Agrifoglio, re del solstizio d’inverno: lontani echi dal passato

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Deck the halls with boughs of holly (Con i rami d’agrifoglio orna tutte le tue sale) Brano tradizionale gallese natalizio, XVIII secolo...
Claudia Migliari
Chissà quante volte abbiamo canticchiato questo allegro motivetto che rimane impresso nella mente grazie al ricorrente “fa la la la la la la la la”. Ci si lascia trascinare dalla melodia, senza quasi mai pensare al testo. Invece una bella riflessione ce la può regalare proprio la prima frase di questo brano, che descrive un’azione quasi ovvia: adornare la casa con i rami di agrifoglio in vista del Natale. I biglietti d’auguri, le carte dei regali, quasi tutti riportano l’immagine delle lucenti foglie dell’agrifoglio tra cui fanno capolino le bacche scarlatte, magari a circondare una candela accesa. Perché proprio l’agrifoglio? E perché proprio a Natale? Partiamo dall’inizio.

Questione di tradizione?
Il nostro Natale cristiano si innesta su una tradizione molto più antica, che riguarda uno dei momenti più critici dellanno:si tratta sicuramente di uno dei riti di passaggio più delicati. Infatti, dal 21 al 25 dicembre il sole si trova nel punto più basso allorizzonte, le ore di luce sono ridotte al minimo, mentre loscurità sembra avvolgere ogni cosa. Questa differenza tra luce è buio è più evidente quanto più si va a nord, per questo motivo numerose tradizioni legate alla luce sono più sentite nell’Europa centro-settentrionale. Dopo questi giorni di stasi (si parla infatti di solstizio, o “sosta del sole”) ecco che il sole riprende la sua risalita, che raggiungerà il picco massimo intorno al 21 giugno, data che segna il solstizio destate. Nelle società arcaiche, la cui sopravvivenza era tanto legata ai ritmi stagionali, i cicli solari erano osservati con massima attenzione. In inverno la produzione agricola era ferma, per la sussistenza era necessario fare affidamento alle scorte immagazzinate durante la bella stagione e auspicare una pronta rinascita. È su questo sostrato che nasce anche la tradizione del ceppo di Natale: durante la vigilia ci si recava nei boschi alla ricerca di un tronco robusto, possibilmente appartenente a un sempreverde, e lo si portava nelle proprie case con molte cerimonie. L’accensione del ceppo (quindi un rito del fuoco e di luce) avveniva la sera della vigilia, mentre il ceppo continuava ad ardere e a consumarsi lentamente nei successivi 12 giorni, dal 25 dicembre al 6 gennaio. Un periodo di 12 giorni che rappresentava un piccolo anno, dove ogni giorno corrispondeva a un mese, e il cui simbolo è una ruota, emblema del disco solare. Non a caso, gli anglosassoni parlano di tale periodo come di Yule, termine che indica appunto la ruota (nell’inglese moderno wheel). Celebrazioni di tipo solare quindi, non dissimili nella sostanza da quanto avveniva nel mondo romano: con i Saturnalia, le feste in onore di Saturno dio della rigenerazione, che andavano dal 17 al 23 dicembre, si rigenerava il tempo sacro. Inoltre, in epoca imperiale a Roma si era diffuso un culto di origine orientale che celebrava il Sol Invictus, il sole mai vinto: il solstizio solare è sì morte, ma anche rinascita e rigenerazione. Vediamo quindi che il tema centrale di tutto è la rigenerazione.


