Le informazioni su Dorothea Binz non sono molte. Quello che si sa per certo è che fu una guardia a Ravensbrück e che tutte le prigioniere se la ricordavano perché era particolarmente cattiva.
Dorothea nacque il 16 marzo 1920 a Hameln una città della Germania, nel Land della Bassa Sassonia.
Figlia di un guardaboschi, aveva cominciato a lavorare a Ravensbrück come volontaria l’1 settembre 1939. Fu addestrata da Emma Zimmer, Johanna Langefeld, Maria Mandel e Anna Klein-Plaubel, note per essere assolutamente sadiche. Divenne una delle SS-Aufseherin, cioè guardie addette ai lager. In tutta la storia del nazismo le donne che occuparono questa funzione furono ben 3700.

Il primo servizio che ricoprì fu quello di sorvegliante presso la lavanderia del campo; successivamente, viste le sue doti innate di sadismo e cattiveria, fu assegnata alla sorveglianza delle torture. In pratica assisteva ai supplizi verificando che venissero fatti nel modo corretto.
Arrivò al campo insieme ad altre donne volontarie e ad un gruppo di prigioniere.
Erano tutte molto giovani, ed alcune di esse non avevano svolto alcun lavoro prima di quello che si apprestavano ad iniziare. In generale furono tutte ben liete di poterlo svolgere.
Dorothea era cresciuta molto liberamente nei boschi di Fürstenberg, frequentando le scuole locali e la chiesa insieme a tutti gli altri ragazzi del posto. Le piaceva particolarmente stare all’aria aperta, correre libera nei prati, inseguire gli animali oppure andare a pattinare in inverno sui laghi ghiacciati. La famiglia si era spostata spesso nella zona, per soddisfare le esigenze lavorative del padre. Nel 1930 si stabilirono in un piccolo paese molto povero, Altglobsow, situato a sole 3 miglia da Ravensbrück. Gli abitanti della zona non erano particolarmente benestanti; tiravano avanti lavorando come contadini oppure come boscaioli.
La famiglia Binz faticò molto ad inserirsi nella comunità, sia perché proveniva da fuori, sia perché la loro vita era un po’ più agiata e la casa in cui abitavano era più grande di quella degli altri abitanti del luogo, grazie ai guadagni da boscaiolo del capofamiglia, Walter.
A soli 10 anni Dorothea, insieme ad un gruppo di amiche, si unì alla Lega delle Ragazze Tedesche, una costola della Gioventù Hitleriana. Nonostante la famiglia fosse decisamente contraria alle idee del capo del terzo Reich, Dorothea a scuola fu indottrinata all’odio nei confronti degli ebrei e al disprezzo verso i reietti della società e per tutti coloro che non erano considerati facenti parte della razza ariana.

In quel periodo la famiglia della giovane incontrò molte difficoltà, soprattutto perché il padre Walter faticava ad abbracciare la nuova ideologia nazista. Fu spesso ostacolato dai propri datori di lavoro ed ebbe anche dei guai con la giustizia; si ha notizia certa che fu processato per aver cacciato di frodo e che passò dei guai a causa del suo vizio di bere, che peraltro condivideva con la moglie.
L’isolamento dal resto del villaggio e il fatto che molto spesso da quella casa provenissero delle urla, non permise mai alla famiglia Binz di ambientarsi.
Anche Dorothea cadde in disgrazia a causa di una grave malattia: contrasse la tubercolosi e date le sue condizioni di salute, che si andavano aggravando, fu costretta a lasciare la scuola, senza una specifica qualifica e ad allontanarsi da casa per andare in un istituto dove fu curata adeguatamente.
Nonostante la completa guarigione, molte porte si chiusero per lei. Fu sempre indicata come portatrice di tubercolosi e per questo non le fu permesso di svolgere molti lavori. Conclusa la scuola con difficoltà, riuscì a trovare un impiego come cameriera.
Quando le fu proposta la possibilità di diventare guardia all’interno del campo di Ravensbrück, non le sembrò vero. Capì che da quel momento la sua vita sarebbe economicamente migliorata e finalmente avrebbe ottenuto quel rispetto che fino ad ora non aveva mai avuto.

Andò a vivere da sola, potendo gestire un’entrata che la rese indipendente. Fu immediatamente notata anche dalle altre guardie di sesso maschile del campo, essendo una giovane donna alta, magra e bionda, pertanto considerata una vera bellezza ariana. A queste caratteristiche Dorothea aggiungeva una personalità molto spigliata: le piaceva alla sera andare a bere nei bar insieme ai suoi colleghi maschi.
Con l’inizio del conflitto, a tutte le guardie di Ravensbrück fu spiegato che da quel momento avrebbero dovuto cambiare il loro comportamento diventando molto più spietate e severe, perché il loro compito da quel giorno sarebbe stato quello di “spezzare i prigionieri detenuti nel campo”.
Nel 1943 fu promossa e inviata a Stellvertretende-Oberaufseherin, un sottocampo in cui aveva l’incarico di addestrare le nuove reclute. All’interno della struttura fu particolarmente feroce. Partecipò personalmente alle torture verso moltissime detenute. Si divertiva a bastonarle sulle gambe ossute per vederle piegate a terra e per poi finirle fra atroci dolori.
Sembra che nel campo incontrò l’amore. Ebbe un fidanzato, Edmund Bräuning, con cui rimase fino alla fine del 1944, quando fu trasferita a Buchenwald.
Con l’arrivo degli alleati, Dorothea Binz tornò a Ravensbrück; durante la marcia della morte riuscì a fuggire e a mettersi in salvo. Fortunatamente fu catturata il 3 maggio 1945 dagli inglesi, che la trovarono nascosta ad Amburgo. La arrestarono e la portarono a Recklinghausen.
Successivamente fu sottoposta a processo e condannata per crimini commessi contro l’umanità. Il 2 maggio 1947 fu impiccata ad Hameln.
Così terminò la breve ma intensa carriera di Dorothea Binz, una delle tante donne addette ai lager nazisti che resero la vita un inferno alle prigioniere che avevano la sfortuna di incrociare il suo cammino.