La politica tra finanze e lobbisti: storie di una lunga Storia!

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Sembra ancora di sentire l’eco delle parole della nota antropologa italiana, Amalia Signorelli, sempre tesa a leggere tra le maglie sociali le contraddizioni di un sistema che mi permetto, con licenza storica, di definire di mezzo millennio. Perché?
Il potere vero non appartiene più alla politica: le grandi decisioni non si prendono oramai nelle sedi istituzionali. Il discorso è solo finanziario: siamo nelle mani delle banche e delle lobby, tutto qui! 
Sembra ancora di sentire l’eco delle parole della nota antropologa italiana, Amalia Signorelli, sempre tesa a leggere tra le maglie sociali le contraddizioni di un sistema che mi permetto, con licenza storica, di definire di mezzo millennio. Perché? Facciamoci un tuffo nel passato per capire come la legge del tornaconto moduli o rimoduli le idee degli uomini. Già, il denaro compra: lo sa qualunque italiano, oggi! Pecunia non olet: beh, una sacralizzazione che nel motto dice molto. Ma torniamo a noi…
Correva l’anno 1517: Lutero affiggeva le sue tesi sulla porta della Chiesa di Wittenberg. Poco tempo dopo, nel 1519, un grande evento politico avrebbe mutato radicalmente la situazione europea: l’ascesa al trono imperiale di Carlo d’Asburgo con il nome di Carlo V.
Comunque, per inciso, siamo abituati, a ricordarlo per il ritratto a cavallo, realizzato da Tiziano nel 1548.
A proposito, a questo punto, cade a fagiolo, quasi a didascalia, qualcuno dei suoi detti, che si commenta da sé nella sua relazione ippica: “Parlo spagnolo a Dio, italiano alle donne, francese agli uomini, e tedesco al mio cavallo”.
Ancor prima di essere eletto imperatore, questi aveva già ottenuto per via ereditaria territori immensi che si estendevano su gran parte dell’Europa, dell’Africa settentrionale e dell’America meridionale. Insomma, si era ritrovato a capo «di un impero che non si era mai visto neppure ai tempi di Carlo Magno», un impero sul quale non tramontava mai il sole. Insieme a questo patrimonio, Il giovane Rampollo, che aveva diciannove anni, aveva ereditato pure la candidatura al titolo imperiale, ma pure un forte concorrente nel giovane re di Francia, Francesco I: altro che un sassolino nelle scarpe! I Sette Elettori fecero capire che, in assenza di particolari motivi per decidere a favore dell’uno o dell’altro, l’elemento determinante sarebbe stato il denaro. Si scatenò così una vera e propria corsa alla corruzione, che si risolse a vantaggio della Casa d’Asburgo grazie ai prestiti del più grande banchiere tedesco, Jacob Fugger, che anticipò una somma da capogiro: mezzo milioni di fiorini d’oro pari al bilancio annuale dell’intera Austria o al reddito di sei anni delle miniere d’argento del Tirolo. Altri 300000 fiorini furono prestati da altri banchieri tedeschi, fiorentini e genovesi. Essi furono versati ai Grandi Elettori tedeschi, a conti, baroni e cavalieri, ad ambasciatori, mediatori, consiglieri e segretari. Eppure lo diceva lui: “I letterati mi istruiscono, i commercianti mi arricchiscono, e i nobili mi spogliano”, ma come si è soliti dire, del senno di poi son piene le fosse.
Quella Corona imperiale, che era appartenuta a Carlo Magno e che un nuovo mondo assetato di denaro aveva messo appena all’asta, perché potesse essere comprata, si sarebbe trasformata in una fonte inesauribile di problemi. Perché? Tutto intorno un mondo in tumultuosa trasformazione: le guerre, le sanguinose battaglie, il sacco di Roma, le discussioni teologiche, le note tensioni con Francesco I, Enrico VIII, Martin Lutero. Per la serie, tanta trippa per gatti! E del popolo? Se ne fa macelleria, come sempre!
Francesco Polopoli

BIBLIOGRAFIA

Bibliografia
  • Alba Rosa Leone, Orientarsi nella storia, Vol. 2, Firenze 1991
  • Karl Branti, Carlo V, Torino 1967
Sitografia
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_V_d%27Asburgo
  • https://www.frasicelebri.it/frasi-di/carlo-v-dasburgo-e-i-di-spagna/

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