Le cattedrali della preistoria

Il creazionismo è la credenza che l’Universo, la Terra e tutti gli organismi viventi originano da atti specifici di creazione divina, come riportato nella Bibbia, e non da processi naturali quali l’evoluzione. Il tentativo dei creazionisti è quello di accreditare la propria teoria, strampalata, con pari dignità rispetto a quelle scientifiche. Negli Stati Uniti il tentativo di questi pseudo-scienziati è stato oggetto di controversie giuridiche legate alla costituzionalità d’inserire l’insegnamento delle teorie creazionistiche nelle scuole pubbliche.

La comunità scientifica ritiene il creazionismo un esempio chiaro e lampante di pseudo-scienza. I suoi sostenitori, dando un’interpretazione pressoché letterale della Bibbia, affermano che la Terra abbia tra i 6.000 e i 10.000 anni di età. Fino al secolo XIX la maggioranza di ebrei e cristiani credeva, fortemente, nelle verità letterali del racconto biblico, compreso che il mondo fosse stato creato in sei giorni da Dio.  La convinzione che si debba interpretare in senso allegorico gli scritti della Bibbia risale ad un tempo antichissimo. La prima fonte, autorevole, che ne discusse fu la Lettera di Barnaba, che risale al periodo di redazione degli ultimi libri del Nuovo Testamento, tra il 70 e il 130.  Tra i contemporanei restano solo i creazionisti, almeno spero e mi auguro, a sostenere tale tesi.  Vediamo le diverse date di nascita del nostro pianeta secondo varie tradizioni e pseudo-teorie.  La tradizione bizantina fa risalire la nascita al 1 settembre del 5509 avanti CristoSecondo James Ussher, arcivescovo anglicano vissuto tra il XVI e il XVII secolo, la creazione del pianeta avvenne il 23 ottobre del 4004 avanti Cristo, alle 12.00 spaccate. Per l’Ebraismo rabbinico la Terra nacque il 29 marzo, o il 22 settembre, del 3760 avanti Cristo. Queste datazioni sono assunte come vere solo ed esclusivamente dai creazionisti, si spera.  Una domanda sorge spontanea: e tutto quello che avvenne prima di queste date? Le statuette scolpite con sembianze femminili? Le pitture rupestri nascoste nelle grotte di tutto il mondo? I rinvenimenti archeologici di Gobekli Tepe? Vi chiederete come sia possibile continuare a sostenere tali teorie? Io me lo chiedo ogni giorno. Mi chiedo come sia possibile sostenere e divulgare teorie completamente in contrasto con i rinvenimenti archeologici. Le statuette preistoriche sono state oggetto d’indagine diversi mesi addietro. Vorrei concentrare la mia, e la vostra, attenzione sulle pitture rupestri che non dovrebbero esistere. Si definiscono pitture rupestri quelle realizzate in una grotta, su muri di pietra o in soffitti, risalenti alla preistoria. Le prime pitture furono rinvenute, forse meglio utilizzare il termine ritrovate, intorno alla metà del XIX secolo. Il problema principale, relativo a queste opere d’arte, è la datazione poiché i metodi utilizzati, il più famoso è quello al radio carbonio, possono essere ingannati da campioni contaminati da materiale più antico o recente presente all’interno della grotta. Iniziamo un viaggio fantastico, volando nel tempo e nello spazio, analizzando le più famose opere dell’uomo preistorico.
La Grotta Chauvet si trova nella regione francese dell’Ardéche, nella Rhone-Alpes. La scoperta di questo sito risale al dicembre del 1994, quando uno speleologo ed un fotografo, Jean-Marie Chauvet, esplorarono oltre venti grotte prima di trovare il magnifico esempio di arte preistorica. Il sito presenta pitture ed incisione di diversi animali, tra cui il bisonte, il mammut, rinoceronti, leoni, iene e felini scuri di grandi dimensioni. Le bestie ritratte assommano ad oltre 500 e sono fatte risalire a circa 32.000 anni fa. E’ ipotizzato che il luogo fosse un centro importante di culto di tutta la regione. Nel 2015 è stata aperta al pubblico una replica, la più grande mai realizzata al mondo, dove i visitatori possono ammirare, oltre alle incisioni e pitture, anche le stalagmiti e le stalattiti riprodotte in scala 1:1 in un ambiente sotterraneo identico all’originale. 
