I Viaggiatori Ignoranti hanno espresso il desiderio, durante questo mese di Dicembre, di proporre storie legate al Natale. Ho provato a pensare a quale potesse essere una storia da raccontare, per interessare i lettori, che fosse semplice ma non banale e possibilmente inedita (o quasi).
Ho deciso allora di prendere spunto da un articolo che ho pubblicato su un social network a luglio per provare a raccontare una storia vera che si è svolta, come molte altre, nel paese in cui vivo.
Mio nonno paterno è nato sul finire del primo decennio del secolo scorso, pochi anni prima dello scoppio della prima guerra mondiale, in un piccolo paese di montagna sulle alture di Verbania. Al tempo ciò che accomunava la gente era una grande povertà affiancata dalla paura ma anche da gesti di solidarietà pur non avendo quasi nulla.
Tra i tanti racconti che avidamente ho avuto la fortuna di ascoltare più volte, mi sono rimasti impressi quelli che descrivevano gli abitanti del luogo occuparsi, senza che venisse loro comandato e soprattutto senza ricevere nulla in cambio, di mantenere pulito il sottobosco e i sentieri che portavano agli alpeggi o ai paesi vicini, ripristinare muretti a secco con il fine ultimo di poterne semplicemente usufruire e certi che il lavoro e l’esempio sarebbero serviti alle generazioni future. Nonostante l’asprezza della vita e la povertà ciascuno sentiva di giocare un ruolo nell’interesse di tutti animati da un senso di solidarietà e d’orgoglio sicuramente più vivo allora che ai giorni nostri.
I nostri avi non avevano, in istruzione e disponibilità economiche, probabilmente nemmeno una piccolissima parte di quello che mediamente possiamo disporre oggi eppure, i più, si donavano senza posa per gli altri. E’ evidente che oggi sembrerebbe esserci molta meno solidarietà di un tempo ma, come scrisse Antoine de Saint-Exupéry ne “Il piccolo principe”: non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.
Ed è stato così che soffermandomi e ammirandolo con occhi diversi, mi sono accorto del presepe costruito quest’anno da alcuni volontari del paese di Taino.
Il gruppo ha scelto di riprodurre la Cascina Matilde ai Ronchi una tra le più antiche di Taino la cui presenza è segnalata in un atto di proprietà del conte Giuseppe Serbelloni datato 1 maggio 1847. Probabilmente la cascina era stata costruita in epoca precedente perché nella descrizione viene definita in mediocre stato di conservazione.
L’edificio ed i suoi terreni furono acquistati nel tempo da innumerevoli proprietari che la elessero a propria dimora o a semplice casa di vacanza.
Nel 1916 l’allora proprietario Ing. Carlo Berrini segnalò agli studiosi la presenza nella sua cascina di un grande sarcofago romano privo di coperchio ed adibito ad abbeveratoio recante una iscrizione latina. Questo sarcofago, tuttora presente presso la cascina, è una preziosa testimonianza dell’origine romana di Taino.
Nella prima metà del 900 si susseguirono una serie di famiglie come proprietari o come fattori o con contratti di mezzadria. I Meneghini sono stati l’ultima famiglia contadina a risiedere alla cascina Matilde che hanno lasciato nel 1990
Ho pensato all’impegno, al lavoro e alle serate dedicate da giovani e da persone più mature per produrre a mano oltre 5.000 piccole tegole, modellarle, cuocerle e dipingerle nonché costruire tutta la struttura che vedete nelle fotografie.
Il gruppo è composto da persone che, con entusiasmo e sacrificio, si fanno artefici dello slancio necessario affinché le cose accadano: sono coloro che mettono il sentimento davanti all’interesse personale senza necessariamente aspettarsi qualcosa in cambio, spesso purtroppo neanche un semplice grazie.
Diego, Daniele, Elena, Paola, Matteo, Thomas, Laura, Irene, Filippo, Alberto, Valentina, Stefano, Veronica, Mattia, Erika, Elia, Alberto, Carlo, Luca, Federica e Don Matteo sono i protagonisti della storia di Natale ai quali, insieme a tutti gli altri che si prendono cura del paese offrendo il loro tempo, questo articolo è dedicato con l’augurio che il loro spontaneo “stare insieme” possa propagarsi ancor di più richiamando altre persone perché è l’unione che fa la forza!
Solidarietà e volontariato vanno spesso di pari passo e racchiudono valori come emozioni, sensazioni, divertimento e amicizia che inevitabilmente toccano il nostro vissuto e sono degni di essere valorizzati e coltivati anche perchè, tra l’altro, la nostra Costituzione nell’articolo 2 ci ricorda come la solidarietà sia un dovere per ogni persona. Speriamo dunque che questo scritto possa risvegliare la curiosità e la sensibilità di molti lettori e che sotto l’albero di Natale, oltre ai regali, ci sia anche qualche buon proposito.
La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi. [ Albert Einstein ]