L
agrifoglio: il re dellinverno
In inverno il mondo vegetale è spoglio, la natura è sopita, tanto che sembra quasi morta. Ilpaesaggio appare desolato e dai colori spenti. Ma proprio questo sfondo spoglio mette in risalto le piante sempreverdi. In passato, per i nostri antenati, erano proprio questepiante che racchiudevano la speranza e la certezza della rinascita della vita. Per questo motivo le piante sempreverdi sono gli emblemi dell’inverno: l’edera, le conifere, il pungitopo, il vischio e… l’agrifoglio. Lagrifoglio, con le sue foglie lucide e coriacee, di colore verde brillante, e le bacche rosse è forse la pianta che più si distingue nel contesto di un paesaggio invernale. Si tratta di un sempreverde originario dellEuropa centro-occidentale. Fiorisce in tarda primavera, con piccole infiorescenze bianche, e fruttifica in inverno. Il suo nome è strettamente collegato alla forma acuminata delle foglie. Nella lingua inglese è noto come holly(francese houx, tedesco lse) che alcuni vedrebbero connesso al termine holy, che significa “sacro”. Tuttavia, sembrerebbe più accettabile lorigine dalla stessa radice linguistica che ha dato in latino il termine culmen (punta).
Narra la leggenda che Baldur, il figlio di Odino, cadde ucciso per mano del nemico Loki. Odino volle onorare e sacralizzare il cespuglio di agrifoglio sui cui cadde il figlio, rendendolo sempreverde e ornandolo di piccole bacche rosse a ricordo del sangue versato. Grazie a diversi scrittori latini, primo tra tutti Plinio, sappiamo che la pianta era sacra anche per i druidi celti e che aveva poteri magici, quali la capacità di tenere lontani gli spiriti maligni. Si riteneva che le sue foglie acuminate fossero una potente arma di difesa contro le negatività. In passato la vita domestica si svolgeva principalmente nelle cucine, intorno al camino, che si pensava fosse la porta di entrata e di uscita degli spiriti degli antenati. Anche per questo motivo gli architravi dei camini venivano ornati con ramoscelli di agrifoglio, mentre cappe e canne fumarie venivano spazzate con speciali scope “magiche” formate dalle fronde della pianta. Nel mondo romano lagrifoglio era sacro a Saturno, le cui feste, i Saturnalia, coincidevano con le celebrazioni solstiziali invernali. Di conseguenza, l’agrifoglio e gli altri sempreverdi furono adottati dai cristiani come decorazioni natalizie, nonostante la disapprovazione dei Padri della Chiesa, che vedevano in tale pratica un retaggio evidente di paganesimo. Poiché non si riusciva a estirpare tale usanza, lagrifoglio vennerisacralizzato in chiave cristiana. A tale proposito, vorrei ricordare unaltra carolnatalizia, raccolta e trascritta in Inghilterra durante il XVII o XVIII secolo, il cui titolo è The Holly and the Ivy (lagrifoglio e ledera).
Il testo è un lungo parallelismo tra il fiore bianco e la purezza di Cristo, le bacche rosse e il sangue di Cristo, le foglie acuminate e la corona di spine, lamara corteccia e la bevanda offerta a Cristo in croce.
Tuttavia, questo brano conserva alcune parti che sono eco di un lontano passato precristiano. Per esempio lenigmatica prima strofa
 
The holly and the ivy,
When they are both full grown
Of all the trees that are in the wood
The holly bears the crown.1
 
(Quando l’agrifoglio e l’ederasono nel pieno del vigore, di tutti gli alberi del bosco l’agrifoglio ottiene la corona.)
 
Questi enigmatici versi sembrano non avere senso nel contesto del brano; prima di tutto, vediamo lagrifoglio affiancato a un altro vegetale: ledera. Come abbiamo accennato prima, l’edera è un sempreverde solstiziale, ma nel resto del canto non ci sono altre menzioni dell’edera e, dopotutto, ledera non è un albero in senso stretto. Tuttavia, se vogliamo vedere cosa c’è sotto la superficie, dobbiamo guardare ancora una volta alle credenze di chi ci ha preceduti. Questo brano infatti è il risultato di un adattamento di una versione molto più antica del canto e priva di riferimenti religiosi. Si tratta del Contrasto dell’agrifoglio e dell’edera (The Contest of the Holly and the Ivy)2, in cui le due piante sono simboli di un contrasto tra donne e uomini: l’uomo è rappresentato dall’agrifoglio, spinoso e aggressivo, mentre la donna è ledera, morbida e sinuosa, che si avvolge attorno all’agrifoglio3.In alcune zone dell’Irlanda sopravvive l’usanza del contrasto tra uomini e donne: a Natale si organizza una gara canora in cui le donne cantano i loro pregi e sminuiscono gli uomini, mentre gli uomini cantano i loro pregi e sminuiscono le donne. Spesso tale contrasto è accompagnato dell’immagine di due piante che sono… l’agrifoglio e l’edera. Il contrasto infine si risolve nel più pacifico dei modi, con l’augurale bacio sotto il vischio, altra pianta solstiziale che merita un discorso a parte.


