Il campo profughi di Al-Hol, si trova nel cuore dell’inferno, nel parte nord-est della Siria.
Una volta un posto così lo avrebbero chiamato campo di concentramento, ora campo profughi.
È stato progettato inizialmente per ospitare 10.000 persone.
In realtà ci vivono circa 70000 esseri umani, ammassati gli uni sugli altri.
Secondo una stima dell’UNICEF, il 90% sono donne e bambini.
Fra questi ultimi, solo una parte sono siriani, circa 20000, mentre gli altri appartengono a 62 nazionalità differenti. 9000 vengono dall’Iraq.
Il numero dei bambini presenti nel campo è considerevole, direi impressionante.
Hanno da pochi giorni a 12 anni, alcuni sono nati lì e non hanno conosciuto altra realtà se non la polvere di quel precario rifugio.
Quelli che sono arrivati lì dalle zone di guerra, hanno già vissuto nella paura, nella miseria, sono sopravvissuti al conflitto, ai bombardamenti, hanno visto atti di violenza e atrocità di tutti i generi. Alcuni sono vittime di abusi, essendo magari rimasti orfani a causa del conflitto, altri sono stati costretti ad imbracciare un fucile, a diventare soldati, ad uccidere per davvero, non per gioco.
La loro vita al campo non migliora, viste le ristrettezze in cui sono obbligati a stare.
Al-Hol è una realtà, una delle tante, presenti nei paesi devastati dalla guerra.
Centri di detenzione, campi profughi, orfanotrofi, non costituiscono un nido sicuro per nessuno di loro, a causa dell’inasprimento degli scontri, che spesso imperversano poco lontano.
Mancano i generi di primaria necessità, quelli che ogni bambino dovrebbe avere: cibo, acqua, medicine. Spesso le condizioni climatiche sono ostili, rendendo la vita ancora più difficile.
Questa è la situazione di Al-Hol, la stessa che troviamo in molti altri posti.
Manca tutto.
Manca soprattutto la volontà di far cessare i conflitti, di dare libertà e riparo a queste persone in fuga, di dare loro la possibilità di vivere con dignità.
I bambini di Al-Hol non li conosce nessuno, se non gli addetti ai lavori, o chi presta ogni giorno servizio in questi luoghi dimenticati.
Non fanno notizia, non restano nella nostra mente. Magari lo fanno per un po’, per qualche istante quando vediamo una foto, o leggiamo un articolo, scritto da qualcuno che come me che non si rassegna all’indifferenza.
Mi piacerebbe fare la differenza, anche solo per pochi istanti, mi piacerebbe toccare il cuore di qualcuno, e dal qual cuore passare a un altro e poi a un altro e un altro ancora, fino ad arrivare al cuore di chi quei conflitti li può far cessare.
Sappiamo tutti quante guerre o “scontri” sono attualmente in atto?
Provate a pensarci, provate a fare un conto o come si dice… fate mente locale…
Provate a riflettere e ditemi se vi bastano le dita delle mani….