Come molti di voi sapranno, esiste una Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’articolo 34 stabilisce con fermezza che tutti gli stati che hanno aderito a tale convenzione si
devono impegnare a impedire ogni forma di sfruttamento o di violenza sessuale ai danni di minori.
Nello specifico, gli Stati devono adottare ogni misura necessaria a livello nazionale e internazionale per garantire:
– che dei fanciulli non siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale
– che dei fanciulli non siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali
– che dei fanciulli non siano sfruttati a fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico.
Se fossimo stati in un mondo civile non sarebbe stato necessario ribadire questi e altri concetti che potrebbero sembrare ovvi e imprescindibili per vivere civilmente, nella legalità e senza sfruttare chi è più debole e indifeso.
Purtroppo il mondo non è un luogo sempre accogliente e spesso i diritti dei minori sono violati.
La loro infanzia viene rubata, la loro vita stravolta, il loro futuro segnato da miseria e dolore.

Uno dei fenomeni a mio avviso più scioccati a cui assistiamo in questi tempi moderni è quello delle spose bambine. È stato stimato che sono circa 13 milioni ogni anno le bambine al di sotto dei 18 anni che vanno in spose a uomini adulti, nella maggior parte dei casi vendute dai propri genitori come vere e proprie schiave in cambio di denaro.
A volte già la loro nascita è segnata da questo destino, perché i genitori vedono la possibilità di uscire dalla miseria attraverso un accordo economico proficuo con qualche ricco e potente uomo, che un giorno sarà lo sposo della loro figlia neonata.
I paesi in cui il fenomeno è attualmente ancora drammaticamente attivo sono numerosi, sia in Africa che in Asia. I dati sono impressionanti.
Le spose bambine a volte non arrivano neppure all’età della pubertà. Amore, romanticismo, sogni, libertà, per loro non esistono. Agghindate come adulte, truccate e adorne di gioielli, fra le lacrime e la paura vengono date in spose ad un marito-padrone.

La prima notte di nozze è un viaggio nell’orrore. Sono corrette a giacere con un uomo adulto, sconosciuto, che abusa di un corpo di bambina, non pronto a un simile trauma, provocando loro lacerazioni gravi, in taluni casi letali.
Sono strappate dalla loro casa, dai giochi di tutti i giorni e dalla scuola, condannate a vivere nell’oscurità di un mondo che le vuole ancora assoggettate a un uomo, fra la totale indifferenza di genitori, parenti e amici.
Sono a servizio del marito e del suo nucleo di origine. Si devono occupare di tutto ciò che riguarda la casa, la pulizia e devono provvedere ai bisogni del loro sposo. Anche se tentano la fuga, cercando di rientrare nella loro famiglia, vengono riportate indietro, perché sono di proprietà dell’uomo che hanno sposato. Le gravidanze precoci mimano la loro salute, rendendole madri/sorelle. A volte non sopravvivono al parto. La violenza caratterizza tutta la loro vita; le percosse, i maltrattamenti fisici e verbali fanno parte della quotidianità.
Finalmente la mobilitazione internazionale ha scosso le coscienze di alcuni. In diversi paesi, come in Somalia, esiste un programma chiamato CHANGES, Challenging Harmful Attitudes and Norms for Gender Equality and Empowerement, che cerca di combattere e arginare il fenomeno dell’infibulazione e dei matrimoni precoci. L’impegno comune è quello di cercare di assicurare a tutte le donne, di qualsiasi età, la possibilità di scegliere chi sposare e cosa fare del proprio corpo, di avere un’istruzione e di vivere libere. Qualche risultato si sta ottenendo, ma non quelli che si dovrebbero vedere. Ancora oggi nel mondo la condizione della donna è di inferiorità. Forse un giorno non sarà più così, nelle nuove generazioni riponiamo la speranza di un domani fatto di uguaglianza e libertà.