Ciudad Juárez è una città situata nel nord Messico, a confine con gli Stati Uniti. È considerata il centro più pericoloso e violento del mondo.
I narcotrafficanti e le loro attività delittuose scandiscono la vita dei suoi abitanti. Spaccio, Omicidi, rapimenti, stupri, sono all’ordine del giorno.
Ciudad Juárez viene anche chiamata il “cimitero delle donne”. A sparire, ingoiate dalla miseria, dal degrado e dal silenzio sono giovani donne provenienti dalle famiglie più povere
Un serial killer, una banda di folli omicidi, il traffico di esseri umani… non si sa cosa si celi dietro i fatti sanguinosi che avvengono in quella località.
A scomparire sono sempre ragazze, a volte bambine, con in comune lunghi capelli e colore della pelle. Vengono ritrovate, dopo qualche tempo, sepolte nel deserto a Campo Algodonero, brutalmente mutilate.
I dati forniti dal SESNSP, Segretariato esecutivo del Sistema di pubblica sicurezza nazionale, per il 2019 sono sconfortanti: da gennaio a settembre sono state ritrovate 2.833 donne assassinate in Messico. Un macabro rituale che si protrae nel tempo dai primi anni ’90, che sembra non avere una fine. Secondo l’OCNF, l’Osservatorio Cittadino Nazionale sul Femminicidio ogni giorno vengono uccise mediamente 6 donne.
La situazione a Ciudad Juárez è molto grave: fra il 1993 e il 2010, secondo i dati ufficiali della polizia, presumendo che siano veritieri e che non ci siano stati insabbiamenti e omissioni, sono 941 le giovani donne ritrovate cadavere in zona; 130 nel solo 2011.
Tutte fra i 15 e i 25 anni. La maggior parte arrivano da zone limitrofe, per cercare lavoro come operaie nelle industrie di montaggio o dei tessuti. Le sparizioni avvengono quasi tutte nel tragitto fra casa e luogo di lavoro, spesso isolato e lontano da occhi indiscreti.
Stuprate, torturate, mutilate e poi gettate via come spazzatura, nel deserto, dove animali e intemperie finiscono lo scempio.
Le autorità cercano in tutto il Messico di insabbiare quanto sta avvenendo, ma le donne messicane si oppongono e lottano per loro stesse e per le loro figlie. Lo scorso anno sono state organizzate diverse manifestazioni di protesta, per denunciare la violenza dilagante e la piaga purulenta del femminicidio. Ma questo non basterà a fermare questa ondata di morte.
Nel 2016 l’attivista Maria Salguero ha costruito una mappa di tutti i casi di femminicidio denunciati nella città Ciudad Juárez e in tutto il Messico, suddividendoli tra violenza familiare, femminicidio, rapimento, stupro e omicidio.
Sono stati mappati 6.000 casi dal 2011 ad oggi.
Una strage, silenziosa, dolorosa, senza soluzione perché la corruzione della polizia, gli insabbiamenti e le mancate denunce di chi ha paura, non permettono di fare giustizia.
Il Messico, come tante altre nazioni al mondo, piange le sue vittime. L’infanzia negata, la giovinezza violata, la libertà di vivere e di avere un futuro, forse non sapremo mai la verità sulle morti di queste giovani vittime, dimenticate dalla vita perché considerate senza valore.
Proviamo anche noi a dargli una voce….