Henri Arnaud e l’orgoglio valdese

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Henri Arnaud e la resistenza armata dei valdesi contro le persecuzioni della chiesa Cattolica...
Henri Arnaud

A Torre Pellice in Piemonte vi è un monumento, commissionato nel 1886 allo scultore torinese Davide Calandra che ne eseguì il bozzetto (ora alla Gipsoteca Civica di Savigliano), realizzato nel 1925 dal suo allievo Emilio Musso. La statua in bronzo, su basamento in pietra di Luserna, rappresenta Herni Arnaud vestito da ufficiale dell’epoca con la Bibbia infilata nella cintura.
Ma chi era Henri Arnaud?
Raccontiamo la sua gloriosa storia.
I valdesi sono l’unica setta a suo tempo considerata eretica che essendosi trasformati in chiesa riformata sono sopravvissuti fino a noi fra varie vicissitudini e terribili persecuzioni. Nati come un movimento pauperistico sotto la guida di Pietro Valdo nel 1200 furono duramente perseguitati nei secoli successivi ma a differenza dei catari o di altre sette definite eretiche la chiesa cattolica non riusci a eliminarli nonostante anni di durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso ritirandosi in zone montane e poco accessibili il movimento valdese sopravvisse fino al XVI secolo e aderì alla Riforma protestante calvinista nel 1532 col sinodo di Chanforan che segnò una svolta decisiva per il futuro della comunità. Henri Arnaud è stato uno dei loro principali protagonisti della loro travagliata storia.
Henri nacque nel 1641, ad Embrun città francese che si trova nella valle della Durance, da Francesco, che era un nobile ugonotto, e da Margherita Grosso, oriunda di Dronero, ma egli si considerò sempre un abitante delle valli valdesi, ove emigrò adolescente con i suoi genitori. Per completare gli studi si poi trasferì in svizzera dove seguì studi teologici sia a Basilea, nel 1662-1664 che all’accademia di Ginevra e poi studiò anche in Olanda. Nel 1670 egli ritorna nelle valli valdesi, per esercitare il ministero pastorale.
In seguito alla revoca dell’editto di Nantes da parte di Luigi XIV con l’editto di Fontainebleau, anche Vittorio Amedeo II di Savoia si adeguò emanando un n editto nel gennaio 1686, che ordinava l’abolizione del culto riformato dei valdesi, la distruzione dei loro templi, l’esilio dei pastori e la consegna dei figli al clero, affinché venissero educati nel cattolicesimo. Il breve periodo di relativa pace per i valdesi trascorso dopo le stragi e le persecuzioni delle cosiddette Pasque Piemontesi era per loro purtroppo terminato. Si avvicinava di nuovo un duro periodo di lotta sofferenza e persecuzioni.
Henri Arnaud, pastore a Torre Pellice, era padre di una numerosa famiglia, consigliò la resistenza armata alla popolazione valdese, ma all’ inizio gli abitanti esitarono di seguire i suoi consigli attendendo una soluzione diplomatica del problema. Due ambasciatori dei cantoni svizzeri che erano venuti a intercedere per loro presso il duca senza ottenere risultato poiché lo trovarono irremovibile, proposero ai Valdesi di emigrare in massa. Il duca Vittorio Amedeo II di Savoia, emise altro editto il 9 aprile 1686 imponendo ancora più gravi condizioni , imponendo a loro l’esilio, l’obbligo di vendere le loro terre entro dieci giorni e presentarsi disarmati ai commissari ducali. Alla popolazione esasperata, non rimase che seguire i consigli dell’ Arnaud, presero le armi e dopo alcuni scontri, in cui lo stesso Henri partecipò come da valoroso combattente, cacciarono le forze ducali e quelle francesi inviate come rinforzo da Luigi XIV. In seguito le ostilità cessarono , per l’ inganno di false promesse da parte dei comandanti franco-sabaudi.
Henri Arnaud fu costretto a fuggire con la famiglia a Ginevra e poi a Neuchâtel. I valdesi rimasti a combattere furono massacrati a tradimento, quelli catturati morirono di fame e stenti in prigionia, salvo qualche migliaia di superstiti, ai quali Vittorio Amedeo II concesse nel 1687, di raggiungere la Svizzera. Henri Arnaud. si prodigò per aiutare gli esuli, i quali ebbero generoso un generoso aiuto dagli svizzeri, che cercarono poi di avviarli in Germania, ove si sperava di sistemarli come agricoltori. Ma questo progetto allora fu abbandonato, in seguito alla guerra della lega d’Augusta e all’avanzata francese in Germania: del resto, gli stessi valdesi erano molto riluttanti, per l’ irriducibile attaccamento alla loro terra.