Per quale motivo fu ipotizzato che la grotta Chauvet fosse un luogo di culto?
La sala più interna della grotta, detta la Sala del Fondo, presenta un pendente che si innalza per oltre un metro dal suolo e, dipinto sopra di esso, un antropomorfo guarda la parte innanzi a lui. L’essere ha le corna frontali, per assimilarlo ad un bisonte, occhi tondi per farlo somigliare a un insetto. L’antropomorfo è chiamato lo Stregone della Grotta.
La forma e lo sguardo dell’essere sul pendente non sono tutto!
Il pendente ha una forma fallica e si trova di fronte ad una cavità dall’evidente forma vaginale. Siamo a stretto contatto con le culture che scolpivano le statuette preistoriche affidandogli forme di donna.
La Grotta di Altamira è una caverna, famosa per le pitture rupestri del Paleolitico, che si trova nei pressi di Santillana del Mar, nella regione della Cantabria. Il sito è incluso nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1985. La scoperta avvenne nel 1879 per merito di un archeologo dilettante, Sanz de Sautuola, accompagnato da un professionista, Juan Villanova y Piera, che riportarono i risultati del lavoro di ricerca in uno studio pubblicato nel 1880. Nella pubblicazione fecero risalire le pitture al periodo paleolitico. Al congresso preistorico del 1880 svoltosi a Lisbona due studiosi francesi, di grande visione ed intelletto, rigettarono senza appello le ipotesi, ridicolizzando le conclusioni degli studiosi spagnoli. Solo nel 1902 alla scoperta fu dato il giusto merito grazie al famoso “Mea culpa di uno scettico” di Emile Cartailhac, uno dei due studiosi francesi che vent’anni prima aveva ridicolizzato il lavoro degli spagnoli. Purtroppo Sautuola morì prima che la sua scoperta fu avvallata dalla comunità scientifica. Nel 2008, grazie al sistema della datazione all’uranio-torio, alcuni dipinti sono stati datati ad un periodo compreso tra 35.000 e 25.000 anni fa. Le opere d’arte sono da considerarsi collettive, ossia composte da un nucleo di persone che si sono succedute nel corso dei secoli. Molti pittori sono stati influenzati dalle opere della grotta di Altamira. Celebre è rimasto il giudizio di Pablo Picasso che, al termine di una visita, esclamò: «Dopo Altamira, tutto è decadenza.» 
La storia di de Sautuola è raccontata nel film “Altamira” distribuito dal 2016. Protagonista della pellicola è il noto attore Antonio Banderas.
Le Grotte di Lascaux sono un complesso di caverne che si trova nella Francia del Sud, nei pressi del villaggio di Montignac nella regione della Dordogna. Dal 1979 sono state inserite nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Le opere d’arte delle grotte risalgono al Paleolitico superiore e sono fatte risalire a circa 17.500 anni fa. Il tema maggiormente rappresentato è relativo ai grandi animali dell’epoca, tra cui una specie bovina oggi estinta. L’uro, questo il nome del grande bovino estinto, era diffuso in Europa e nella zona caucasica. Tra i soggetti rappresentati potrete visionare una mucca che salta, presente nella sala dei Tori. Le grotte furono aperte alle visite dei turisti finita la seconda guerra mondiale. Il numero di visitatori si elevò sempre di più, giungendo alla cifra pazzesca di 1200 al giorno. L’emissione di anidride carbonica, dei moderni esseri umani che calpestavano le pietre degli antichi, danneggiò le pitture tanto da costringere le autorità a diverse chiusure per provvedere al restauro delle opere. Dal 2008 le grotte di Lascaux sono completamente chiuse al pubblico ma le autorità francesi hanno provveduto ad aprire Lascaux II. Si tratta di una replica della Sala dei Tori e della Galleria Dipinta situata a, circa, 200 metri dalle grotte originali. 
La Grotta Niaux è decorata con lasciti dal Paleolitico Superiore. Si trova in Francia, Midi-Pirenei, nel dipartimento di Ariege, nel comune di Niaux, e si apre a metà nella valle di Vicdessos. Fa parte della rete di grotte con la catena dei Pirenei – Cantabrica. Le pareti sono decorate da un centinaio di disegni che rappresentano diversi animali. Risalenti a oltre 12.000 anni fa, queste pitture rupestri realizzate con un tratto nero illustrano i grandi mammiferi della fauna preistorica, fra cui bisonti, cavalli, cervi e stambecchi.
