I gaswagen, traducibile come camion del gas, fu un particolare tipo di autocarro inventato dal direttore del NKVS Isay Berg nel 1936 per l’eliminazione fisica di parte dei condannati nelle Grandi Purghe. In seguito fu utilizzato dai nazisti come strumento di esecuzione che anticipò le camere a gas per lo sterminio di un grande numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale. Risulta complesso stimare il numero delle vittime: alcuni studiosi stimano in 700.000 le persone uccise tramite questo strumento di morte.
Ricostruiamo la storia di questo tremendo metodo di sterminio.
I gaswagen furono utilizzati per la prima volta dai sovietici durante le Grandi purghe staliniste degli anni trenta. Le Grandi purghe furono una vasta repressione avvenuta nell’Unione Sovietica nella seconda metà degli anni trenta, voluta e diretta da Stalin dopo l’omicidio di un importante dirigente del partito a Leningrado, Sergej Kirov. Il compito di questa operazione fu quello di epurare il partito comunista da presunti cospiratori. La repressione, eseguita con procedimenti giudiziari sommari, colpì anche semplici cittadini non iscritti al partito ma considerati ostili al regime. L’operazione, voluta da Stalin, ebbe grande risonanza in occidente in seguito ad alcuni processi celebrati tra il 1936 ed il 1938 contro i massimi dirigenti del PCUS. Per quale motivo l’eco delle purghe giunse nell’Europa occidentale? Perché nel periodo compreso tra il 1936 ed il 1938 furono oggetto di arresti e condanne numerosi esponenti delle comunità straniere, inclusa quella italiana, emigrati nella patria socialista per sottrarsi alle persecuzioni politiche nei paesi d’origine. All’interno di questa repressione nacque il camion della morte come strumento d’eliminazione di massa di prigionieri politici. Isay Berg, capo della sezione moscovita del NKVD, ebbe l’idea di soffocare gruppi di prigionieri con con fumi provenienti dal motore di un camioncino apparentemente adibito al trasporto di pane, come alternativa alla fucilazione. I cadaveri venivano in seguito sistemati all’interno di fosse comune: emblematico il caso di Butovo, dove un totale di 20.000 (circa) condannati furono sepolti ed in seguito bruciati. Sull’attribuzione della paternità di questo strumento di morte ad Isay Berg esistono voci contrastanti poiché lo stesso fu ucciso durante la Grande purga del 1939.
L’utilizzo dei gaswagen fu ripreso successivamente dai nazisti. I camion erano prodotti da imprese tedesche, Diamond ed Opel, o svizzere, Saurer. Il funzionamento dei gaswagen nella Germania nazista era abbastanza semplice perché assolveva ad un preciso compito: eliminare velocemente i prigionieri. Questo era possibile poiché questo tipo di veicoli aveva la capacità di contenere un grande numero di persone nel cassone posteriore. Una volta che il carico umano da eliminare trovava posto sull’autocarro, lo stesso era sigillato internamente ed il cassone, dove veniva fatto confluire il gas di scarico del motore, funzionava da camera a gas, uccidendo le persone alloggiate al suo interno grazie all’azione del monossido di carbonio. Purtroppo questi camion necessitavano di continua manutenzione, motivo per il quale i prigionieri potevano vedere come erano costruiti al loro interno. In questo senso sono molto importanti le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio poiché grazie a questi ricordi possiamo conoscerne il funzionamento. Al suo interno il camion presentava un pavimento in assi di legno come le future docce a gas, pareti laterali di color bianco e la porta stagna per non permettere ai gas iniettati di uscire. Robert Mohr, un comandante delle SS, è indicato come uno degli artefici di questa tipologia di camion nella Germania nazista. Alla sua unità, che operava nei pressi di Stalino, furono assegnati diversi gaswagen, a proposito dei quali dichiarò: “Vidi soltanto esternamente il camion del gas del Sonderkommando che incontrai a Stalino. Era un grande veicolo grigio che assomigliava ad una specie di autobus senza finestre”.
