L’orrore della strage di Sant’Anna di Stazzema

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Giugno 1944, i bambini di Sant'Anna di Stazzema festeggiano con un girotondo la fine della scuola.... Nemmeno due mesi dopo, tutti i bambini ritratti nella fotografia furono uccisi nell'eccidio del 12 agosto
Nel mese di marzo 2016 abbiamo richiesto all’archivio della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana materiale inerente all’armadio della vergogna. Ritengo che tutto questo debba essere comunicato al pubblico nella forma di divulgazione più semplice possibile.
Nel 1994, durante un’indagine del procuratore militare Antonio Intilisano, furono ritrovati 695 fascicoli su eventi di sangue accaduti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Tali documenti erano nascosti in un armadio di uno sgabuzzino di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma. L’armadio era chiuso con le ante rivolte alla parete. Per questo motivo fu ribattezzato l’armadio della vergogna. La vergogna s’accompagnò alla menzogna, per un lungo periodo di tempo. Sant’Anna è una frazione del comune di Stazzema, in provincia di Lucca. Siamo a cavallo tra la collina e la montagna. Dalla fine del 1943 e sino all’estate successiva, la popolazione di Sant’Anna di Stazzema s’incrementò notevolmente a causa dell’arrivo di molti sfollati dalle zone dove i combattimenti per la liberazione del paese entravano nel vivo. Un secondo avvenimento, che scosse la tranquillità di un piccolo borgo raggiungibile esclusivamente con una mulattiera e che aiutò la crescita della popolazione, attiene alla costruzione della linea di difesa Pietrasanta-Regel da parte dei tedeschi. L’obiettivo finale era la congiunzione di tale linea con quella verde-gotica. Nell’estate del 1944 il quadro generale era complesso poiché la Wehrmacht era riuscita a fermare l’avanzata alleata sull’Arno dopo la liberazione di Roma. Le brigate partigiane presenti sull’Appennino Tosco-Emiliano operavano sabotaggi ai danni delle truppe tedesche che reagivano con terribili rappresaglie per stroncare il legame tra la popolazione civile e le brigate partigiane. La formazione partigiana che operava sulle Alpi Apuane si sciolse per dissidi interni, dando vita alla X Bis Brigata Garibaldi. Un distaccamento di questa brigata si posizionò nei pressi di Sant’Anna di Stazzema.
Il 26 luglio del 1944, il comando tedesco affisse sui muri della Piazza della Chiesa un manifesto dove ordinava a tutti gli abitanti di lasciare le abitazioni e trasferirsi altrove. La Wehrmacht aveva iniziato da tempo lo sgombero dei civili dalla costa e dalle Alpi Apuane. Molto spesso tali intimazioni di sgombero non ebbero seguito a causa di due ordini di ragioni: da una parte i tedeschi non avevano truppe e mezzi sufficienti per far rispettare l’ordine di trasferimento e dall’altra i partigiani invitavano alla resistenza passiva. Se da una parte è vero che i tedeschi ordinarono l’abbandono del paese, dall’altra è appurato che non poterono dare seguito all’ordine di sgombero.
Nell’estate del 1944, i tedeschi qualificarono Sant’Anna di Stazzema come zona bianca ovvero qualificata ad accogliere sfollati. La popolazione durante quella maledetta estate superò le 1000 unità. Nello stesso periodo le brigate partigiane abbandonarono la zona senza aver svolto operazioni di rilievo ai danni delle truppe tedesche.
In questo contesto si giunge all’alba del 12 agosto 1944.
Tre reparti delle SS salirono a Sant’Anna di Stazzema mentre un quarto sbarrava le possibili vie di fuga. Appena si resero conto della situazione, gli uomini del paese scapparono nei boschi circostanti per la paura d’essere deportati. Donne, anziani e bambini restarono nelle loro case certi che nulla sarebbe accaduto.
Erano civili inermi.
I tedeschi erano accompagnati da fascisti collaborazionisti locali che fungevano da guide.
Da questo momento la menzogna cercò di coprire uno degli atti più efferati dell’essere umano.
La distruzione in località Vaccareccia la mattina del 12 agosto
Nel rapporto giornaliero del 13 agosto 1944, il comandante della 14aarmata tedesca, sotto il titolo situazione delle bande scrisse: “alla fine delle riferite operazioni contro le bande a nord di 183/43, fatti saltare altri 4 depositi di munizioni, distrutto un impianto di grandi cucine e centro servizio informazioni. Messo al sicuro i resti di un magazzino vestiario. Altri 353 civili sospetti di far parte delle bande sono stati catturati, 68 dei quali sono stati riconosciuti come appartenenti alle bande, 209 trasferiti al centro di raccolta di Lucca”.
In un comunicato successivo scrisse: “trucidati 270 banditi. Ridotto in cenere un punto di appoggio delle bande”. Il punto di appoggio delle bande altro non era che la chiesa della piccola frazione. I banditi erano civili inermi.
Proseguiamo alla ricerca della menzogna.
Il 2 ottobre del 1944, il brigadiere generale inglese Hounsell scrisse in un comunicato: “è dubbio se questo massacro sia di competenza della Commissione dei crimini di guerra, poiché la maggioranza degli abitanti del villaggio ha svolto attività partigiana ed ha trasgredito un’ordinanza germanica”.