La Cueva de las Manos, che in spagnolo significa Caverna delle Mani, è una grotta situata nella provincia argentina di Santa Cruz, all’interno del Parco Nazionale Perito Moreno che comprende altri siti di importanza archeologica e paleontologica. La caverna è famosa per le incisioni rupestri rappresentanti mani, che appartenevano al popolo indigeno di questa regione, vissuto fra i 9.300 e i 13.000 anni fa. Gli inchiostri sono di origine minerale. L’età delle pitture rupestri è stata calcolata dai resti degli strumenti, ricavati da ossa, usati per spruzzare la vernice sulla roccia.
La Grotta Magura è situata nella parte nord-ovest della Bulgaria, a 180 km dalla capitale Sofia e a 17 km dalla città di Belogradcik; il villaggio più vicino, Rabiša, dista 1,5 km.
Gli studi archeologici, guidati inizialmente da Lazar Filkov e Barni Bončev, furono avviati nel 1927 e continuarono fino al 1996. La prima descrizione della Magura è attribuita a Marinov (1887). Altri dati sulla grotta sono stati pubblicati da Birkner (1916) e Barni Bončev (1927). I primi scavi sono stati fatti da Vasil Mikov nel 1927. Le prime tracce di attività umana trovate sono considerate vecchie di 12 000 anni. Negli strati studiati si possono distinguere i resti di diversi centri abitati. Oltre ai segni di attività umana, sono stati rinvenuti oltre 40 fossili di cranio di orso delle caverne.
Nel periodo compreso tra il I e il IV secolo, quando la grotta faceva parte dell’impero Romano, si suppone che fosse usata come alloggio per gli schiavi.
La Grotta del Genovese si trova sull’isola di Levanzo, nelle Egadi in Sicilia. La grotta fu scoperta nel 1949. La figura principale è quella di un uomo vestito con un abito cucito con frange pendenti. In testa porta un copricapo allungato a cuneo e bombato. Sulle braccia sono evidenti dei bracciali. Al suo fianco due figure, una con maschera d’uccello in posizione danzante e l’altra con copricapo simile a quello della figura principale. La grotta del Genovese fu abitata dall’uomo in un intervallo di tempo tra i 10.000 e i 6.000 anni prima di Cristo. Attraverso l’analisi stratigrafica, è stato possibile effettuare una delle pochissime datazioni al carbonio-14 della preistoria siciliana, che ha indicato l’anno 9230 avanti Cristo. La presenza nella sequenza stratigrafica di un frammento calcareo di notevoli dimensioni, con un bovide inciso, di stile del tutto affine alle raffigurazioni parietali sulle pareti, ha permesso di ottenere questa datazione assoluta.
Felice di avervi accompagnato in questo favoloso viaggi nel tempo e nello spazio. 
Non posso esimermi da concludere questo articolo con una riflessione: le finte teorie del creazionismo non dovrebbero trovare seguaci, eppure molte sono le persone che sostengono queste fantasie senza senso e senza storia.
Sostenere il falso non dovrebbe essere un reato?
La razionalità di tutti voi mi accompagnerà in questo pensiero.
Fabio Casalini


Bibliografia

La Repubblica – Il creazionismo non è scienza: vietato nelle scuole americane – Dicembre 2005

Gould Stephen – Il sorriso del fenicottero – Feltrinelli 2007

Focus – Le più antiche pitture rupestri hanno 40.000 anni – Ottobre 2014

Adorno Piero e Mastrangelo Adriana – Arte. Correnti e artisti – D’Anna 1994

Il giornale dell’architettura – La replica di Chauvet: un vero progetto architettonico

Beltran Antonio – La grotta preistorica di Altamira – Jaca Book 1998

L’avvenire – Altamira, affreschi in pericolo – Gennaio 2012

Salvatore Spoto – Sicilia Antica – Newton e Compton editori 2002 

Sebastiano Tusa – La Sicilia nella preistoria – Sellerio, Palermo 1999

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità… sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.



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