Il Compendium maleficarum e la visione del male nel Seicento

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Nel 1605 iniziò la stesura del Compendium maleficarum, l’opera per cui oggi è ricordato. Il libro fu stampato la prima volta a Milano nel 1608...

Francesco Maria Guaccio, noto come Guazzo, nacque a Milano intorno al 1570. Fu frate dapprima dell’Ordine di San Barnaba e poi dell’Ordine di Sant’Ambrogio ad Nemus, dopo l’unione avvenuta nel 1589. Nel 1605 iniziò la stesura del Compendium maleficarum, l’opera per cui oggi è ricordato. Il libro fu stampato la prima volta a Milano nel 1608.
Il libro è un trattato di demonologia e stregoneria, suddiviso in tre volumi. All’interno dello scritto si possono trovare citazioni di numerosi esperti tra i quali il grande inquisitore Nicolas Remy.

La demonologia è lo studio delle credenze riguardanti le creature definite demoni. Tali credenze possono essere diffuse all’interno di tradizioni religiose e popolari. Consistono nella convinzione dell’esistenza di esseri sovrannaturali malvagi che possono influire sulle vicende umane. Particolarmente sviluppata nella tradizione cristiana, la demonologia riguarda le creature, definite angeli, che avrebbero peccato contro la divinità cristiana. Quest’affermazione la possiamo convalidare con la seconda lettera di Pietro in cui si può leggere che “Dio, infatti, non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandogli il giudizio”. Sempre nelle lettere di Pietro possiamo trovare il nome di colui che guida tali creature: “L’avversario è la traduzione del nome ebraico Satan che la versione dei LXX ha reso col greco diàbolos che vuol dire il calunniatore. Quell’angelo ribelle è l’avversario di Dio e degli uomini. I fedeli non hanno da combattere soltanto cogli uomini o colle loro proprie passioni, ma devono lottare anche contro un nemico invisibile e potente, il quale suscita contro la Chiesa le passioni popolari e le persecuzioni. Che fomenta nella Chiesa errori e divisioni, nel cuore stesso dei fedeli lo scoramento e le tentazioni. Quel terribile nemico è paragonato al leone affamato e feroce che rugge per impazienza di preda e va attorno bramoso di divorare, cioè di perdere, chi si lascia sorprendere da qualche lato debole per mancanza di vigilanza o per troppa fiducia nelle proprie forze. Pietro ne sapeva qualcosa”. Nel corso dei secoli molti pensatori si sono alternati per confermare l’esistenza dei demoni, non ultimo San Tommaso d’Aquino, il quale espresse l’opinione che il demonio esisterebbe e potrebbe influire sull’intelletto umano.
Il Compendium maleficarum si occupò anche di stregoneria, intesa come l’insieme di pratiche magiche e rituali tese ad influire positivamente o negativamente sulle persone o sulle cose loro appartenenti, alla quale si ricorre con l’aiuto di un essere soprannaturale. La stregoneria è presente nella storia umana sin dall’antichità.
Il Compendium maleficarum è un voluminoso trattato in tre libri, la cui prima edizione uscì a Milano nel 1608. La stesura dell’opera risale ad un periodo precedente, ed esattamente al 1605. Il Guazzo afferma che compose il trattato durante un soggiorno alla corte di Cleve, dove era stato chiamato a prendere parte, in qualità d’esperto, ad un processo per stregoneria istituito dall’Inquisizione contro un anziano sacerdote accusato d’aver provocato malefici al duca Giovanni Guglielmo di Julich-Cleve-Berg. In quest’occasione, probabilmente, Guazzo incontrò il grande inquisitore Nicolas Remy, che all’epoca ricopriva il ruolo di procuratore generale di Lorena. Remy occupò quella poltrona dal 1576 al 1606. In quel lunghissimo periodo, il procuratore riuscì nell’impresa di emanare oltre 2000 condanne al rogo. Il frate milanese dovette ricevere consigli, indicazioni e plausi per la stesura del Compendium maleficarum. Quest’affermazione la possiamo convalidare con il fatto che il testo, del Guazzo, rimanda continuamente all’ingente casistica processuale raccolta nel Daemonolatreiae libri tres di Remy.