Tutta
questione di equilibri
Per gli antichi l’alternarsi delle stagioni necessitava dell’equilibrio delle qualità rappresentate dalla danza invernale tra il principio maschile dell’agrifoglio e quello femminile dell’edera. Entrambe le piante sono sempreverdi ed entrambe danno frutto in inverno. Possiamo quindi capire quanto fosse importante la loro vitalità in un momento critico come l’inverno. I nostri antenati portavano queste decorazioni nelle loro case come promessa di ritorno della luce e del sole e certezza di fertilità della natura, nonostante le rigide condizioni del tempo. È un poquello che oggi facciamo noi con i decori e le luci natalizie, magari in modo non pienamente consapevole, ma sicuramente in risposta alla stessa esigenza di un ritorno della vita.
Ma l’idea di un agrifoglio con la corona richiede un’altra spiegazione. Come accennato qualche riga fa, il mondo per vivere ha bisogno di equilibri e lalternarsi delle stagioni è regolato dallequilibrio di due forze opposte, quella della luce e quella delle tenebre, che gli antichi celti vedevano come due re, due alter ego: il re agrifoglio, che governa i mesi di luce calante, e il re quercia, che governa i giorni di luce crescente. Durante i solstizi i due combattono per avere la supremazia. In inverno raggiunge il massimo della sua potenza il re agrifoglio, con le sue brillanti bacche rosse e le verdi foglie coriacee acuminate, simboli potenti di vita nella stagione invernale, soprattutto se osservati accanto al vulnerabile re quercia, che appare senza vita e spoglio della sua abbondante chioma verde estiva. Ma in questo giorno magico, il più corto dell’anno, avviene il miracolo della natura: il re dell’estate rinasce. In una ghianda c’è tutta la promessa della sua gloria futura: crescerà sempre più forte e sempre più verde nei giorni che verranno, fino a raggiungere il suo culmine con il nuovo solstizio.
 
Unantica versione dello stesso canto contiene anche il ritornello:
 
Oh, the raising of the sun
And the running of the deer
The shining of the winter stars
As the longer days draw near
 
(Il sorgere del sole, la corsa del cervo, il brillare delle stelle in inverno mentre le giornate più lunghe stanno per giungere.)
 
Se ritorniamo al simbolismo stagionale del canto natalizio, vediamo una straordinaria evoluzione della mitologia. La storia dell’antico re quercia nato a metà inverno sotto i raggi della stella della speranza, la promessa del ritorno della luce nel mondo si fonde con il simbolismo del bimbo nato sotto la stella di Natale.
E l’affermazione della vita del re agrifoglio, il re vecchio e dalla lunga barba bianca, appare nell’allegria e nella generosità di Santa Klaus. Un vecchio sole che muore per affermare la vita del nuovo sole. Le bacche rosse dellagrifoglio, eco di quel sole invitto, promessa di un eterno ciclo di rinascita.
 
 

BIBLIOGRAFIA

  • Baldini, Eraldo, Bellosi, Giuseppe, Tenebroso Natale, Laterza, Bari 2012
  • Brand, John, Observations on Popular Antiquities, Charles Knight & Co., Londra 1841
  • Brosse, Jacques, Mitologia degli alberi, Rizzoli, Roma 2015
  • Cattabiani, Alfredo, Florario, Mondadori, Milano 2007
  • D’AupremontArnaud, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni Età dell’Acquario, Torino 2015
  • Graves, Robert, La dea bianca, Adelphi, Milano 2009
  • Frazer, James, Il ramo d’oro, Newton Compton, Roma 2014
  • SpohnMargot e Roland, Guida agli alberi d’Europa, Franco Muzio Editore, Roma 2014
 
I testi delle carol sono tratti dal sito:
 
https://www.hymnsandcarolsofchristmas.com
 
Audio-bibliografia:
 
Loreena McKennitt, Midwinter Night’s Dream, 2008 (booklet)
 
1 Riporto il testo integrale della carol:
The holly and the ivy, // when they are both full grown, // Of all the trees that are in the wood, // the holly bears the crown.
Oh, the rising of the sun and the running of the deer, // The shining of the winter stars, // as the longer days come near.
The holly bears a blossom as white as lily flower, // And Mary bore sweet Jesus Christ to be our sweet saviour
The holly bears a berry as red as any blood, // And Mary bore sweet Jesus Christ to do poor sinners good.
The holly bears a prickle as sharp as any thorn, // And Mary bore sweet Jesus Christ on Christmas Day in the morn.
The holly bears a bark as bitter as any gall, // And Mary bore sweet Jesus Christ for to redeem us all.
 
