“Sotto la minaccia della guerra, sono più nudo e spoglio che mai. Se verrò abbattuto, non avrò nulla da rimpiangere. Ero nato per essere un giardiniere”.
Antoine lasciò queste parole incise su una lettera adagiata sulla sua scrivania; fu come un presentimento, una sensazione nel petto che pulsava come le frasi del suo capolavoro “Il Piccolo Principe” pubblicato il 6 aprile 1943, da una casa editrice di New York, un anno prima del suo ultimo volo. “Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia.”
Poi partì come il protagonista del suo capolavoro per una spedizione aerea scomparendo per sempre nel suo mistero.
“sembrerò morto, e non sarà vero”.
Era il 31 luglio del 1944, sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Lo scrittore, esperto aviatore e amante del volo, era divenuto capitano di complemento e si arruolò nell’ Armèe de l’air, fu destinato ad una squadriglia di ricognizione aerea.
Molti anni prima ebbe un grave incidente aereo, era il 30 dicembre del 1935, precipitò tra le dune dorate del deserto libico, qui rimase per molti giorni stremato e con ormai poche risorse per poter sopravvivere, venne tratto in salvo da una carovana di nomadi.
Qui in questo deserto solitario incontrerà la meraviglia del Piccolo Principe.
“Si è soli nel deserto, disse il piccolo principe. Si è soli anche con gli uomini, rispose il serpente.”
Lo scrittore decollò con un P-38 con i colori della Francia libera, dalla base militare di Borgo, in Corsica, era diretto a Lione.
Sorvolando il Tirreno, scomparve nel nulla, come una cometa nella notte.
Come il suo piccolo principe.
Un caro amico dello scrittore dichiarò che Antoine gli confessò che sarebbe voluto sparire come il piccolo principe, questo alimentò le voci di un possibili suicidio.
Si parlò anche di un presunto sabotaggio al motore, vista la forte inimicizia con il futuro presidente Francese Charles De Gaulle.
La realtà venne a galla con un braccialetto, intrappolato nelle reti di un pescatore di Marsiglia. Era il settembre del 1998. Era il bracciale di Antoine. Lo dichiarava l’incisione del suo nome sull’argento logorato dal mare.
I resti del suo velivolo furono ritrovati nel 2004 al largo dell’Ile de Riou, a più di sessanta metri di profondità.
Ma nel 2008 una dichiarazione pose forse fine a questa misteriosa morte.
Horst Rippert, ex pilota della Luftwaffe confessò di aver abbattuto con il suo Messerschmitt Bf 109, un P-38 proprio in quella notte.
“Quando ho saputo di chi si trattasse, ho sperato fino all’ultimo che non fosse lui”.
“Non avrei mai sparato se lo avessi saputo”.
Le sue opere erano fonte di ispirazione per ogni pilota, come “Volo di notte” e “Terra degli uomini”, lo erano anche per lui.
Dopo la guerra, il pilota nazista, divenne un giornalista nell’NDR, lavorò come giornalista sportivo. Non dichiarò mai prima del 2008 questa verità, mantenne il suo segreto per paura, per il timore di aver ucciso il Poeta del Cielo e con lui una parte di se stesso e di tutti gli aviatori.
Di tutti quei sogni, della magia dei suoi testi per l’amore e il volo tra i cieli.
Antoine morì a soli 44 anni.
Rippert morì nel 2013, all’età della guerra aveva soli 25 anni.
Antoine de Saint-Exupèry continuò con il suo fascino a suscitare leggende e ipotesi surreali, ma come il suo piccolo principe forse è solo dal un’altra parte.
“Capisci? É troppo lontano. Non posso portare appresso il mio corpo. É troppo pesante\”.
Il suo corpo non fu mai ritrovato.