Il Guazzo negli anni compresi tra il processo di Cleve e la pubblicazione del Compendium maleficarum, avrebbe viaggiato attraverso l’Europa per ampliare le competenze professionali.
Nel 1607 soggiornò sulle sponde del Lago Maggiore, esattamente nell’eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro dove ricoprì il ruolo di provincialis provinciae Mediolanensis Ordinis Sancti Ambrosii ad Nemus. Tale accadimento è rinvenibile in un atto notarile del 1 novembre 1607 dove il frate milanese, insieme con altri quattro colleghi, fu testimone del prelievo di una reliquia da inviare ad una diocesi della regione francese della Lorena. Il prelievo fu effettuato dalle spoglie del beato Alberto Besozzi, leggendario fondatore del monastero a picco sul Lago Maggiore. Il rapporto tra Francesco Maria Guazzo e il monastero non cessò sino al 1624, come attestato in numerosi documenti. Nel 1625 il Guazzo pubblicò una Vita del beato Alberto Besozzo, dal quale ha avuto principio il luogo tanto celebre, e miracoloso di Santa Caterina del Sasso Ballaro sopra il lago Maggiore.

Nel 1626, sempre a Milano, uscì una seconda edizione del Compendium maleficarum notevolmente ampliata. Anche quest’edizione era suddivisa in tre libri a loro volta divisi in capitoli, ciascuno articolato in due sezioni, una teorica e una di esempi antichi, moderni e contemporanei. Nel trattato sono descritte in modo dettagliato, grazie ad un cospicuo numero di vignette, tuttel le fasi del patto diabolico e del sabba.
Il Compendium maleficarum apportò una scarsa innovazione all’interno dello studio dei fenomeni legati alla demonologia e alla stregoneria. Lo stesso autore lo definì un lavoro di scrupolosa compilazione non privo di difetti divulgativi dinanzi all’inarrestabile progredire di una scienza che aveva assunto, con l’inizio del Seicento, proporzioni tali da richiedere l’aiuto di volenterosi redattori.
La bibliografia del Guazzo attinge principalmente a Remy, al trattato di Del Rio pubblicato nel 1600 con il titolo di Disquisitiones magicae e al tristemente noto Malleus maleficarum del 1487.
Il Guazzo decise d’includere nella propria opera una classificazione gerarchica dei demoni, basata su un precedente lavoro di Michele Psello.
Le prime classificazioni si basano sugli scritti di San Paolo. Nel IV secolo si riteneva che la corte angelica fosse costituita da tre gerarchie a loro volta divise in un determinato numero di categorie. La stessa classificazione fu effettuata per i demoni. Fu solo nel secolo XI, con gli scritti di Michele Psello, che i demoni furono suddivisi in 5 classi più una sesta definita ombra. Durante il Medioevo e il primo rinascimento, per il rinnovato interesse verso le arti magiche e lo sviluppo di una stregoneria tutta europea, fu necessario tracciare dei sistemi di gerarchie più organizzate, che delineassero l’esatta posizione e caratteristica di ogni immaginabile demone. La lista più famosa è quella fornita dal medico e mago inglese Johann Weyer nel suo “Pseudomonarchia daemonum” (1563), secondo cui i demoni erano 7.409.127, comandati da settantanove principi e specificando l’aspetto e il carattere di ciascun demone. Sembra lecito legare il conteggio dei demoni ad un pensiero di Margherita Hack, divulgatrice scientifica italiana: “L’etica laica e, in particolare, l’etica degli atei, che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi, dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di Dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli: “Ama il prossimo tuo come te stesso” e “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
Fabio Casalini

BIBLIOGRAFIA

  • C. Marchiaro, Demonologia, Torino, MEB, 1980
  • E. von Petersdorff, Demonologia: le forze occulte ieri e oggi, Torino, Marietti, 1967
  • AA. VV., La stregoneria. Confessioni e accuse nell’analisi di storici e antropologi a cura di Mary Douglas, Einaudi, Torino, 1980
  • AA. VV., La stregoneria. Diavoli, streghe, inquisitori dal Trecento al Settecento, a cura di Sergio Abbiati, Attilio Agnoletto, Maria R. Lazzati, Mondadori, Milano, 1984
  • AA. VV., Dizionario delle religioni, a cura di Giovanni Filoramo, Einaudi, Torino, 1993
  • F. M. Guazzo, Compendium maleficarum, a cura di Luciano Tamburini, con la prefazione di Carlo Carena, Einaudi, 1992

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