Henri Arnaud in esilio concepì allora l’idea di un loro rimpatrio a mano armata e tentò di attuarlo nell’estate dell’anno 1688. Fallito questo primo tentativo, andò in Olanda a sollecitare l’aiuto di Guglielmo III di Orange e, ottenutolo, riorganizzò segretamente gli esuli. Si fece dare istruzioni militari, risultate poi preziose, da un vecchio mitico guerrigliero valdese, che aveva combattuto nei precedenti scontri durante le cosiddette Pasque Piemontesi Giosuè Janavel, italianizzato in Gianavello un altro eroe della lunga epopea valdese, anch’egli profugo a Ginevra. Henri Arnaud partì da Prangins, presso Ginevra, con un migliaio di armati, tra valdesi e ugonotti, la notte del 25-26 agosto 1689 (15-16 agosto, secondo il calendario giuliano allora seguito dai protestanti: di qui l’uso dei valdesi di celebrare il 15 agosto, con adunate popolari, il ricordo del Glorioso Rimpatrio). Con una romanzesca lunga marcia attraverso le Alpi, piombò in Val di Susa, sbaragliando un corpo di 2.500 francesi a Salbertrand, e poi nelle valli valdesi, ove impegnò una accanita guerriglia contro le forze nemiche enormemente superiori di numero. Combattimenti e disagi decimarono i suoi uomini, Ma Henri Arnaud. poté salvarli, trincerandosi nella fortezza naturale del monte Balziglia, in Val Germanasca, secondo i consigli avuti dal Janavel. Resistette sino al maggio 1690, allorché fu snidato dall’artiglieria e ridotto all’estremo.
Ma come molte volte succede la sorte cambiò, Vittorio Amedeo II passò dall’alleanza col Re Sole al campo della lega d’Augusta e allora chiese a Henri Arnaud. di collaborare alla guerra contro i Francesi. Per ottenere l’appoggio dei valdesi nella difesa dei confini il duca emanò l’Editto di Tolleranza nel maggio 1694 che garantiva la libertà di culto, vennero liberati i carcerati e ritornarono altri profughi, il ghetto alpino pur essendo un’area marginale era nuovamente libera per la propria fede anche se ciò provocò le irate proteste del papa Innocenzo XII.
Col “Glorioso Rimpatrio” capeggiato dall’Arnaud. Fu assicurata per sempre l’esistenza della popolazione valdese del Piemonte. Sospinto dal suo temperamento, irrequieto e ambizioso, l’Arnaud. continuò a partecipare alla lotta contro il Re Sole come colonnello dei suoi valdesi e poi come agente segreto di Vittorio Amedeo II in Svizzera. Nel 1698 il Savoia strinse con Luigi XIV un accordo, per cui otteneva Pinerolo e la Val Perosa, ma fu costretto ad espellere dal suo ducato i riformati nati nei domini del Re Sole. Anche l Henri Arnaud., come nativo francese di Embrun, dovette di nuovo esulare, insieme ai valdesi della Val Perosa, alla volta della Svizzera. Andò in Inghilterra a sollecitare nuovi aiuti da Guglielmo III e questa volta sistemòi profughi valdesi nell’Assia e nel Württenberg, ove fondarono villaggi, oggi germanizzati, ma che conservano traccia delle proprie origini piemontesi nei toponimi (Villar, Pinasca, Perosa) e nei cognomi.
Henri Arnaud. Divenne pastore a Schönenberg (Württenberg), da dove ripartì più volte per viaggi in vari paesi. Tra l’altro, durante la guerra di successione spagnola, ricomparve nel 1704 nelle Valli Valdesi: ma è in dubbio che abbia avuto altri incarichi militari o religiosi, mentre è certo che nel 1707 torno a vivere nuovamente a Schönenberg.
Subito dopo il Rimpatrio, aveva sollecitato un amico di Ginevra, il lucchese Vincenzo Minutoli, professore di teologia, a scrivere la storia delle sue gesta. L’opera fu composta dal Minutoli nel 1690, sulla base di informazioni dell’ Henri Arnaud. e dai diari tenuti da due ufficiali della spedizione (Reynaudin e Huc), ma restò inedita, forse per le circostanze politiche del tempo. Morto, il Minutoli, l’ Arnaud . apportò modesti ritocchi al manoscritto e lo pubblicò col titolo: Histoire de la Glorieuse Rentrée des Vaudois dans leurs Vallées… par Henri A., pasteur et colonel des Vaudois, s. l. con una dedica alla regina Anna d’Inghilterra, tosto sostituita da un altra al duca del Württenberg. La paternità dell’opera, che ebbe anche traduzioni in olandese, inglese e tedesco, è stata solo di recente restituita al Minutoli.
Henri Arnaud si spense a Schönenberg nel 1721
I Valdesi negli anni successivi tuttavia furono costretti a rimanere confinati nell’area, soprannominata poi “Ghetto alpino”, prevista fin dai tempi dell’Accordo di Cavour (stipulato con Emanuele Filiberto “Testa di Ferro” nel 1561). La piena libertà religiosa giunse finalmente soltanto nel 1848, grazie alle “Lettere Patenti” del 17 febbraio, che precedettero di poco lo Statuto del re Carlo Alberto.






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