
La canzone Primavera di Praga, di Francesco Guccini, è un’opera immortale. La possiamo considerare un testamento in favore della libertà dell’uomo dall’oppressione politica e religiosa. Fu incisa nel 1972 e inserita nel secondo album del cantautore modenese intitolato “Due anni dopo”.
Guccini conduce gli ascoltatori per mano nella conoscenza di due uomini che, lottando per degli ideali considerati superiori alla vita umana, trovarono la morte per mano del regime politico e dell’intolleranza religiosa. Il 5 gennaio del 1968, Alexander Dubcek salì al potere in Cecoslovacchia, nazione oppressa dal dominio politico dell’Unione Sovietica. Il tentativo di riformare socialmente il paese cadde qualche mese più tardi quando l’Unione Sovietica, aiutata dai paesi facenti parte del Patto di Varsavia, invase il paese per ristabilire l’ordine. Il movimento di Dubcek tentò di concedere diritti ai cittadini grazie al decentramento dell’economia e all’allentamento delle restrizioni inerenti la libertà di stampa e di movimento. L’idea fondamentale della Primavera di Praga era quello di dividere il paese in due, da una parte la Repubblica Ceca e dall’altra la Repubblica Slovacca. Le riforme non piacquero al regime comunista sovietico che, dopo il fallimento dei negoziati, inviò truppe e carri armati ad occupare il paese. Molti abitanti di quelle terre migrarono verso i paesi dell’Europa occidentale. Chi rimase decise di protestare, non violentemente. Tra questi un ragazzo il cui nome era Jan Palach. Questa la storia di quei tristi giorni.
Il martirio lo trasformò da ragazzo in eroe.
Gli anticomunisti trovarono un martire cui riferirsi.
Purtroppo altri, come predetto nella lettera, seguirono l’esempio. Sette ragazzi persero la vita tra le fiamme divoratrici. Il silenzio degli organi d’informazione, controllati dal regime comunista, calò sui martiri di Praga. Morire per un ideale. Morire per la libertà. Suonano lontani a questo mondo vuoto e caotico. Con il trascorrere degli anni, quel fumo che lento saliva si è trasformato in una nebbia che incombe sulle nuove generazioni. Jan Palach come Jan Hus.

Chi non ha mai studiato l’inquisizione e le eresie non può conoscere quest’uomo dotato di vivace intelletto. Hus nacque a Husinec, nella Boemia meridionale, nel 1371. Fu teologo e riformatore religioso, nonché rettore dell’Università Carolina di Praga. Promosse un movimento di contrapposizione al pensiero dominante nella curia romana basato sulle idee di John Wycliffe, teologo e riformatore britannico. I seguaci del coraggioso uomo boemo furono chiamati Hussiti. Hus si spinse molto oltre il pensiero consentito dalla chiesa cattolica, poiché sosteneva che un evangelizzatore potesse predicare senza il permesso del vescovo, dal momento che il dovere di annunciare il vangelo è comandamento di Gesù. Fu scomunicato e il cardinale Pietro degli Stefaneschi, che presiedeva il processo ordinato dalla chiesa romana, ne ordinò l’arresto. Il 6 luglio 1415, nel duomo di Costanza, fu dichiarato colpevole. Pietro Mladonovic, testimone di quella drammatica giornata, scrisse che «fu eretto un palco simile a un tavolo nel mezzo dell’assemblea e della chiesa. Vi si pose sopra una specie di piedistallo, su cui furono sistemati i paramenti, la pianeta per la messa e gli abbigliamenti sacerdotali appositamente per procedere alla svestizione di mastro Jan Hus. Così, quando fu condotto in chiesa nei pressi del palco, cadde in ginocchio e pregò a lungo. Contemporaneamente, il vescovo di Lodi salì sul pulpito e pronunciò un sermone sulle eresie.» Annullatagli la tonsura, gli posero sulla testa una corona di carta con tre diavoli e la scritta “questi è un eresiarca”. Jan Hus fu portato fuori dalla chiesa. Passando nei pressi del cimitero s’accorse che alcune persone stavano bruciando i suoi libri. Giunse infine sul luogo del supplizio. Mentre pregava la corona gli cadde dalla testa. Uno dei tormentatori che accompagnavano il triste e lugubre corteo esclamò “rimettetegliela su, che sia bruciato coi demoni suoi signori che ha servito in terra”.
Fu denudato e le mani furono legate dietro la schiena.
Fu legato a un palo con funi e catene.
S’accese il rogo.
Quando le fiamme si placarono, i boia prelevarono i resti spezzando le ossa a bastonate per farle bruciare nel miglior modo possibile. Quando trovarono la testa, la fecero a pezzi con i randelli e la gettarono sul fuoco.
Furono bruciati anche i vestiti e le scarpe perché non potessero servire da reliquie.
Le ceneri furono raccolte e caricate sopra un carro.
I poveri resti furono gettati nel Reno.
Dopo la sua morte i seguaci riuscirono nell’intento di respingere cinque crociate mosse contro di loro. Il pensiero e le idee di Jan Hus non morirono con il suo corpo: un secolo dopo il rogo, circa il 90% dei boemi era fortemente anticattolico.
La canzone di Francesco Guccini, testamento di un periodo storico che mai potrà ritornare, associa due persone che decisero di morire nella convinzione delle proprie idee. Jan Palach e Jan Hus costretti a terminare la propria esistenza per difendere la libertà dell’uomo dal potere politico, rappresentato dal regime comunista, e da quello religioso, rappresentato dalla chiesa cattolica.
Fabio Casalini
Bibliografia
Alexander Dubcek e Jan Palach. Protagonisti della storia europea, a cura di F. Leoncini, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino 2009
Primavera di Praga. Quarant’anni dopo, a cura di S. Fedele e P. Fornaro, Soveria Mannelli (CZ) 2009
Luigi Geninazzi, “Sul rogo della libertà\”, Avvenire, 4 gennaio 2009
G. Dominici, Giovanni Hus e la Boemia. Industria tipografica romana, Roma, 1926
Pietro Tamburini. Storia Generale dell’Inquisizione. Due volumi in ristampa anastatica, Edizioni Bastogi, Foggia 1982
Pietro Tamburini. Storie dell’Inquisizione. Palermo, Sellerio, 2007
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità… sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.