L’ultimo atto di questa menzogna è responsabilità dei governi che si alternarono alla guida del paese nel 1948, poiché sotterrarono tutti i fascicoli riguardanti i crimini dei tedeschi e dei collaborazionisti fascisti nell’armadio della vergogna.
Per comprendere la quantità di menzogne elargite dai tedeschi, dagli alleati e dai governi italiani, dobbiamo tornare all’alba del 12 agosto 1944.
I reparti delle SS ed i collaborazionisti locali decisero di rastrellare i civili e di chiuderli nelle stalle o nelle cucine delle case.
Freddamente iniziarono ad eliminare donne, anziani e bambini.
Le ragazze che attendevano di partorire furono sventrare con i coltelli.
I neonati furono lanciati in aria e colpiti dagli spari come al tiro al volo.
Altri infanti furono infilzati con le baionette.
Raccapricciante la testimonianza di Elio Toaff, storico rabbino capo di Roma: “… per arrivare dai partigiani dovevo passare attraverso il paese di Sant’Anna di Stazzema. C’erano voci che i tedeschi radunavano molti ostaggi. Vidi una casa con l’uscio spalancato. La casa era immersa nel silenzio, interrotto dal cigolio della porta mossa dal vento. In cucina c’era una donna incinta sventrata da una baionetta. Accanto il feto con il cranio trapassato da una pallottola”.
In poche ore uccisero centinaia di civili, di cui solo 350 poterono essere identificati. Tra le vittime vi furono 65 bambini di età inferiore ai 10 anni.
La menzogna dei documenti tedeschi è lampante quando parlano di 270 banditi trucidati.
La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni di vita. Gravemente ferita fu ritrovata agonizzante dalla sorella maggiore Cesira, superstite all’eccidio, tra le braccia della madre.
Questa la sua testimonianza: “ci radunarono. Maria Bonuccelli teneva in braccio il figlio Claudio di 4 mesi. Disse al soldato che aveva di fronte – abbiate pietà di mio figlio, è leucemico, sta per morire – e quello cavò la pistola e sparò prima alla madre e poi al bambino. E fu il turno di mia madre, che aveva in braccio Anna, la mia sorellina di 20 giorni. Mi ferirono ad un braccio e a una gamba. Sentii dei lamenti, era Anna, ancora in braccio a nostra madre, la tirai su, era tutto un impasto di latte e sangue. Nel fasciatoio trovai sette pallottole. Morì pochi giorni dopo in ospedale, come l’altra mia sorellina, Maria”.
A mezzogiorno a Sant’Anna di Stazzema vi erano solo mucchi di cadaveri, uccisi e rapinati.
La presenza di italiani traditori è comprovata da molte testimonianze. Nello Bonuccelli, scampato all’eccidio, disse che “uno mi disse – come? Anche tu qui? – Non capii chi fosse, aveva il volto coperto da una retina”. Lilia Pardini ammise che “ erano in tre con la retina, irriconoscibili. Mi dissero in italiano, anzi in versiliese – vai al muro con gli altri – io poi riuscii a cavarmela”.
Giugno 1944, i bambini di Sant’Anna di Stazzema festeggiano con un girotondo la fine della scuola.
Nemmeno due mesi dopo, tutti i bambini ritratti nella fotografia furono uccisi nell’eccidio del 12 agosto.
Gli eventi di Sant’Anna di Stazzema devono essere ricordati come crimini contro l’umanità, come atti terroristici e non rappresaglie. I tedeschi, insieme ai collaborazionisti locali, vollero annientare la popolazione civile, soggiogandola grazie al terrore.
La menzogna alleata è scoperta dall’incedere degli eventi.
Se non questi, quali possiamo identificare come criminali di guerra?
Troppe poche corde penzolarono a Norimberga.
Dopo il rinvenimento dei documenti, Franco Giustolisi e Alessandro De Feo, denunciarono l’insabbiamento dei fascicoli processuali con una serie di inchieste. Franco Giustolisi analizzò le motivazioni dell’occultamento indicando nella Ragione di Stato tale comportamento omissivo. Il giornalista pubblicò il carteggio tra il ministro degli esteri Gaetano Martino e il ministro della difesa Paolo Emilio Taviani, uno dei capi della resistenza partigiana in Liguria.
Una parte della memoria negata è responsabilità diretta di alcuni esponenti della politica italiana, persone che negli anni precedenti hanno lottato per la liberazione del paese.
Viene da chiedersi perché la Ragion di Stato sia sempre superiore alla memoria delle vittime, tra cui molti bambini in età prescolare, in questo bellissimo ma assurdo bel paese.
Fabio Casalini
Miracolo a Sant’Anna è un film del 2008 diretto da Spike Lee. Il film è ispirato all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. La storia si dipana sulle Alpi Apuane, tra Sant’Anna, il fiume Serchio e le montagne. Le vicende relative all’eccidio sono antecedenti alla trama del film, ma è sono collegate ad esso poiché si intrecciano le storie di gente comune e partigiani, soldati americani e tedeschi.
 

BIBLIOGRAFIA

  • Archivio storico della Camera dei Deputati, Armadio della vergogna, 2016
  • V. Cappelli, Elio Toaff l’ultimo colloquio: l’orrore della strage di Stazzema e il capitano delle SS che ebbe pietà, Il Corriere della Sera del 22 aprile 2015
  • F. Giustolisi, L’armadio della vergogna, Biblioteca editori associati di tascabili 2011
  • Il Fatto Quotidiano, Sant’Anna di Stazzema, 72 anni fa la strage nazista in cui vennero uccisi 560 civili, 12 agosto 2016
  • P. Paoletti, Sant’Anna di Stazzema 1944. La strage impunita, Mursia 1998

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