400-450 a. C. l’origine.
Il bisogno umano di spezzare gli schemi rigidi dell’iconografia statica antica.
L’esaltazione del corpo, connesso alla mente pensatrice.
La scoperta ossessiva del vero ; l’anatomia umana. Il movimento.
Il bello celato nel bisogno incomprensibile di equilibro, della sua ricerca. Della sua frenesia ottenuta nel brivido del vuoto.
I muscoli tersi vibranti, il volto concentrato ma sereno.
Un discobolo immortalato, fuso nel bronzo nell’atto di massima potenza nel prepararsi al lancio del disco.
Il bisogno di fermare l’istante.
Paralizzarlo, contemplandone il senso, per restarci. Per renderlo eterno. Per una traccia. Un segno, del nostro passaggio.
Un bisogno arcaico che sfociò secoli e secoli dopo nella FOTOGRAFIA.
Una geometrica disposizione del corpo, che pone l’uomo; il suo mistero razionalizzabile alle leggi matematiche.
Un uomo nuovo, libero e democratico.
Un corpo sinuoso formato da una linea che crea un arco, congiungendo testa, disco e piede, ed una linea serpentina che sviscera lungo il corpo morendo nel disco.
Creata forse per la città e la gloria eterna di Sparta.
Perduta per sempre nello scorrere del tempo.
Immaginabile grazie alle numerose copie future realizzate in epoca Romana in pietra.
La più famosa risale al II secolo d.C ; Discobolo Lancellotti conservata presso il Museo nazionale romano di Palazzo Massimo a Roma.
Voluta durante la Germania nazista da Hitler che tanto la bramava per porla come simbolo di supremazia tedesca ariana sul resto del mondo, per indurre le masse a seguire i canoni di bellezza e prestanza fisica della statua (dell’arte classica) per una continuità di superiorità di razza che andava dal mondo greco alla follia nazista, che sosteneva, la discendenza germanica (razza ariana) con i popoli antichi classici della Grecia.
Il Discobolo fu acquistato dalla Germania per 5 milioni di lire, pagati in contanti alla famiglia Lancellotti caduta in disgrazia e Mussolini stesso, diede disposizioni affinché le richieste di Hitler fossero soddisfatte, e nulla valse l’impegno del ministro Bottai per dissuaderlo.
Il Fuhrer colloco l’opera nella Glyptothek di Monaco di Baviera, e venne presentata al popolo il 9 giugno del 1938 come regalo alla nazione, invitando tutti i tedeschi a porle omaggio in quanto rappresentatrice del loro antico popolo.
Il Discobolo fu oltraggiato ulteriormente, utilizzandolo come simbolo germanico durante le Olimpiadi a Berlino ed entrò nel film “Olimpia” di Leni Riefensthal , dove la statua prese vita divenendo un atleta dai tratti ariani.
Cadde così nell’oblio, ogni contatto storico della realtà così usurpata e violata di quel bronzo(copia reale) che si affacciava nel Mar Egeo; accarezzata dalla salsedine dei venti Etesii, dal bacio luminoso di Apollo, dai tralci di vite fresca, che corrono sui muri in pietra, dagli ulivi in frutto, dalla terra argillosa, dai canti poetici, i suoni del mare, quei sapori. Le sirene.
Dal blu più intenso che dimora soltanto nel cielo della Grecia.
Io amo pensarla lì.
Così da qualche parte.