Cenerentola è un racconto popolare che incarna un mito, basato sull’ingiusta oppressione e sulla ricompensa trionfante, di cui sono conosciute diverse varianti in tutto il mondo. La versione più antica conosciuta della leggenda di Cenerentola è la storia della greca Rhodopis, una cortigiana che viveva nella colonia di Naucratis in Egitto. La storia fu registrata per la prima volta dal geografo greco Strabone nella Geographica, probabilmente scritta intorno al 7 avanti Cristo, anche se le prime notizie di una Rhodopis risalgono ad Erodoto, vissuto cinque secoli prima di Strabone, che narrò la leggenda popolare di una cortigiana non dissimile da quella successiva del geografo greco. Strabone all’interno del suo Geographica ricordò, a proposito di Rhodopis, che “raccontano la favolosa storia che, quando faceva il bagno, un’aquila strappò uno dei sandali della cameriera e lo portò a Memphis; e mentre il re stava amministrando la giustizia all’aria aperta, l’aquila, quando arrivò sopra la sua testa, gettò il sandalo sulle sue ginocchia; e il re, agitato sia dalla bella forma del sandalo che dalla stranezza dell’evento, mandò uomini in tutte le direzioni del paese alla ricerca della donna che indossava il sandalo; e quando fu trovata nella città di Naucratis, fu portata a Memphis, dove divenne la moglie del re”. La medesima storia fu riportata anche dall’oratore romano Claudio Eliano, morto nel 235 dopo Cristo, nella sua Storia Miscellanea, scritta interamente in greco. La storia di Claudio Eliano ricorda molto da vicino quella raccontata dal geografo Strabone, ma aggiunse il nome del faraone in questione, Psammetichus. Claudio Eliano volle ricordare che la storia di Rhodopis rimase popolare in tutta l’antichità.

Nel XII secolo apparve il poema lirico La Fresne, scritto da Marie de France, che possiamo considerare una variante europea della storia di Cenerentola. I protagonisti principali dell’inizio della narrazione La Fresne sono due cavalieri, e le rispettive mogli. La favola francese prosegue con la moglie di uno dei due che diede alla luce due gemelli, l’altra moglie, quando venne a sapere del parto, dichiarò che per avere due figli contemporaneamente significava che la donna doveva aver dormito con due uomini. Molti considerarono questo commento diffamatorio e non diedero peso alle parole della moglie del secondo cavaliere, considerandola probabilmente gelosa per il parto gemellare dell’altra moglie. Il marito della donna che diede alla luce due gemelli decise di portare la propria famiglia lontano da quelle maledette malelingue. La seconda moglie, quella che commentò il parto gemellare, diede a sua volta alla luce due figlie gemelle. La donna, che non voleva cadere nella cattiveria delle malelingue, progettò di uccidere segretamente una delle figlie per negarne l’esistenza. Un’ancella si offrì invece di nasconderla, per salvarle la vita. La ragazza, decise di adornare il braccio della bimba con un broccato decorato, segno della nascita nobile, prima di lasciarla sotto un albero di frassino appena fuori da un’abbazia. Un facchino trovò la bimba e la chiamò Le Fresne, albero di frassino dal francese, e la consegnò ad una badessa per allevarla. La Fresne divenne una donna straordinariamente bella, tanto che un rispettato signore della zona, Gurun, si innamorò perdutamente di lei. Gurun, come scusa per le continue visite all’abbazia, decise di effettuare numerose donazioni, guadagnandosi segretamente l’amore di La Fresne. I due s’innamorarono perdutamente e la ragazza rimase incinta. Temendo l’ira della badessa, Gurun convinse la giovane a fuggire con lui. I cavalieri di Gurun, preoccupati del fatto che il loro signore potesse sposare una semplice ragazza perdendo le terre e la stirpe alla morte dell’uomo, trovarono una nobildonna molto bella di nome La Coudre (albero di nocciolo). Gli uomini convinsero Gurun che per proseguire la nobile stirpe fosse necessario sposare la nobildonna. La notte precedente il matrimonio La Fresne aiutò a preparare il letto nuziale poiché conosceva i gusti di Gurun. Non trovando il letto nuziale di suo gradimento, aggiunse il broccato con cui era stato cinto il suo braccio al momento dell’abbandono. La madre di La Coudre riconobbe il broccato e scoprì che la ragazza era la sorella gemella di La Coudre. Il matrimonio fu annullato. La
Fresne e Gurun si sposarono poco dopo. Fu trovato un marito anche per la sorella gemella concedendo un lieto fine alla narrazione.