(Quando l’agrifoglio e l’edera sono nel pieno del vigore, di tutti gli alberi del bosco l’agrifoglio ottiene la corona. Il sorgere del sole, la corsa del cervo, il brillare delle stelle in inverno mentre le giornate più lunghe stanno per giungere. L’agrifoglio ha un fiori candidi come gigli e Maria ha dato alla luce il dolce Gesù perché fosse il nostro Salvatore. L’agrifoglio ha bacche rosse come il sangue e Maria ha dato alla luce il dolce Gesù per redimere i poveri peccatori. L’agrifoglio ha foglie acuminate come le spine e Maria ha dato alla luce il dolce Gesù la mattina di Natale. L’agrifoglio ha una corteccia amara come fiele e Maria ha dato alla luce Gesù per redimere noi tutti.)
 
2 Riporto il testo integrale della carol:
Nay, Ivy, nay, it shall not be, I wis, // Let Holly have the mastery as the manner is.
Holly standeth in the hall fair to behold, // Ivy stands without the door; she is full sore a cold.
Holly and his merry men, they dancen and they sing; // Ivy and her maidens, they weepen and they wring.
Ivy hath a lybe, she caught it with the cold, // So may they all have, that with Ivy hold.
Holly hath berries, as red as any rose, // The foresters, the hunters, keep them from the does.
Ivy hath berries as black as any sloe, // There come the owl and eat them as she go.
Holly hath birds a full fair flock, // The nightingale, the poppinjay, the gentle laverock.
Good Ivy, what birds hast thou, // None but the owlet that cries How! How!
 
(No edera non devi cercare il comando, ma lascialo all’agrifoglio, così va il mondo. L’Agrifoglio è nella sala, bello a vedersi, l’edera si ferma sulla soglia, indolenzita dal freddo. L’agrifoglio e i suoi uomini felici danzano e cantano, mentre l’edera e le ragazze spazzano e lavano. L’agrifoglio ha bacche rosse come le rose, i guardaboschi e i cacciatori le osservano mentre si riposano. L’edera ha le bacche nere come susine, viene la civetta e le mangia mentre passa. L’agrifoglio accoglie il nido di tanti uccelli, l’usignolo, il pettirosso, il cardellino. Buona Edera, dimmi che uccellino hai tu? Solo la civetta che fa Uh,Uh!)
Il repertorio tradizionale, in particolare quello britannico, conserva numerosi esempi di contrasti vegetali.

 

3 Il re d’Inghilterra Enrico VIII scrisse una poesia sullo stesso tema:
Green grows the holly. // So does the ivy. // Though winter’s blasts blow never so high, // Green grows the holly.
As the holly grows green // And never changes hue, // So I am – ever have been – // unto my lady true.
As the holly grows green // With ivy all alone, // When flowers can not be seen // And greenwood leaves be gone.
Now unto my lady // Promise to her I make: // From all other, only // to her, I me betake.
Adieu, my own lady. // Adieu, my special // Who hath my heart truly, // Be sure, and ever shall.
 
(Verde cresce l’agrifoglio, così pure l’edera, sebbene i rigori dell’inverno non siano mai saliti tanto, verde cresce l’agrifoglio. Come l’agrifoglio cresce verde e mai cambia colore, così io, non sono mai cambiato nei confronti della mia amata signora. Come l’agrifoglio cresce verde con l’edera, tutto solo, quando i fiori non ci sono più e le foglie dei verdi boschi sono cadute. Ora davanti alla mia signora una promessa faccio: fra tutti gli altri, solo a lei, mi affiderò. Addio, mia signora. Addio mia favorita, colei che tiene il mio cuore, ora e per sempre.)

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