Dal 4 novembre 2020, nella regione etiope del Tigray, è in corso un violento conflitto che oppone le forze militari filo-governative ai “ribelli” etiopi del TPLF (Tigray People’s Liberation Front).
A denunciare quanto sta avvenendo è Pramila Patten, Rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, per le violenze sessuali nei conflitti, in una dichiarazione ufficiale dello scorso 21 gennaio.
Secondo la Patten, nella capitale Makallé, è stato rilevato un numero elevato di presunte violenze sessuali.
I ribelli avrebbero costretto alcune persone a stuprare membri della loro stessa famiglia, mentre le donne sarebbero obbligate a prestazioni sessuali in cambio di beni di primaria necessità, divenuti ormai merce rara in tutta la regione.
I centri medici della regione hanno rilevato un repentino aumento della domanda di contraccezione di emergenza e del numero di test effettuati per le infezioni sessualmente trasmesse (Ist), due indicatori di violenza sessuale in situazioni di conflitto.
Nei campi profughi la situazione sembra non essere migliore. Il numero degli stupri è in aumento anche in questi luoghi, che dovrebbero essere più protetti.
La grave situazione di instabilità e le precarie condizioni dei civili, peggiorano ulteriormente la situazione.
Oltre 5.000 rifugiati eritrei vivono in condizioni di estrema indigenza a Scirè e nelle zone limitrofe, e molti di loro trascorrono la notte senza un riparo, senza acqua e senza cibo.
Sono circa 59.000 gli etiopi che hanno abbandonato il paese per trovare rifugio nel vicino Sudan dove la situazione è altrettanto instabile.
Secondo le stime ONU, oltre il 25% dei rifugiati è costituito da donne e ragazze in età fertile.
Purtroppo nella regione i fondi destinati ai servizi medici essenziali non sono sufficienti; anche l’assistenza alle vittime di violenza sessuale è inadeguata, con gravi conseguenze soprattutto in termini di salute sessuale e riproduttiva.
Terapie psicologiche, kit post-stupro, test HIV e per altre malattie sessualmente trasmissibili, sono solo alcune delle cose che mancano.
Per contenere questa situazione di grave necessità, sono stati organizzati dei convogli umanitari, che purtroppo non riescono ad entrare nel paese a causa degli ostacoli burocratici creati dallo stesso governo etiope.
Almeno un terzo delle richieste viene respinto e dopo lunghe trafile di inutile attesa i lasciapassare ottenuti sono ben pochi.
I convogli che giungono a destinazione sono spesso fermati e saccheggiati dagli stessi militari del Tigray.
Il primo problema risiede proprio nella reticenza del governo Etiope , incapace di mettere in pratica una politica efficace di protezione verso i civili, a prescindere dalla loro origine etnica.
Tutelare gli sfollati ed impedire gli stupri di massa, perpetrati per sottomettere la popolazione, consentirebbe al paese un passo verso quell’equilibrio che da tempo manca.
Anche l’Etiopia è una nazione senza pace….