Non c’è meravigliarsi se questa leggenda, come molte altre, sia presente in tradizioni popolari molto distanti tra loro e apparentemente non comunicanti, tanto che una versione particolare di Cenerentola la ritroviamo in Cina nella storia di Yeh-Shen, raccontata da Tuan Ch’ing-Shih. Tra gli elementi della fiaba, che derivano dalla versione di Ch’ing-Shih c’è quello dei piedi minuti della protagonista, notoriamente segno di nobiltà e distinzione nella cultura cinese. La versione di Ch’ing-Shih enfatizzava il fatto che Yeh-Shen, Cenerentola, avesse i piedi più piccoli del regno. Nelle versioni occidentali che hanno perso questa premessa risulta oscuro il motivo per cui il principe si aspetti che una sola ragazza del regno sia in grado di indossare la scarpina ritrovata. Inoltre in alcuni versioni successive non si tratta neppure di una scarpa ma bensì di un anello o di un bracciale.

In Italia la prima versione della fiaba fu quella di Giambattista Basile, del 1634. La pubblicazione era intitolata La gatta Cenerentola. Diversa da questa fu la versione di Charles Perrault, della seconda metà del XVII secolo.
In cosa la versione di Perrault si differenziava da quella di Basile?
L’autore francese depurò la versione di Basile da molti aspetti crudi per renderla più adatta ad essere raccontata alla corte del re di Francia. La storia di Basile era ambientata nel Regno di Napoli, a quell’epoca importante centro politico e culturale del Sud Italia. Inoltre il racconto era scritto in dialetto napoletano. La versione di Basile narrava le gesta di un’eroina, Zezolla, che si macchiava dell’omicidio della propria matrigna, che fu sostituita da una nuova peggiore della precedente. Un aspetto che non fu modificato da Perrault fu quello relativo al nome: nella versione francese divenne Cendrillon. Il nome, Cenerentola, deriva dalla parola italiana cenere e dipende dal fatto che i servi e gli sguatteri, al tempo di Basile, erano solitamente sporchi di cenere a causa del fatto che vivevano in freddi scantinati e, normalmente, cercavano di scaldarsi seduti vicino al caminetto.

La versione successiva a quella di Perrault la fiaba, chiamata Aschenputtel, dei fratelli Grimm, del 1812. Questa versione è molto più intensa di quella dell’autore francese poiché il padre di Cenerentola non muore e le sorellastre mutilano i loro piedi per adattarli alla scarpetta d’oro. Inoltre non esiste la fata madrina e l’aiuto per l’eroina della storia proviene da un albero dei desideri che la ragazza aveva piantato sulla tomba di sua madre. Le due versioni divergono anche per la sorte delle sorellastre poiché i fratelli Grimm fecero loro subire una terribile punizione per la crudeltà dimostrata.
Esistono molte altre versione della favola di Cenerentola, dalla narrazione persiana chiamata Il vasetto magico a quella russa conosciuta come Vasilisa la Bella.
In conclusione, possiamo affermare che ogni popolo, o gruppo sociale, ha modificato e rimaneggiato alcuni elementi della favola, enfatizzando quelli che riteneva più utili alla propria causa.
La favola di Cenerentola, come la maggior parte delle narrazioni fiabesche, è in continua trasformazione, al pari della realtà che viviamo quotidianamente, ed ancora oggi nascono nuove versioni della fiaba.
Cenerentola è un riferimento estremamente comune nella nostra cultura e ne sono state realizzate centinaia di adattamenti cinematografici e televisivi.