamente di papa Pio XI e del presidente tedesco Paul von Hindenburg.
IL MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI

Scrivo spesso di nazismo, attirando aspre critiche da chi ancora pensa che certi accadimanti non vadano ricordati. 
Fra i tanti “truci” commenti che ho ricevuto in questi anni, uno mi ha colpito in modo particolare; più o meno diceva così: “…. sì ma noi italiano non siamo mai stati come i nazisti, la questione degli ebrei e della razza con noi non aveva nulla a che fare…”
Ovviamene non fu così.
Noi italiani c’eravamo dentro, come si è soliti dire, in pieno.
Avevamo già venduto l’anima al “diavolo” con la firma del Reichskonkordat, il concordato fra Santa Sede e la Germania nazista. Tale accordo fu siglato il 20 luglio 1933 da Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII, e da Franz von Papen per conto rispettivamente di papa Pio XI e del presidente tedesco Paul von Hindenburg. 
Già questo basterebbe a dire che eravamo coinvolti, ma sicuramente qualcuno potrà contestare il fatto che la Santa Sede non era e non è Italia. Allora ho pensato, per i più scettici, quelli che non hanno voglia di ammettere la realtà, di ricordare alcuni cose.
Noi italiani avevamo il nostro manifesto della razza. 
Ma vediamo come andarono i fatti….
Il Manifesto della Razza o Manifesto degli scienziati razzisti fu pubblicato per la prima vola in forma anonima sul Giornale d’Italia il 14 luglio 1938. Il titolo scelto fu: “Il Fascismo e i problemi della razza”. Venne successivamente ripubblicato il 5 agosto dello stesso anno e sottoscritto da 10 scienziati italiani:

  • Guido Landra, assistente alla cattedra di antropologia all’Università di Roma, ritenuto curatore del materiale del manifesto
  • Leone Franzi, assistente nella Clinica Pediatrica dell’università di Milano
  • Lino Businco, assistente alla cattedra di patologia generale all’università di Roma
  • Arturo Donaggio, presidente della Società Italiana di Psichiatria
  • Nicola Pende, direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica dell’Università di Roma
  • Marcello Ricci, assistente alla cattedra di zoologia all’Università di Roma
  • Lidio Cipriani, professore di antropologia all’università di Firenze
  • Franco Savorgnan,  presidente dell’Istituto Centrale di Statistica
  • Sabato Visco, direttore dell’Istituto di Fisiologia Generale dell’Università di Roma e direttore dell’Istituto Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche
  • Edoardo Zavattari, direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Roma


In seguito ad un incontro fra gli illustri studiosi, avvenuto il 26 luglio, con il ministro della cultura popolare Dino Alfieri e il segretario Achille Starace, il PNF comunicò il testo completo del documento e l’elenco dei firmatari. Il manifesto, riproposto il 5 agosto, recitava quanto segue:

«Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.

  1. LE RAZZE UMANE ESISTONO. L’esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
  2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
  3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
  4. LA POPOLAZIONE DELL’ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ È ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.
  5. È UNA LEGGENDA L’APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.
  6. ESISTE ORMAI UNA PURA “RAZZA ITALIANA”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
  7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l’italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità.
  8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D’EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL’ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
  9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.

I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.»

A questa pubblicazione fece seguito un Regio decreto legge che stabiliva “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” ed un altro che fissava «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri».
Il 6 ottobre si arrivò all’epilogo, con una “dichiarazione sulla razza”, emessa dal Gran Consiglio del Fascismo, che fu adottata il successivo 17 novembre come Regio decreto legge in cui si dichiarava quanto segue: «…dichiara l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un’attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti. Il problema ebraico non è che l’aspetto metropolitano di un problema di carattere generale».
Il nuovo clima in Italia portò molti scienziati ed intellettuali, soprattutto nel mondo della scuola, ad emigrare all’estero. Tra questi ricordiamo ad esempio Enrico Fermi e Luigi Bogliolo, coniugati con donne ebree. Altri decisero di restare, accettando di essere allontanati dall’insegnamento o da quei ruoli che fino a quel giorno avevano ricoperto con onore. Altri ancora furono chiamati ad insegnare nelle sedi di università ecclesiastiche dallo stesso Pio XI, forse pentito degli accordi del 1933. Vorrei ricordare    anche i due discorsi pubblici che il pontefice tenne 15 e il 28 luglio pronunciandosi contro il “Manifesto degli scienziati razzisti”.
Dal canto suo, il regime, all’opposizione del Papa, rispose esprimendo la propria inclinazione alla “pazienza”, ma facendo presente che tale tolleranza non avrebbe avuto lunga durata.

L’opinione comune di molti storici sulla questione razziale e sulla posizione della Sana Sede, fu quella di non riconoscere una così decisa e ferma linea di opposizione verso la questione ebraica; la Chiesa di Roma si preoccupò solo di  «ottenere dal governo la modifica degli articoli che potevano ledere le prerogative della Chiesa sul piano giuridico concordatario specialmente per quanto riguardava gli ebrei convertiti».
Una posizione ambigua che lasciò e lascia tutt’ora molto campo di discussione soprattutto nelle fasi successive alla guerra, con la fuga di illustri personaggi del Nazismo, grazie a passaporti falsi, provenienti anche dalla Sana Sede, o con la sparizione di ingenti somme provenienti dalla confisca di denaro agli ebrei deportati. 
Ma questa è un’altra storia….

BIBLIOGRAFIA

  • Annalisa Capristo e Giorgio Fabre, Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti (1938-1943), Bologna, il Mulino, 2018
  • Amedeo Osti Guerrazzi, Marco Caviglia e David Di Consiglio, Gli anni della vergogna 1938-1945, Roma, Cangemi editore, 2018
  • Renzo De Felice, Mussolini il duce II Lo Stato totalitario 1936-1940, Torino, Einaudi, 1981

 

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