Ma l’ufficiale nazista maggiormente implicato nello sviluppo di questi mezzi di distruzione di massa fu Walter Rauff. Il nazista in fuga, morì solo il 5 maggio del 1984 in Cile stroncato da un tumore ai polmoni, iniziò come funzionario del Ministero della Marina Tedesca, ruolo che ricoprì sino al 1937. L’anno successivo fu arruolato nelle file del SD, i servizi segreti delle SS comandate da Heydrich, per poi passare a comandare un dipartimento della polizia criminale nazista. Nel 1941 e nel 1942, Rauff fu coinvolto nello sviluppo di furgoni e camere mobili a gas. Come avvenne il suoi coinvolgimento nei gaswagen? Rauff affidò il compito di tenere i furgoni a gas che operavano nell’Unione Sovietica, ed in altre zone occupate dai nazisti, ad un chimico delle SS, August Becker, che informò Rauff sulle operazioni di morte tramite il monossido di carbonio. Si presume che Rauff sia stato responsabile della morte di quasi 100.000 persone, per la maggior parte ebrei e disabili, durante la seconda guerra mondiale. Nel campo di sterminio di Chelmno, in tedesco Kulmhof, in Polonia, dove Rauff operò come stretto collaboratore di Himmler, furono attivi diversi gaswagen. In un archivio delle SS fu ritrovato un documento che recita: “Nel giro di sei mesi, tre di questi camion hanno trattato 97.000 pezzi senza inconvenienti di sorta”. Dopo l’esperienza in Polonia Rauff fu inviato in Tunisia. Nel 1943 fu chiamato dallo stesso Himmler per ricoprire l’incarico di ispettore per la Lombardia, il Piemonte e la Liguria.
Il 13 settembre, ordinò di iniziare a rastrellare gli ebrei a Baveno, Arona e successivamente a Meina, dove accadde l’episodio più noto: sedici ospiti dell’albergo Meina furono identificati e trattenuti per alcuni giorni in una stanza e poi, in due notti successive, il 22 ed il 23 settembre, uccisi e gettati con zavorre nel Lago Maggiore. Altri rastrellamenti avvennero nei giorni seguenti a Mergozzo, Stresa e Novara. L’ordine partì con una telefonata da Milano, dalla viva voce di Walter Rauff. Nello stesso anno Karl Frederich Otto Wolff fu nominato Governatore Militare e Comandante supremo delle SS e della polizia dell’Italia settentrionale. Da qui in poi il destino di questi due uomini s’intreccia con quello di personaggi di rilievo della scena politica internazionale. Il 10 maggio del 1944 Wollf fu ricevuto da Pio XII, su intercessione della principessa Virgina Bourbon del Monte, coniugata Agnelli, madre di Gianni. Il rapido capovolgersi della situazione, a sfavore della Germania, consigliò ai comandanti nazisti di cercare contatti con i prossimi vincitori per assicurarsi una via d’uscita. Come sappiamo, per Rauff, e molti altri tra cui il medico della morte dottor Mengele, funzionò poiché morì soltanto nel 1984 in Cile.
I gaswagen non funzionarono solo a Chelmno. A fine novembre del 1941 a Kozminek, in Polonia, 700 ebrei furono asfissiati mediante l’utilizzo di questo strumento di morte. A Stalino, in Ucraina, Robert Mohr iniziò la sua sperimentazione con un gaswagen. Il 30 settembre del 1941 le truppe del campo ebbero a disposizione diversi veicoli per l’eliminazione dei prigionieri. Tra il marzo e l’aprile del 1942, grazie ad un camion di 5 tonnellate contenente circa 60 persone, Mohr sterminò moltissimi ebrei. Gli sterminatori delle SS successivamente alle operazioni con il gas dovevano rimuovere i cadaveri, spesso sporchi di urina e feci, e gettarli in un pozzo in una miniera. Anche a Minsk, Bielorussia, furono utilizzati i gaswagen. In un comunicato del 31 luglio del 1942 il generale commissario Kube, in un comunicato, informa il suo superiore che nelle ultime dieci settimane sono stati eliminati, anche mediante l’utilizzo dei camion, 55.000 ebrei, 10.000 solo a Minsk tra il 29 ed il 30 luglio.
I gaswagen furono un tassello importante nell’eliminazione di ebrei e disabili voluta dai nazisti.
Ancora oggi, malgrado i documenti esistenti, molte persone tendono a sminuire, quando non giungono a negare, il genocidio perpetrato dai tedeschi.
A queste persone rivolgo un solo monito: sarebbe potuto accadere a voi.
Fabio Casalini